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Prima categoria

Erba vola tra i pali
sulle note di Dalla
E lasciategli il caffè

di Francesco Meneguzzo
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Filippo Erba portiere del Monteviale
Filippo Erba portiere del Monteviale
Filippo Erba portiere del Monteviale
Filippo Erba portiere del Monteviale

Vola tra i pali sulle note di Lucio Dalla. Stiamo parlando del portiere del Monteviale Filippo Erba il quale, oltre a cavarsela egregiamente sul manto verde con i guantoni, sa dire la sua pure con la chitarra. «Oltre ad amare lo sport in generale, principalmente il tennis e il basket - racconta l'estremo difensore - mi diverto davvero molto a suonare la chitarra e spesso e quando organizziamo delle cene tra amici sono sempre pronto a strimpellare un po' per allietare la serata». Il portiere si sofferma in modo particolare su un'artista: «Il mio cantante preferito - afferma - è senza ombra di dubbio Lucio Dalla il quale a mio parere era pure un poeta e penso che i testi delle sue canzoni - Caruso è la preferita dal numero uno giallorosso- dovrebbero essere studiati dagli studenti sui banchi di scuola».

 

NON C'È DUE SENZA TRE. In un momento storico nel quale il calcio giocato sembra solo un lontano ricordo per via dell'epidemia di coronavirus -l'ultima gara ufficiale è stata disputata il 16 febbraio e ad oggi non si sa ufficialmente che ne sarà di una stagione che stava davvero appassionando tutti- il 29enne estremo difensore, che con i suoi interventi ha spesso e volentieri chiuso a doppia la porta della battistrada del girone C di Prima categoria, svela un suo particolare desiderio. «Anche se ora i problemi sono ben altri, mi piacerebbe davvero tanto poter terminare l'annata sportiva vincendo il campionato. Centrare una promozione regala sempre delle emozioni incredibili, finora ho avuto la fortuna di vincere due tornei (uno al Real Vicenza - quando Erba era il vice di quello che lui stesso ha definito il suo maestro ossia Marco Piccolo- e uno al Leodari) e non sarebbe male quindi aggiungere un altro tassello alla raccolta». Erba, in effetti, con queste parole mette il dito nella piaga: il problema di come concludere la stagione è molto sentito, a tutti i livelli, dalle più alte categorie del calcio professionistico al mondo dilettantistico. È evidente che in questo momento l'esigenza di tutelare la salute viene prima di tutto, ma è altrettanto vero che da parte di giocatori, tecnici, dirigenti e appassionati in genere c'è il legittimo desiderio tornare a vedere un pallone che rotola in campo. E trovare una sintesi tra queste due aspettative non sarà semplice per chi è chiamato a prendere delle decisioni.

 

TOGLIETEMI TUTTO MA NON IL CAFFÈ. Come tradizione vuole per la stragrande maggioranza delle persone che giocano a pallone, anche Erba dice di avere alcune usanze che precedono la partita. «Diciamo che la domenica è tutta un rito scaramantico ma sicuramente i tre caffè prima dell'incontro (uno appena svegliato, il secondo terminato di pranzare e l'ultimo al solito bar prima di raggiungere il campo) sono ormai diventati un "must" alla pari del resto dei calzettoni da indossare: personalmente voglio sempre giocare con gli stessi calzini e infatti quando l'arbitro me li fa cambiare - dice in tono scherzoso Erba- mi manda in bestia».