<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Seconda categoria

Tra pallone e sci
La passione
è in condominio

di Stefano Angonese
.
Alessandro Stella durante una partita in casa. Il portiere ha un passato nel Bassano. FOTO BAÙ
Alessandro Stella durante una partita in casa. Il portiere ha un passato nel Bassano. FOTO BAÙ
Alessandro Stella durante una partita in casa. Il portiere ha un passato nel Bassano. FOTO BAÙ
Alessandro Stella durante una partita in casa. Il portiere ha un passato nel Bassano. FOTO BAÙ

Dai pali stretti a quelli della porta. La "sliding door" per Alessandro Stella, 25enne estremo difensore della 7 Comuni 1967 candidato dai suoi compagni, insieme ad Andrea Pace, al "Pallone d'Argento", arriva circa all'età di 12 anni.

 

FUORI PISTA. «Come per altri ragazzi dell'Altopiano la stagione agonistica si divideva in due: una parte dedicata allo sci, alpino nel mio caso, e l'altra al calcio, inizialmente con il Canove». Poi, però, giunse una chiamata. «Quella del Bassano. E così scelsi di seguire la mia grande passione, condivisa fin dalle prime parate in giardino con papà Ennio, ex stopper dell'Asiago, sempre al mio fianco in questo percorso, ancora oggi. Con la Virtus un'esperienza importante, caratterialmente formativa, fino alla Berretti, passando attraverso la vittoria nel campionato allievi nazionali sotto la guida di Antonio Paganin. Completato il ciclo giallorosso, due stagioni con la Marosticense (Eccellenza) e altrettante con il Football Valbrenta (Promozione). Poi un anno sabbatico in cui ho frequentato il corso da amministratore condominiale per poter lavorare nell'agenzia immobiliare di famiglia».

 

NON SO STARE SENZA TE. Dodici mesi in cui Alessandro si costruisce un pezzo di futuro e trova pure modo di dedicarsi ad altri interessi come la musica elettronica («ho gironzolato in Europa tra festival e concerti»), ma la nostalgia per quelle domeniche fatte di amici, avversari, tuffi, uscite e qualche scaramanzia («sul terreno di gioco entro sempre per terzo e in porta posiziono la borraccia in obliquo alla mia sinistra») si fa sentire. E allora decide di rimettere i guanti, per la squadra del suo paese. «Questa è la seconda stagione. Nella prima siamo usciti al 1° turno dei playoff; mentre in questa stavamo andando ancora meglio, considerati il cammino nel Trofeo Regione Veneto (eliminati agli ottavi di finale) e il 2° posto nel girone F, a -4 dalla vetta».

 

MANI E PIEDI. L'idolo da bambino? Dida. «Sono milanista, avevo il suo poster appeso in camera ed è stato il primo che ho ammirato dal vivo a S. Siro». I riferimenti crescendo? «I portieri che sanno giocare palla a terra, che partecipano alla costruzione della manovra. A me piace essere come un difensore aggiunto, con i piedi me la cavo, ma pure di testa sono andato vicino al gol, anche nel derby di coppa con l'Union LC». La rete, la prima "da grande", è arrivata comunque in uno "Zotti" leggermente imbiancato nell'ultima domenica prima di Natale. «Su rigore contro il Sanvitocatrenta; ne abbiamo avuti solo due a favore in campionato: il primo l'aveva fallito un compagno e così mi sono preso la responsabilità. E' andata bene». Due mesi più tardi, tuttavia, lo stop, anche alla rincorsa al Valli. «E non credo si riprenderà, speriamo eventualmente in un ripescaggio, anche se potersi giocare la promozione sul campo avrebbe tutto un altro sapore».