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Gala del calcio Triveneto

I tre elaborati vincitori del premio giornalistico per le scuole superiori

di Marta Benedetti

Ecco gli elaborati premiati in occasione della ventitreesima edizione del Galà del calcio triveneto organizzato dall’Associazione italiana calciatori. Appartengono a tre studenti delle scuole superiori. Pietro Degioanni, 4AC del Tron-Zanella di Schio, è l’autore di “Arabia Felix” (o forse no?), stessa traccia trattata da Francesco Pozzan della 3DI del Tron-Zanella. Altro elaborato premiato è stato quello di uno studente della 2C del liceo sportivo San Filippo Neri, che ha scelto la traccia numero 3 immaginando di essere un arbitro chiamato a dirigere una partita decisiva in serie A.

La partita di Serie A

La traccia

Immagina di essere un arbitro di calcio e di essere chiamato ad arbitrare la partita che decide il campionato di serie A: in due o tre pagine di diario racconta i fatti prima e dopo la partita, i tuoi sentimenti, la pressione che hai subito, eventuali aiuti o errori segnalati dal VAR.

Lo svolgimento

Giorno della Partita - Ore 10:00

Sono sveglio da un'ora e non riesco a smettere di pensare a quella che sarà senza dubbio la partita più importante della mia carriera da arbitro. La mia mente è in un vortice di emozioni contrastanti, tra l'entusiasmo di dirigere la finale del campionato di Serie A e l'ansia per la responsabilità che grava sulle mie spalle.

Ore 12:30

Mi trovo già nello spogliatoio dell'arbitro presso lo stadio, dove cerco di concentrarmi. La pressione è palpabile. Mi chiedo se sarò all'altezza delle aspettative. Inizio a riflettere sul mio percorso fino a questo momento, ricordando tutte le partite arbitrate, gli allenamenti, le critiche e gli elogi ricevuti. Tutte queste esperienze mi hanno portato a questo momento cruciale.

Ore 14:30

Sono sul terreno di gioco per il riscaldamento pre-partita. Il pubblico è già in fermento e sento i tifosi delle due squadre incitare i propri giocatori. L'atmosfera è elettrizzante e mi rendo conto che il mio lavoro non riguarderà solo il controllo delle regole del gioco, ma anche la gestione delle emozioni e delle aspettative dei tifosi.

Ore 15:00 - Inizio Partita

Il fischio iniziale scatena un'ondata di adrenalina. Mi concentro al massimo, cercando di ignorare tutto ciò che accade intorno a me e di focalizzarmi esclusivamente sul campo di gioco. La partita è intensa sin da subito, con entrambe le squadre che cercano di segnare il gol decisivo.

Min. 45 - Fine del Primo Tempo

Il primo tempo è terminato senza particolari polemiche o episodi controversi. Mi sento sollevato ma so che il secondo tempo sarà ancora più critico. La mia mente è costantemente occupata nel prendere decisioni corrette e giuste, indipendentemente dalla pressione e dalle aspettative.

Min. 85 - Incidente in Area di Rigore

A dieci minuti dalla fine, c'è un episodio critico in area di rigore. Un giocatore cade a terra e il pubblico esplode in proteste. Decido di consultare il VAR per avere una visione chiara dell'evento. Dopo aver esaminato le immagini, confermo la mia decisione originale e assegno un calcio di rigore. So che questa decisione sarà discussa a lungo dopo la partita, ma sono convinto di aver fatto la scelta giusta in base alle immagini.

Min. 90 - Fine della Partita

Il fischio finale mi riporta alla realtà. La partita è terminata e una delle squadre è stata incoronata campione di Serie A. Sento un senso di soddisfazione per aver superato la sfida, ma anche una profonda stanchezza. La pressione è scesa, ma so che il mio lavoro non finisce qui.

Dopo la Partita

La partita è finita, ma il mio compito non è ancora concluso. Devo affrontare le interviste post-partita e le critiche che arriveranno da ogni parte. So che alcune decisioni saranno oggetto di analisi approfondite e polemiche. È parte del gioco, ma spero che le mie scelte siano state giuste e che la partita sia stata arbitrata in modo imparziale.

In conclusione, questa partita è stata un'esperienza unica nella mia carriera di arbitro. La pressione e la responsabilità sono state immense, ma ho cercato di mantenere la calma e di prendere decisioni giuste in base alle regole del gioco. La finale del campionato di Serie A rimarrà un momento indelebile nella mia memoria, e spero che le mie decisioni abbiano contribuito a rendere giustizia al bel gioco del calcio.

Alunno della classe 2C-Liceo scientifico a indirizzo sportivo, Istituti scolastici paritari San Filippo Neri

Arabia Felix (o forse no?)

Lo svolgimento

Uno virgola due miliardi di Euro. Questo è il totale delle uscite per garantire il trasferimento di molte stelle del calcio europeo ai club della Saudi Pro League, signori indiscussi di questa finestra di mercato estiva. È passato quasi un anno dall’epica rimonta in coppa del mondo della nazionale saudita guidata da Hervé Renard ai danni dell’Argentina. Al tempo questo evento poteva sembrare una semplice casualità ma, nel giro di pochi mesi, si è rivelato essere il primo segnale di un’ascesa su scala mondiale del calcio saudita. Infatti, nelle stesse ore, cominciava a trapelare una voce su un probabile interesse dell’Al-Nassr, una delle principali realtà calcistiche arabe, per Cristiano Ronaldo.

Passa poco tempo e da una semplice voce diventa una conferma: il 5 volte pallone d’oro si trasferisce a Riyadh. Arriva luglio e inizia il vero e proprio esodo verso il regno saudita: il pallone d’oro Benzema, i campioni d’Europa con il City Mahrez e Laporte, lo storico capitano del Liverpool Henderson, il fenomeno brasiliano Neymar Jr, e ancora: Fabinho, Kanté, Koulibaly, Mané, Brozovic, e tantissimi altri… Tutti attirati dagli stipendi faraonici che venivano loro offerti. Alla fine del calciomercato, i club arabi arriveranno ad acquistare circa 50 calciatori dai principali club europei e sudamericani. Le principali destinazioni erano, e sono, le migliori 4 squadre del paese: l’Al-Nassr e l’Al-Hilal di Riyhad assieme all’Al-Ittihad e all’Al-Ahli di Jeddah. Questi nomi, però, riconducono tutti a un solo acronimo: PIF. Il PIF (Public Investment Fund) è un fondo sovrano che risponde direttamente al principe/premier saudita Mohammed bin-Salman, il cui scopo è quello di effettuare alcuni investimenti mirati per creare nuove forme di introiti per il Paese diverse dall’estrazione degli idrocarburi. Proprio per questo il governo di Riyadh ha deciso di puntare fortemente sul settore turistico e sportivo con una serie di interventi visionari che rientrano tutti sotto l’ala del progetto Saudi Vision 2030. Con un patrimonio netto di circa 595 miliardi di euro, questo fondo ha contribuito per più di due terzi al computo totale delle spese della lega, in quanto proprietario di maggioranza dei club sopra citati.

Alla chiusura della finestra di mercato (che per i club della Saudi Pro League è avvenuta alcune settimane dopo quella fissata ai club europei), la lega araba si trova a condividere il podio per le spese totali con la Premier League inglese. Tutto bello fino a qua, se non si bada alla voce del bilancio totale che si presenta con un valore in rosso di circa 1,1 miliardi di euro, causato dai soli 65 milioni di guadagni messi a confronto con le enormi spese, complice il fatto che l’AFC (Federcalcio Asiatica) non possiede delle regole riguardanti il Fair-Play Finanziario. Un contributo economico di questo tipo guiderà sicuramente la Saudi League verso un importante miglioramento della qualità del gioco e della spettacolarità del campionato. Infatti, l’introduzione di calciatori e allenatori prestigiosi in questo panorama porterà idee di gioco innovative che probabilmente verranno elaborate e perfezionate dai successori di questi, conducendo a un miglioramento tecnico del campionato che, secondo alcuni, lo porteranno a essere persino più interessante del calcio europeo. Questa visione si prospetta però essere molto complicata dato l’alto prestigio delle squadre europee, la loro ricchissima storia, il loro valore sociale e l’importanza dei tifosi; tutto questo nonostante il calcio saudita goda di un forte sostegno del pubblico e una storia quasi centenaria (le prime partite ufficiali in questo territorio risalgono agli anni ’20 del 1900, addirittura prima della fondazione dello stato saudita). A questo si aggiunge il fatto che la AFC Champions League (la massima competizione per club asiatica) abbia un livello tecnico e competitivo nettamente inferiore alla sua corrispettiva europea: in Asia, il calcio è molto meno seguito rispetto all’Europa ed è caratterizzato da una grande differenza di disponibilità di fondi tra le varie società del continente, portando alla formazione di poche corazzate pressoché imbattibili.

Si potrebbe pensare allora che questo sviluppo si limiterà ad arricchire i calciatori. Questa previsione però, non giustifica l’enorme quantitativo di denaro speso in così poco tempo senza un apparente fine economico ben definito. Difatti, se da un lato condivido la scelta di molti giocatori che, ormai a fine carriera, hanno deciso di trasferirsi in questo campionato sotto un ingaggio stellare, in quanto hanno già dimostrato tutto il loro valore in un altro panorama e approfittano di questa occasione per arricchirsi senza un eccessivo dispendio di energie; dall’altro nutro alcuni dubbi sulle scelte di alcuni calciatori, le quali hanno giustamente suscitato degli interrogativi.

Due esempi sono quelli rappresentati da Gabri Veiga e Jordan Henderson: il primo, talentuoso centrocampista ventunenne dell’Al-Ahli, ha rifiutato la proposta del Napoli campione d’Italia proprio a favore dei milioni offerti dai sauditi e il secondo, storico capitano del Liverpool e noto sostenitore della comunità LGBT, ha suscitato indignazione per la sua scelta di andare a giocare in una nazione che non concede alcun diritto civile a questo gruppo. Dal mio punto di vista di tifoso, molto probabilmente seguirò questo campionato molto marginalmente, in quanto finora non è ancora riuscito a trasmettermi il calore e la passione che il calcio italiano ed europeo mi hanno trasmesso e assieme ai quali sono cresciuto. Se mi dovesse essere chiesta una previsione sul futuro di questo campionato, affermerei indubbiamente che questo fenomeno continuerà a svilupparsi e a progredire, portando in Arabia nuove stelle di questo sport e perché no, magari un giorno arriverà a ospitare un’edizione della Coppa del Mondo. 

Degioanni Pietro, classe 4 AC, Istituto di Istruzione Superiore Tron-Zanella di Schio (VI)

Ronaldo all'AlNassr

Lo svolgimento

1° gennaio 2023: Cristiano Ronaldo passa dallo United all’AlNassr con uno stipendio che tocca i 200 milioni l’anno: all’inizio sembra solamente l’ennesima scelta di una superstar ormai prossima al capolinea, più avanti però si vedrà che sarà solamente l’inizio di un’impresa colossale. Dopo 7 mesi infatti, come ogni anno, inizia la sessione estiva di calciomercato ma, con un imprevisto: tra i molti campionati a contendersi i migliori talenti del calcio europeo c’è, senza precedenti, la Saudi Pro League.

Precisamente, in questo campionato, nel giugno scorso, le quattro squadre più tifate del Paese (Al Ittihad, Al Ahli, Al Nassr, Al Hilal) sono state acquistate dal Public Investment Fund (PIF), diventando di fatto di proprietà dello Stato e con questo anche risorsa d’investimento, e a partire dal 1° luglio dello stesso anno si sono appropriati di alcuni dei calciatori più conosciuti d’Europa: Eduard Mendy, Roberto Firmino, Karim Benzema, N’Golo Kante, Jota, Marcelo Brozovic, Kalidou Koulibaly, Ruben Neves, Riyad Mahrez, Allan Saint-Maximin, Fabinho, Alex Telles, Seko Fofana, Sadio Manè, MilinkovicSavic, Malcom, Moussa Dembélé, Jack Hendry, Jordan Henderson, Roger Ibanez, Frank Kessie, Neymar Jr, Merih Demiral, Gabri Veiga, Otavio, Aymeric Laporte, Bono, Luiz Felipe, Yannick Carrasco, Georginio Wijnaldum, e forse tra noi italiani quello più conosciuto Roberto Mancini.

Questo è ciò che abbiamo visto, calciatori che, ingolositi da cifre astronomiche cominciano a giocare per club esteri senza pensare, consapevolmente e non, a cosa ci sia sotto tutti quei miliardi di euro. Si può dire tranquillamente che, ora come ora, il campionato saudita non è un bel vedere: i ritmi di gioco sono estremamente lenti e la cosa che mi turba di più è il fatto che si possa vedere su canale 7 gratuitamente quando per vedere la serie A italiana bisogna sborsare 30 euro solamente per un mese di abbonamento. Questo però ha un significato preciso: come per i calciatori, l’Arabia Saudita, sta sborsando milioni su milioni per pubblicizzare il suo Stato: il suo unico obbiettivo ? Saudi Vision 2030: un progetto istituito dal principe saudita Mohammad bin Salman che prevede di sganciarsi dalla completa dipendenza degli idrocarburi e attuare nuove forme d’investimento nell’ambito per esempio dello sport, come abbiamo già visto nella formula 1, e riprendendo quello che ha fatto il Qatar tramite il mondiale 2022 ovvero lo sportwashing.

Un fenomeno che prevede di purificare l’immagine del Paese dalle numerose violazioni dei diritti umani ospitando eventi e attirando atleti seguiti in tutto il mondo (non a caso il primo calciatore acquistato da un club arabo dall’Europa è quello con il maggior numero di follower su instagram) ed è proprio per questo motivo che non condivido e anzi disprezzo altamente la scelta di famosi campioni di trasferirsi in un Paese dove non è concessa la libertà di espressione per proibire la critica del governo e dove nel 2022 sono state giustiziate 196 persone. Io sono sicuro che non tiferò mai per una delle squadre arabe perché la mia squadra del cuore già ce l’ho e credo che se il calcio arabo voglia progredire tecnicamente non debba puntare sulle star ma sui giovani che sognano di essere come quelle stelle del calcio, anche se una cultura calcistica come quella europea non sarà mai presente in nessun altro continente al mondo perché l’Europa, insieme al Sud America, sono la culla del calcio, il gioco che io amo.

Francesco Pozzan Classe 3^DI I.I.S. TronZanella Traccia N°1