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l'orologio delle città

Rimodulare gli orari. Infiniti tentativi mai problemi restano

Armonia, flessibilità, connessione tra pubblico e privato con un unico obiettivo: aumentare la qualità della vita dei cittadini. Il sospetto è che siano parole facilmente adattabili a molti concetti generici. Insomma, che siano solo parole. Si tratta di un dubbio fondato, perché in questo caso sono prese pari pari dai tanti “Piani territoriali degli orari” che hanno fatto capolino nei primi anni 2000 per poi sparire, in alcuni casi, o dare vita a cabine di regia e tavoli tecnici di lavoro o, ancora, a documenti di sviluppo strategici che non sono mai abbastanza. Ma sono concetti che si adatterebbero molto bene a quello di “smart city”, soprattutto dopo i lockdown dettati dalla pandemia e la necessità di rimodulare abitudini, spostamenti e orari. Se in qualcuno aveva fatto capolino la speranza di non doversi più imbottigliare nel traffico per arrivare al lavoro, ogni vaneggiamento è stato disatteso. Eppure l’idea di rimodulare gli orari dei servizi, di connetterli a quelli di scuole, uffici e negozi per “aumentare la qualità della vita dei cittadini”, nonè stata certo portata dalla pandemia. Anzi. Se va bene, si arriva a leggere su presentazioni e dichiarazioni di intenti la data del 2015 ma ci sono anche reperti più antichi. Per intendersi, la firma sul piano che chiama a raccolta i Comuni della Regione che più si è mossa in merito, la Lombardia, è di Roberto Formigonimentre controllando qualche documentoveneto, comele linee guida per la redazione del piano territoriale degli orari del Comune di Padova, la data è del 2002. In alcuni documenti del 2010 della Regione si trova scritto che «ha in essere l’attivazione di un bando riservato a Comuni tra i 10 mila e i 40mila abitanti per la redazione di unpiano territoriale dei tempi e degli orari», però poi se ne perdono le tracce. Una ricerca su Google, forse per assonanza, indirizza verso un altro piano, quello di Coordinamento, datato 2020 e raggruppa molti ambiti. Non espressamente quello degli orari ma tant’è, ci si avvicina toccando argomenti come la mobilità e l’accessibilità. Se si ricercano notizie più aggiornate riguardo un piano articolato per l’armonizzazione dei tempi ci si scontra con i tentativi, per la maggior parte naufragati, di trovare una soluzione per la riapertura delle scuole dopo le vacanze di Natale a cavallo tra il 2020 e quest’anno. Le idee che una ventina d’anni fa venivano elaborate inVeneto, segnatamente dal Comune di Padova, sono molto simili a quelle che si trovano in tantissimi altri piani, anche quello di Milano. La prima azione sarebbe stata quella di agire sugli orari scolastici con la «desincronizzazione degli orari di ingresso e uscita delle scuole superiori; la realizzazione di percorsi sicuri per i bambini delle scuole elementari e medie inferiori nel tragitto casa - scuola; l’uso mattutino e pomeridiano degli edifici e delle strutture scolastiche e incentivazione delle banche del tempo e il potenziamento del trasporto scolastico in sostituzione del trasporto privato». Tutto questo per «diluire l’ora di punta mattutina; ridurre il numerodi veicoli privati in circolazione; risolvere le criticità di circolazione in alcuni punti della viabilità e ottimizzare l’uso del trasporto pubblico urbano». Quindi i Comuni avrebbero voluto agire sulla propria struttura per «facilitare l’accesso alle informazioni e agevolare gli orari di accesso». E qui, forse, qualcosa è stato fatto davvero, perché si parlava di «reclamizzare (da notare il termine d’altri tempi, ndr) gli orari di apertura degli sportelli per raggiungere lavoratori e pendolari» ma si progettava anche un ampliamento e un consolidamento degli uffici per le relazioni con il pubblico» e una «razionalizzazione degli orari dei servizi, con la proposta di almeno un giorno ad orario unificato per facilitare l’accesso ai servizi comunali». Quindi le parti più difficili, pernondire impossibili: «Creare una fascia oraria comune a tutti gli uffici pubblici; agevolare gli orari d’accesso delle altre pubbliche amministrazioni e armonizzare gli orari con quelli del Comune». Poi il Comune padovano si scontrava con il freschissimo decreto Bersani per le liberalizzazioni nel commercio che, come spesso accade, si è regolato da sé. L’immersione nella voglia di intervenire sul trasporto pubblico locale fa tornare alla mente i tanti tavoli per preparare la ripartenza della scuola dopo i lockdown. Delle proposte avanzate, solo quella del tavolo di coordinamento ha auto successo, perché anche la promozione di car-sharing e simili, non è andata a buon fine. L’ultima volontà comunale concreta era quella di estendere l’orario dei servizi per l’infanzia con il fine di supportare le famiglie. Concetti che vent’anni dopo sonorimasti a aspettare una soluzione e proposte che, nel frattempo, sono invecchiate male scontrandosi contro la realtà pandemica ma una base su cui ragionare resta.

Karl Zilliken