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il dibattito

Panico doping fra i calciatori. Ma i medici sportivi frenano: «Discorsi da privilegiati»

Fanno discutere i dubbi dell’ex giocatore sugli eccessi nell’uso di farmaci e integratori. De Vita: «Alla sua epoca i controlli erano già rigorosi: evitiamo discorsi pretestuosi». Pasini: «Si rischia di cavalcare l’onda dell’emotività: mai pensato di far parte di un sistema equivoco»
Dino Baggio, 51 anni, si è definitivamente ritirato dal calcio nel 2008. Oggi chiede chiarimenti sull’uso di farmaci e integratori nel mondo del calcio nella sua epoca
Dino Baggio, 51 anni, si è definitivamente ritirato dal calcio nel 2008. Oggi chiede chiarimenti sull’uso di farmaci e integratori nel mondo del calcio nella sua epoca
Dino Baggio, 51 anni, si è definitivamente ritirato dal calcio nel 2008. Oggi chiede chiarimenti sull’uso di farmaci e integratori nel mondo del calcio nella sua epoca
Dino Baggio, 51 anni, si è definitivamente ritirato dal calcio nel 2008. Oggi chiede chiarimenti sull’uso di farmaci e integratori nel mondo del calcio nella sua epoca

Frenano tutti. A circoscrivere il pensiero di Dino Baggio. A raffreddarlo. Calcio e doping, vecchia storia. «Sono tanti, troppi, quelli che se ne sono andati. «Credo sia necessario investigare sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi. Per la maggior parte integratori. Magari non c’entrano nulla, magari si scopre qualcosa. Sono preoccupato, lo ammetto», l’urlo di Baggio, 52 anni il prossimo 24 luglio, a fermare il tempo. E provare a capirci qualche cosa di più. Teorema netto il suo. Più sgonfiato però che avvallato al di là dei recenti, dolorosi addii a ex stelle del calcio come Vialli e Mihajlovic.

Regole chiare

Francesco De Vita ha legato la sua vita da medico dello sport al Chievo, dov’è stato dal 1997 al 2014 prima dell’inframezzo di due anni alla nazionale di hockey e il ritorno al calcio nel Verona.

«Non mi pare che Dino Baggio dica niente di particolare. Ricordo i tempi suoi. Erano anche i nostri, quelli del Chievo. Tirare in ballo i casi di Mihajlovic e Vialli», il parere netto di De Vita, «mi sembra però alquanto pretestuoso. Ci sta piuttosto che lui sia spaventato, avendo visto morire gente così giovane. Mi pare però il discorso di una persona privilegiata nel corso della sua carriera che tale vuole sentirsi fino in fondo. Sono in realtà uomini normali invece, in una vita adesso del tutto normale. E poi quanti ex calciatori sono morti a novanta o novantacinque anni? Baggio ha vissuto un’epoca in cui i controlli fra l’altro erano molto rigorosi. Qualcosa sarà anche scappato ma ipotizzare un doping di Stato o di intere squadre la vedo assai dura. La Sla? S’è pensato ad un certo punto che l’abuso di antinfiammatori potesse aver avuto un’incidenza sui tantissimi casi di un certo periodo. Studi scientifici che lo dimostrino però non ce ne sono».

 

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Pensieri d’istinto

Carlo Pasini è stato medico del Verona dal 2002 fino al 2006 e poi dal 2010 fino al 2016. «Non ho mai usato certe metodiche, a cui sono sempre stato contrario. A meno che», puntualizza Pasini, «non si tratti di quegli integratori per bocca, assolutamente leciti, che i giocatori assumevano come polivitaminici. Quelli che prende pure la gente comune. Purtroppo in questi casi si corre il rischio di cavalcare l’onda dell’emotività. Sinceramente non ho mai pensato di far parte di un sistema equivoco. Tutt’altro. I controlli poi erano molto rigorosi. Noi dovevamo dichiarare davvero tutto nei minimi dettagli».

Nessuna scorciatoia, nessuna vera anomalia, in sostanza. «Non ho mai avuto il sentore di essere in un contesto... contaminato. Eppure», segue Pasini, «mi confrontavo di continuo con altri colleghi. Un conto poi è parlare fra medici, un altro farlo fra persone che non sono del settore e che quindi possono dire cose anche non corrette. Calciatori compresi. I giocatori sapevano e sanno che qualsiasi farmaco, anche il più banale, va sempre condiviso col diretto interessato».

L'ambiente del ciclismo

Lucio Cordioli è da una vita nel ciclismo, medico al seguito anche di tanti corridori veronesi. Da Rebellin a Minali, fino a Strazzer. «Se la questione sono gli integratori, realizzati con regole europee e quindi certificati, perché facciano male devono essere assunti in dosi davvero massicce. Se invece nell’integratore erano presenti sostanze nocive», lo scenario di Cordioli, «perché fatti non si sa dove e non si sa da chi, come è successo quando gli organi di vigilanza europei ne hanno bloccato alcuni perché contenenti anabolizzanti, quello allora è un altro paio di maniche. Capitava di sentire che certi venivano considerati più efficaci di altri. Per forza, se dentro c’era anche del testosterone. Poi però le maglie si sono strette. E di parecchio. Un prodotto non certificato non sfugge ai controlli».

«Niente fango»

Cordioli prova ad entrare nella logica di Baggio. Trovando un punto comune. «Il suo è un grido d’allarme ma prima di fare certe affermazioni», la convinzione di Cordioli, «bisogna andarci coi piedi di piombo. Non generalizziamo, per carità. Si rischia di creare inutili fobie. La mia non vuole essere una critica ma un atleta professionista che guadagna fior di milioni deve rendersi conto e sapere bene tutto quel che assume. È un dolore sincero il suo, così come forse pure di paura. Se il suo messaggio è rivolto ai giovani, quasi a metterli sul chi va là suggerendo di essere attenti ed avere molta cautela, allora ben venga. Voglio pensare che i destinatari del messaggio siano soprattutto le nuove generazioni. Ma una denuncia a posteriori proprio no. Sarebbe buttare schizzi di fango sui medici di una volta. E non sarebbe giusto».

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Alessandro De Pietro

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