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ILLINGUAGGIO

Una società paritaria si costruisce anche attraverso le parole

«La nostra lingua si basa su automatismi che poi diventano stereotipi», dacombattere cambiando le abitudini. Perché una società paritaria si costruisce anche con le parole. Il tema è materia di studio di Vera Gheno, sociolinguista e ricercatrice di tipo A all’università di Firenze, nata in Ungheria, di origini vicentine per parte di padre, autrice di saggi di linguistica e comunicazione. Professoressa, è così importante porre attenzioneal linguaggiodigenere? Il linguaggio è sempre lo specchio della cultura e della società dalla quale scaturisce. Di conseguenza, quando noi facciamoattenzione al linguaggio stiamo facendo attenzione alla società attorno a noi. In contemporanea al cambiamento dei rapporti di potere tra i generi si nota che c’è ancheun aggiustamento linguistico. Ilmito da sfatare è che la lingua sia una sorta di accessorio a parte, di fronte ai famosi “ben altri problemi”. Lalinguaitalianaèsessista? No, la lingua italiana contiene al suo interno tutti gli strumenti per essere utilizzata in maniera non sessista. Perché molti storcono il naso quando si usa il femminilediparolecheabitualmentesisentono al maschile, soprattutto nei nomi delle professioni? Gli italiani non sono abituati a fare riflessioni sulla lingua. La lingua è un fortissimofattore identitario.Quandovado a toccare le parole delle persone vado a toccare l’identità stessa delle persone. E quindi è chiaro che si crea una resistenza quando midici che qualche aspetto della mia identità non è aggiornato. Le persone non amano cambiare. A volte sono le stesse donne che rimarcano la desinenzamaschile.LohafattoBeatriceVenezi, che ha chiesto di essere chiamata “direttore” d’orchestraenon“direttrice”. Non ci deve stupire, essere donne non vuol dire essere femministe e progressiste. Ci sono donne che si sentono a loro agio in un contesto patriarcale e rifiutano di conseguenza la declinazione al femminile delle loro professioni perché non ne vedono la necessità; poi molte per quieto vivere preferiscono usare il maschile e non pensano alle ricadute che possono avere le loro scelte linguistiche sulla società. Detto questo, Beatrice Venezi è liberissima di farsi chiamare come vuole. Ciò che contesto nel suo caso sono le motivazioni. Lei ha detto che il nome del suomestiere è “direttore”,maquesto è falso, altrimentiavremmosolo professori, sarti, poeti, infermieri e invece abbiamo professoresse, sarte, poetesse, infermiere e così via. Èunarivendicazionedigenere? In realtà è come funziona la nostra lingua. Il gioco si inceppa su quei nomi di professioni che sono tradizionalmente al maschile perché fino a pochi anni fa in quei mestieri non si trovavano donne. Mabastaillinguaggioaeradicaremaschilismo esessismo? No. L’ideale è quando la lingua, la società e la realtà mutano armonicamente insieme. E questo cambiamento armonico si sta verificando? Credo che sempre più persone siano consapevoli dell’esistenza di una questione. In molte regioni è sempre più diffuso il timbro professionale con la dicitura di “architetta” e quest’anno un documento per l’elezione delle rappresentanze studentesche dell’università di Enna è stato volutamente redatto al femminile. Non bisogna perdersi d’animo, i cambiamenti linguistici come quelli sociali hanno bisogno di tempo. L’inclusività passa anche attraverso il linguaggio. Daquil’usodelloschwaodegliasterischialposto delle desinenze maschili o femminili nel rispettodellepersonenonbinarie. Finirannoper entrarenelrepertoriodell’italianostandard? Non ho la sfera di cristallo. Io penso siano tutti esperimenti interessanti che danno voce a una questione che prima non era nota. Saranno le generazioni future, che hanno una visione più fluida del genere, a trovare soluzioni cui ora non abbiamo pensato. Quali consigli per un linguaggio più rispettoso dell’identitàdigenere? L’unicomodoper operareuncambiamento è partire dalle abitudini. Faccio un esempio. La prima cosa che si guarda di una donna è il suo comportamento relazionale. Per quale motivo, sedobbiamo insultare una donna, sconfiniamo nel campo semantico della prostituzione? E perché per colpire un uomo si dice che è un figlio di p... ouncornuto? Ilmododi insultare le persone cela una mentalità sessista. Le parole che usiamo non sono innocenti.

Laura Pilastro