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Seconda categoria

Gente che ci... Thiene
«Il mister ce lo dice
il Miotto fa paura»

di Chiara Ferrante
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Tommaso Casarotto, classe 2001, ama musica, cinema e serie tv
Tommaso Casarotto, classe 2001, ama musica, cinema e serie tv
Pallone d'Oro, Tommaso Casarotto

«Per fare i portieri bisogna essere un po' matti». A dirlo con simpatia è Tommaso Casarotto, guardiano della porta del Thiene che per lui rappresenta la sua squadra e la sua città. «Non puoi ragionare su ogni scelta, è un ruolo istintivo e difficile: sei sotto l'occhio di tutti e se sbagli nessuno ti può coprire».

Classe 2001, il giovane si appassiona al calcio negli anni delle elementari. «Ho iniziato quando l'Italia ha vinto i Mondiali del 2006 e la mia passione è cresciuta sempre più». I suoi modelli? Francesco Toldo e Julio César. «Tifo Inter, come mio padre. Dai professionisti cerco di studiare quello che fanno e come si muovono per poter migliorare anche io giorno per giorno. Mi piace buttarmi e sono un po' scenico. Ho svolto anche numerosi corsi esterni alla società per sviluppare la tecnica».I primi passi, però, li muove da attaccante. «Ho iniziato alla Fulgor Thiene - racconta -. Ma ho deciso di provare a fare il portiere e non ho più avuto dubbi. Dopo sei anni nei provinciali, ho frequentato i Giovanissimi del Malo, militando anche in Élite. Passato negli Allievi del Sarcedo, dal secondo anno della categoria mi sono trasferito al Thiene giocando di stagione in stagione per juniores e prima squadra, sotto la guida dei tecnici Rinaldi, Ferraresso e ora Colombo».

Ed è qui che il rossonero ha accettato di portare avanti la storia indossando i suoi guantoni. «Mister Colombo dice sempre: "Ricordatevi che le altre squadre vengono a Thiene e hanno paura per l'importanza della storia del club e dello stadio Miotto" - continua -. Ognuno di noi sa che deve portare alto il nome di una società che ha fatto tanto e per questo ringrazio tutti per aver segnato in positivo la mia crescita dal punto di vista calcistico e personale. Lo sport crea amicizie ed è una valvola di sfogo. Ho sempre avuto belle esperienze, anche nelle giovanili, e qui non mi hanno mai fatto mancare nulla». Per questo, essere oggi candidati al Pallone d'Argento ha un valore ancora più speciale. «È un bel traguardo. Ho sempre cercato di dare il massimo, mettendo in pratica i consigli dell'allenatore e dei compagni. Durante il primo anno juniores, infatti, sedevo già nella panchina della prima squadra e i giocatori più esperti mi hanno preso sotto la loro ala».

Tre i suoi ricordi più belli. «In primis la partita Fulgor-Juventus, ai tempi dei pulcini, nel torneo di Longare finita in parità. Ho realizzato una parata importante e ho tuttora la foto appesa in camera. Poi non posso dimenticare le due finali città di Vicenza giocate al Menti. E infine, è indimenticabile l'esordio di quest'anno: titolare dal primo minuto contro il Giavenale nel girone d'andata».

Amante di musica, cinema e serie tv, è il calcio ad occupare il posto primario nel cuore di Casarotto. «È una grande passione per me e non importa essere in panchina o tra i pali: ci metto impegno negli allenamenti e nelle gare ufficiali. Guardando al futuro, il desiderio è quello di proseguire e salire di categoria con questi colori».