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smart city

La città intelligente. Nuove soluzioni per la qualità della vita

¬ La città è sempre più intelligente. Ci sono sensori installati nei pali della luce che non consentono solo al fascio luminoso di auto-regolarsi a seconda dell’ambiente circostantemapermettono di controllare e soppesare i flussi di traffico; ci sono centri e colonnine che danno la possibilità di ricaricare la propria automobile elettrica, ma ci sono anche i sensori che misurano la qualità dell’aria e quelli che si preoccupano dell’acqua. Sempre più ci saranno strumenti in grado di effettuare rilevazioni per produrre dei dati. Il problema, poi - come accade sempre quando si ha a che fare con i “big data” - sarà quello di trovare qualcuno che sappia utilizzare nel migliore dei modi tutte queste rilevazioni, per tradurle concretamente in soluzioni che siano a tutti gli effetti smart e che migliorino la qualità della vita. E per raggiungere questo risultato c’è bisogno sicuramente non soltanto di politiche ad hoc, ma anche di realtà industriali in grado di assecondarle tramite uno sviluppo sostenibile, potendo assicurare adeguati investimenti su ricerca e sviluppo e non esclusivamente su quella che si può considerare “ordinaria amministrazione”. Trasformare la città in un polo intelligente è un’operazione che deve essere governata dall’alto, ma non può essere imposta e calata dall’oggi al domani. Le buone pratiche che devono essere seguite dalle imprese e dai cittadini devono potersi armonizzare con le infrastrutture che necessariamente devono essere messe a disposizione di tutti. «Si parla di sensori a livello ambientale che consentono di restituire una fotografia della città, è un tema interessante che richiede un’infrastruttura che almomento non c’è, ma che di certo in prospettiva offre sviluppi molto importanti parlando di città a 360 gradi - spiega il consigliere delegato del gruppo Agsm Aim, Stefano Quaglino - ma la verità è che in questo momento siamo in una fase di transizione. Al momento l’amministrazione sa che c’è un’infrastruttura su cui lavorare e che il palo non si limita più solo a illuminare ma può diventare un nodo tecnologico che, di conseguenza, può offrire una serie di servizi che non devono necessariamente essere gestiti da un unico soggetto ». Per spiegare ancora più chiaramente quale sia lo stato dell’arte in materia di città intelligenti e di prospettive, Quaglino si concentra su un esempio, quello delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche che inizia a essere concreto e alla portata di tutti pur profumando ancora di futuro: «Noi crediamo molto nella mobilità elettrica e sulle colonnine abbiamo un progetto importante ma devono essere uno strumento e non il fine del nostro lavoro. Intendo dire che non vogliamo limitarci a posare una colonnina, ma il nostro intento è quello di provare a capire come è possibile contribuire allo sviluppo della mobilità elettrica grazie allo studio del loro posizionamento. Una mappa che potrebbe essere un volano anche per uno sviluppo di una certa nicchia di turismo. Partendo dopo rispetto ad altri, possiamo contare sull’esperienza di altri paesi ma anche di altre città italiane non propriamente positive. Dobbiamo farne tesoro. La nostra idea è poi quella dell’interoperabilità che deve essere garantita tra operatori anche per favorire chi arriva dall’estero. Il miglioramento del posizionamento deve essere fatto con la consapevolezza che si tratta di un’attività di mercato». Insomma, se è vero che sull’elettrico «i numeri aumentano» è altrettanto importante sapere che «c’è ancora un po’ di incertezza generale sull’autonomia delle batterie»masoprattutto che «l’attuale tipologia di auto elettrica potrebbe lasciare strada alla tecnologia a idrogeno e che, comunque, pensando al trasporto pesante, l’attuale elettrico è impossibile e che invece con 7 chili di idrogeno si fanno 700 chilometri e il serbatoio è pieno in pochi minuti. Serve equilibrio nel progettare le infrastrutture e comunque stiamo studiando un progetto pilota sull’idrogeno perché dobbiamo trovare la formula più efficace». Insomma, quello delle colonnine per l’elettrico è solo un esempio per chiarire come i numeri elaborati dai sensori sempre più diffusi non bastino per fare una città intelligente, ma servano anche strategie e visione per interpretare quegli stessi dati. Strategie e visione che diano le indicazioni necessarie per arrivare a definire una città sostenibile, che abbia al primo posto il benessere di chi ci abita.

Karl Zilliken