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la città sostenibile

L’impegno di ciascuno per un futuro migliore per tutti

“Milano non la si vedeva né cominciare né finire. Non era più una città, ma una costellazione di città, ognuna con il suo centro e la sua periferia. Arrivando da est, quindi, si attraversavano zone residenziali, poi periferie sterminate, aree industriali, e poi di nuovo abitazioni e altri centri di shopping e di passeggio per ricchi. (...) Durante il primo Antropocene le bolle di calore di queste città avevano più che raddoppiato l’effetto del riscaldamento climatico, con aumenti di temperature anche di otto- nove gradi medi in un secolo. Poi tutti i vecchi materiali erano stati sostituiti con asfalto, cemento e vetri isolanti, che assorbivano il calore esterno. Le emissioni di aria calda degli impianti di condizionamento erano state trattenute e ritrasformate in energia. I piani urbanistici erano stati ripensati per favorire le correnti d’aria, si erano moltiplicate le aree verdi alimentate da acqua desalinizzata, tetti e pareti degli edifici erano stati tappezzati di piante”. La Milano immaginata da Telmo Pievani eMauroVarotto nel loro (illuminante) libro “Viaggio nell’Italia dell’Antropocene. La geografia visionaria del nostro futuro” (Aboca) è quella dell’anno 2786, quando i cambiamenti climatici hanno profondamente modificato la geografia italiana, con una pianura Padana, ad esempio, quasi completamente invasa del mare. A Pavia c’è un porto, tanto per dire.Nonè scontato che queste fosche previsioni si avverino, ma tutti gli indicatori dicono che ci stiamo incamminando, anzi, stiamo correndo verso un avvenire quanto mai negativo. Per questo bisogna cambiare rotta, tenendo come mappa gli obiettivi dell’Agenda 2030, che si possono tradurre in progetti, iniziative, attività concrete già subito. L’inserto “La città sostenibile” - parte dell’impegno che Il Giornale di Vicenza e il Gruppo Athesis hanno deciso di assumere verso il tema della sostenibilità - è un’esplorazione di quanto si sta facendo, o quanto si intende fare nel giro di poco tempo, per far sì che l’Agenda 2030 si traduca davvero in un miglioramento della qualità della nostra vita, di quella dei nostri figli, dei nostri nipoti e pronipoti. Affrontiamo così gli ambiti della smart city, dei trasporti e della mobilità, dell’edilizia, dell’energia, dei rifiuti, dell’acqua, del consumo del suolo. La città è sempre la città dei suoi abitanti, quindi parliamo anche dei giovani, degli studenti, del disagio economico, delle barriere architettoniche. Sostenibilità, ormai l’abbiamo capito, non significa soltanto ecologia, ma un’ampia serie di argomenti relativi allo sviluppo economico e sociale. Tra questi la parità di genere, a cui l’Agenda 2030 dedicaunintero obiettivo, il numero5. Ce ne occupiamo in questo inserto, in particolare per quanto riguarda la disparità retributiva tra donne e uomini, la questione del linguaggio, la poca presenza di donne impegnate in politica, il dramma delle violenze di genere. La sostenibilità chiama in causa tutti. Non c’è situazione o ambito in cui ciascuno non possa fare la propria parte, sforzandosi a cambiare il proprio stile di vita nella prospettiva di contribuire, concretamente, a creare un mondo migliore. Così magari eviteremo di farecome Milordo, il protagonista del libro di Pievani e Varotto, costretto ad ammirare da una barca “la palladiana Vicenza da tre secoli sommersa”.

Gianmaria Pitton