<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
i problemi

Verso nuove povertà. Aumentatedel14% le richieste a Caritas

La sfida delle sfide, il primo degli obiettivi indicati dall’Agenda 2030: sconfiggere la povertà nel mondo, a tutti i livelli. Un traguardo ambizioso se si considera che in una situazione di difficoltà economica a rischio di esclusione sociale è in aumento il numero di persone che ogni giorno si misura con vecchie e nuove povertà. Nesa qualcosa la Caritas diocesana, impagnata anche su scala locale per offrire alle persone senza fissa dimora o in difficoltà economica non solo accoglienza, ma anche opportunità per ritrovare l’autonomia perduta. Dall’analisi degli accessi al ricovero notturno Casa San Martino di contra’ Torretti e alla struttura diurna Casa Santa Lucia, emerge un dato importante: dallo scorso anno ad oggi è cresciuta del 14 per cento la presenza di persone italiane che si sono rivolte ai servizi dell’area grave marginalità di Caritas diocesana vicentina. Un’impennata che il direttore dell’organismo della diocesi, don Enrico Pajarin, interpretacome «ondalunga della crisi sanitaria e sociale legata al Covid, che haaggravato delle pregresse situazioni precarie, spingendo molte persone oltre la soglia dell’estrema povertà». Ad essere cambiato è anche il profilo medio di chi si trova in situazione di emergenza abitativa. Si tratta soprattutto di ultracinquantenni, senza lavoro, che faticano a ricollocarsi e quindi non riescono a sostenere le spese per un’abitazione. Inaumento anche coloro che bussano alla porta di Casa Santa Lucia in via Pasi, dove le persone senza dimora e in situazioni di povertà estrema possono trovare accoglienza e intraprendere un percorso personale, beneficiando di alcuni servizi essenziali. Dall’inizio dell’anno si contano, dunque, 3.667 interventi, contro i 2.009 dell’intero 2020: un’impennata di richieste per diversi servizi, dal semplice ascolto all’acquisto di farmaci fino ai 30 mila pasti offerti dalla mensa. Evidente anche l’aumento dei contatti registrati allo sportello “Donna e famiglia” che garantisce un sostegno a donne sole, mamme con bambini e famiglie in situazioni di svantaggio socio-economico, che in questo momento faticano ad assicurare a se stesse e ai propri figli un’esistenza serena e dignitosa. Dalle 289 donne che si sono rivolte al servizio di Caritas nel 2020 si è passati oggi a 340 di cui 70 si sono avvicinate allo sportello per la prima volta. I problemi maggiori riguardano 167 di loro, che hanno tra i 25 e i34 anni e sono perlopiù disoccupate, con soluzioni abitative precarie. Tutti casi cui finora Caritas ha risposto con la distribuzione di beni materiali, con l’ascolto e l’orientamento, con i sussidi economici,maanche attraverso consulenze e aiuti a trovare un alloggio, e che ora potranno beneficiare di un altro intervento: «Abbiamo pensato di incrociare due bisogni. Quello di queste donne di costruire un nuovo progetto di vita e quello di un’altra categoria di persone che per noi rappresenta da tempo un target significativo: gli anziani soli in situazioni di difficoltà economica e privi di una rete familiare », spiega don Pajarin, che mette a fuoco il nuovo progetto ai blocchi di partenza. «Lo abbiamo chiamato “Ruth e Noemi” e consiste nell’offrire alle donne disoccupate la possibilità di frequentare un corso per diventare colf e collaboratrici familiari, allo scopo di dar loro gli strumenti per aiutare gli anziani più fragili». «In questo modo - chiarisce il direttore di Caritas - si otterrà un duplice beneficio, che consente di dare, a chi non ha un lavoro, una nuova opportunità per rimettersi in gioco e, nello stesso tempo, offrire ai pensionatiunprezioso sostegno nella quotidianità ». Quello della ricerca del lavoro è un altro fronte caratterizzato da numeri in salita. Se nel 2020, l’associazione Diakonia onlus - braccio operativo della Caritas vicentina incaricata di promuovere l’inclusione socio-lavorativa di persone in difficoltà occupazionale attraverso l’attivazione di tirocini - ha incontrato 109 persone, quest’anno il dato è cresciuto fino a toccare quota 154. Si tratta di una fascia di popolazione che ha un’età compresa fra i 30 e i 45 anni, anche se la richiesta è importante anche per gli over 45. «Il Covid – è la considerazione di Pajarin - ha spazzato via tanti lavoretti, specialmente in nero o con contratti precari. D’altro canto molte persone espulse dal mercato del lavoro fanno fatica a rispondere alla richieste delle aziende che in questa fase cercano profili sempre più specializzati». Daqui la necessità di puntare sulla formazione: «In febbraio-marzo abbiamo attivato un corso per saldatori, in aprile un altro per operatori di stalla e a dicembre faremo partire quello dedicato alle donne ». Con la pandemia, riflette il direttore «le disuguaglianze si sono accentuate, cronicizzando le situazioni di fragilità già evidenti e trascinando in povertà molte famiglie che appartenevano al ceto medio, con nuovi soggetti entrati nei radar della rete territoriale di vicinanza e solidarietà a causa della perdita del lavoro e della crisi di liquidità e noi dobbiamo attrezzarci sempre più e sempre meglio per rispondere alle necessità materiali, per dare speranza alle persone più fragili». Per guardare al futuro e anche agli obiettivi dell’Agenda 2030, «occorre essere dentro alla comunità e rifuggire dall’indifferenza. Daquesto punto di vista, la partecipazione di tanti nuovi volontari, soprattutto giovani, è un segnale importante. Del resto, non c’è benessere personale se non è sostenuto dalla comunità e, viceversa, una comunità non può dire di stare bene se al suo interno c’è qualche individuo lasciato ai margini. Serve, insomma, il prezioso contributo di tutte le persone di buon cuore: per ripartire». In Caritas tutti i servizi, compresi quelli rivolti alle persone senza dimora, sono svolti grazie al preziosissimo servizio dei tanti aiutanti che quotidianamente mettono a disposizione un po’ del loro tempo e delle loro competenze in favore di chi si trova in difficoltà. E oggi l’aumento dei bisogni fa scattare la necessità di reclutare altri “angeli”. Opportunamente formati alla relazione d’aiuto e all’ascolto empatico, per meglio affrontare le differenze socio-culturali e vincere i naturali pregiudizi, i volontari sono l’anima di tutte le azioni di accoglienza, sostegno e accompagnamento delle persone nel lorocamminodi reinserimento sociale.

Laura Pilastro