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Baggio al Lane: «Costava troppo ma ci provai»

di Alberta Mantovani
All'epoca la squadra biancorossa era di proprietà degli inglesi dell'ENIC e direttore generale era Rinaldo Sagramola.

I ricordi che hanno radici nell'anima non sbiadiscono mai. “Tu chiamale se vuoi emozioni”... diceva il grande Lucio Battisti. Appunto emozioni. Roberto Baggio con la maglia del Vicenza lo è ancora oggi per i tifosi biancorossi. Amato sempre ma forse non capito fino in fondo. Lui, riservato, si concede poco e la sua terra non comprende. Ma quando a distanza di tanti anni Roby, parlando della sua carriera, racconta ancora di quell'estate del 2000 quando attese invano una chiamata dal Vicenza, dimostra l'amore non detto ma che senza dubbio prova. All'epoca vederlo allenarsi da solo sul campetto di Caldogno pareva surreale, lui vicecampione del mondo USA '94, lui Pallone d'oro nel '93, era lì a calciare, a sudare, ad aspettare. Pochi giorni fa ha dichiarato: «Volevo chiudere la carriera al Vicenza ma la chiamata non è mai arrivata...». Tutti sanno come finì. La chiamata la fece Carletto Mazzone allenatore del Brescia: «Verresti a Brescia?». E Brescia fu.

L'epoca ENIC

Quel ricordo segna ancora oggi e per certi aspetti fa male. Ma perchè andò così? All'epoca la squadra biancorossa era di proprietà degli inglesi dell'ENIC e direttore generale era Rinaldo Sagramola. Il d.g. tornato al Palermo questa estate quando lo rintracciamo non si tira indietro e racconta: «Fu una situazione delicata che non andava affrontata a cuor leggero, così chiesi a Giulio Savoini, visto che lo conosceva e aveva con lui un buon rapporto, di contattarlo, cosa che poi fu confermata dallo stesso Giulio. Definiamolo un timido tentativo». Che non ebbe nessun esito. «Esatto, Savoini mi riferì che non gli pareva ci fosse una disponibilità piena». Sagramola spiega perchè non scelse di scendere in campo di persona. «Sarebbe stato devastante per la società se Baggio, vicentino e per tutto ciò che rappresentava, alla fine avesse detto di no perchè le condizioni economiche che offrivamo non erano sufficienti».

L'occasione stadio

L'ex dirigente biancorosso sottolinea: «Non si possono dimenticare il rapporto precario e i tanti pregiudizi che c'erano nei confronti della proprietà inglese, la piazza era contraria all'Enic, ricordo ancora i cori: mai lo stadio agli inglesi. Un vero peccato ma credo che poi i tifosi abbiano capito che si buttò una grande occasione». Chissà quante volte Sagramola sarà tornato a quell'estate del 2000, mai pentito? «Da un punto di vista tecnico sempre, stiamo parlando di uno dei più grandi giocatori italiani, da un punto di vista economico mai. La verità? Semplice: non ce lo potevamo permettere nonostante la sua disponibilità». E i due uomini di calcio quell'episodio non l'hanno mai chiarito. «Non ho avuto il piacere in tutti questi anni di conoscerlo personalmente e di parlare con lui di questa vicenda, mi spiace». Sagramola guarda anche al presente biancorosso. «Per Vicenza e il Vicenza l'arrivo della famiglia Rosso è un'opportunità straordinaria, avere alle spalle un gruppo così solido e serio significa poter pianificare una crescita sostenibile e duratura, insomma si può sognare in grande».

Società seria

Ha anche un convincimento l'ex dirigente: «Che non faccia pazzie è un'ulteriore garanzia di serietà e poi credetemi anche in serie C di soldi se ne devono cacciare tanti lo stesso». Questa estate prima il ritorno di Paolo Bedin e poi di Mimmo Di Carlo. «Bedin quando ero a Vicenza era il nostro giovane direttore commerciale, negli anni è diventato un professionista di primo livello e lo ha dimostrato quando era d.g. della Lega». Sull'allenatore Mimmo Di Carlo il giudizio è conciso ma chiaro: «E' garanzia di competenza e serietà». E su come sarà il campionato spiega: «La serie C è una trappola infernale, perchè ci sono tante squadre ambiziose e poi c'è sempre la sorpresa, ma il girone B è il più accessibile dei tre, questo sia chiaro non significa che sarà tutto facile».