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Eccellenza

Casarotto, "pulce" d'attacco
«Ma il mio idolo è Dybala»

di Stefano Gobetti
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Esultanza di Casarotto
Esultanza di Casarotto
Esultanza di Casarotto
Esultanza di Casarotto

L'importante è avere i numeri giusti e a Matteo Casarotto, punta-fantasista del Montecchio Maggiore, non mancano. Come quelli che sciorina in campo, tra dribbling ubriacanti e giocate sopraffine. O quelli della classifica marcatori che parlano di 48 gol in cinque stagioni coi castellani a 22 anni ancora da compiere. Quest'anno ci riprova anche col Pallone d'oro dopo le oltre 6 mila preferenze della scorsa stagione: «È sempre una bella cosa la candidatura della società - dice lui - vuol dire che stai facendo bene, anche con l'aiuto dei compagni. Chi raccoglie i punti per me? Sinceramente non lo so, alcuni me li hanno dati dei genitori di bambini che giocano a Montecchio ma gli altri non so da dove arrivino». Intanto ne sono già stati recapitati un migliaio con il suo nome, non male come inizio. A Casarotto non piacciono tantissimo le interviste, lui preferisce parlare in campo e attraverso le sue giocate fantasiose. Ma qualche volta fa un'eccezione e questi sono i suoi pensieri.

 

MATTEO E IL MONTECCHIO. «Dopo i pulcini a Sarego ho fatto un camp estivo a Montecchio e lì i dirigenti mi hanno notato. Hanno chiamato subito mio papà per reclutarmi e lui, non sapendo molto di calcio visto che era patito della bicicletta, ha ascoltato i consigli dei suoi amici e sono venuto qua dove mi sento a casa».

 

MATTEO E LA SERIE D. Da anni si parla di un suo salto nella serie superiore: mai avuto proposte dirette? «Questa è una domanda trabocchetto - sorride - diciamo che direttamente non ho avuto offerte ufficiali ma questa domanda andrebbe più fatta al presidente visto che il mio cartellino è del Montecchio. Io penso solo a finire bene l'anno arrivando più in alto possibile, poi se arrivassero chiamate importanti vedremo».

 

MATTEO E LA LINGUA LUNGA. ll suo ex allenatore De Forni disse che Matteo in campo è un brontolone e non ha peli sulla lingua, cosa che lui conferma: «Si è vero, sono molto impulsivo e a volte mi faccio prendere dalla foga della partita e dall'adrenalina. Però quest'anno mi sono un po' migliorato da questo punto di vista tanto che mi hanno pure dato la fascia di vice-capitano...».

 

MATTEO E IL PRESIDENTE ALEARDI. Che si dice quella volta abbia "ordinato" all'allenatore di allora di farlo esordire in Eccellenza a sedici anni. «Con Romano ho un rapporto diretto, quando deve farmi i complimenti me li fa e quando deve sgridarmi non si tira indietro. Mi piace questa sua schiettezza perché tutte le cose che pensa me le dice in faccia, nel mondo di oggi è raro».

 

MATTEO E LA PULCE. Per il suo fisico e le sue magie è stato ribattezzato la "Pulce castellana" ma lui che ne pensa di questo soprannome? «Messi mi piace molto, quando gioca fa sempre cose impressionanti ma il mio idolo del cuore è Paulo Dybala. Quando gioco cerco di ispirarmi a lui, dal tocco di palla al dribbling e poi il tiro. Però il soprannome di Pulce mi va più che bene».

 

MATTEO E I COMPAGNI. «Il più forte con il quale ho giocato? Senz'altro Giovanni Guccione, per la mentalità che ha e che trasmette ai ragazzi più giovani. Mi impressiona la vita di atleta che fa e la sua voglia di vincere. Il più casinista? Prima Dimas senza dubbi, adesso direi che la palma è passata a Benetti».

 

MATTEO E I TATUAGGI. Che sono tre: sul braccio ne ha uno che ricorda quello di Dybala.«Poi sull'avambraccio mi sono fatto la "rosa dei venti" con le iniziali dei nomi dei componenti della mia famiglia mentre sul polpaccio ho un'àncora che mi sono fatto fare nell'estate 2017 con il mio migliore amico Nicola in vacanza a Lloret de Mar. La prossima volta mi piacerebbe fare una settimana a Barcellona che l'altra volta non siamo riusciti a vedere». E ogni riferimento alla "Pulce" blaugrana è puramente casuale.