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L'intervista

Un anno fa a Vicenza la presentazione di “Quanto dura un attimo”, l’ultimo lavoro scritto a quattro mani con la moglie

Intervista di Luca Ancetti e Alberta Mantovani a Paolo Rossi - 16 dicembre 2019

Un anno fa, a palazzo Bonin Longare, Paolo Rossi aveva presentato il suo secondo libro “Quanto dura un attimo”.

Incalzato dai ricordi e dalle domande del direttore de Il Giornale di Vicenza, Luca Ancetti, e dalla giornalista sportiva Alberta Mantovani, Rossi aveva raccontato le vicende della sua vita. Quelle sportive ma anche umane che nel libro trovano posto in 300 intense pagine divise in sei parti. Intenso è anche l’inizio, con la dedica ai genitori, la mamma Amelia e il papà Vittorio. E poi a Gibì Fabbri, l’allenatore del Real Vicenza che seppe tirare fuori da Rossi il meglio, vedendolo più centravanti che ala destra, il ruolo che aveva sempre interpretato. E ancora Enzo Bearzot, il ct che guidò l’Italia al successo ai Mondiali di Spagna.

«Non era una persona facile - il ricordo di Rossi - ma non ha trattato me in maniera diversa rispetto agli altri. Tutti gli abbiamo voluto bene». Cappelletti ha raccontato di quando, insieme, andarono a trovare Bearzot, poco prima che la malattia se lo portasse via. «Rimase commosso alla vista di Paolo». Del Mundial Rossi fu l’autentico mattatore, capocannoniere con 6 reti. Nel libro i Mondiali di Spagna godono di uno spazio particolare. «È la mia vita romanzata. Più ci penso - aveva detto Rossi - e più la mia vita assomiglia ad un film. Mi sono accadute cose incredibili, non tutto è stato positivo. Sono stato anche fortunato in alcune circostanze, ma è stato tutto un cadere e rialzarsi. Io mi sono rialzato 4-5 volte». Ad aiutarlo è sempre stato il sogno, quello di diventare un calciatore e di dare un senso al suo talento. «Cercavo sempre di anticipare in un attimo quello che sarebbe successo», per spiegare il titolo dell’opera. «È andato contro tutti e tutto pur di realizzare il suo sogno», la voce della moglie Federica. «Dopo il terzo intervento al menisco pensai che fosse un accanimento, ma ho sempre pensato che sarebbe arrivato un momento migliore. Ci vuole forza, bisogna tenere duro e questo mi sento di dirlo soprattutto ai giovani». 

Come un padre, Rossi aveva abbracciato un ragazzino di 9 anni protagonista  di un gesto esemplare. Eugenio Bortolon, che gioca nel settore giovanile del Malo, aveva rinunciato a segnare per rialzare un avversario caduto nel corso di una partita. Questo gesto, oltre a qualche premio, ha aperto al piccolo Eugenio anche le porte per l’incontro con il campione del mondo del 1982. 

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