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ILFENOMENO

Almeno una donna su tre subisce qualche violenza

¬ Una donna su tre è vittima di violenza. In tutto il mondo, a tutte le latitudini, in tutti i ceti e a tutte le età, una bambina, ragazza, signora su tre ha subito – nel corso della sua vita – una qualche forma di abuso e sopruso per il solo fatto di essere donna. Vessazioni che vanno dallo stupro alle aggressioni sessuali, passando per un’ampia e sempre diversagamma di maltrattamenti fisici, psicologici ed economici. In questo drammatico settore rientra poi un filone in preoccupante crescita, quello delle molestie sul luogo di lavoro. Di fatto, sono tutte quelle azioni compiute sul posto di lavoro che possono configurarsi come atto discriminatorio nei confronti della lavoratrice. Secondo la definizione che ne dà il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (dgls 198/2006 e successive modifiche), le molestie sono “comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo. Episodi di natura sessuale, ma non solo, tant’è vero che negli ultimi anni molti termini e neologismi inglesi che descrivono le varie tipologie di comportamenti inadeguati e violenti nei confronti delle donne sono entrati a far parte della lingua comune. Mobbing, stalking e poi pratiche come il mainsplaining (l’atteggiamento paternalistico maschile per cui appare scontato dover spiegare determinate cose ad una collega o sottoposta solo perché donna, sebbene più preparata e competente) solo per citarne alcuni. Ma, anche, l’antica “sindrome dell’impostore”, che apparentemente non ha genere, ma che colpisce quasi sempre le donne, incapaci di sentirsi veramente meritevoli e competenti in ambienti ad alto tasso di testosterone. Ma rientrando nel campo delle brutalità a sfondo sessuale, l’Istat ricorda che sono tante, quasi nove milioni, le donne che nel corso della vita hanno subito molestie sessuali. Si va quelle verbali a quelle fisiche, senza dimenticare naturalmente quelle che corrono – sempre più velocemente - sul web. Almeno 9 donne su 100 nel corso della loro vita lavorativa sono state oggetto di molestie (l’età presa come riferimento è quella tra i 25 e i 44 anni, tra diplomate o laureate residenti al Nord, nei grandi centri, occupate soprattutto nel terziario privato del commercio, turismo, logistica, trasporti e nel settore pubblico). In questa enormità spicca il numero relativo alle donne che, nell’arco della vita lavorativa, hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro: 1.404.000. Una cifra simile, 1.173.000, riguarda invece la sfera dei ricatti sessuali. Il 7,5% delle donne tra i 15 e i 65 anni ne è stata vittima per ottenere un lavoro, per mantenerlo o per riuscire a progredire nella carriera. “Vuoi lavorare? Cerca di essere carina con me” potrebbe condensare questa pratica diffusissima eppure nascosta. Chi denuncia è infatti una ristrettissima minoranza, appena lo 0,5%. Un po’ per paura di perdere il lavoro, un po’ per la vergogna di essere giudicate dalla società o dalla famiglia, un po’ per mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine. Ne consegue che, tra chi è costretta a subire angherie sul luogo di lavoro, ci si debba arrangiare. Risultato? L’11% delle vittime ha perso comunque il posto, a causa di un licenziamento. Il 34% ha cambiato volontariamente impiego o ha rinunciato alla carriera. L’1,3% ha accettato un trasferimento. A pagare, alla fine, sono sempre le donne. G.Ar.