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Il vicentino bronzo olimpico

Ghiotto, il filosofo sui pattini. «Questa medaglia l'ho sempre sognata»

Il bronzo olimpico Davide Ghiotto in pista a Pechino e, a sinistra, con il piccolo Filippo
Il bronzo olimpico Davide Ghiotto in pista a Pechino e, a sinistra, con il piccolo Filippo
Il bronzo olimpico Davide Ghiotto in pista a Pechino e, a sinistra, con il piccolo Filippo
Il bronzo olimpico Davide Ghiotto in pista a Pechino e, a sinistra, con il piccolo Filippo

Campione sul ghiaccio e di ragionamenti. A Pechino 2022 è il giorno del vicentino di Altavilla Davide Ghiotto, pattinatore delle Fiamme Gialle laureato in filosofia che corona il proprio sogno olimpico sulla pista del ghiaccio dei diecimila metri. È un premio alla sua forza di volontà e alla fatica che ha fatto in questi anni, tra sport, famiglia e libri, e la rivincita sulla sorte che nel 2021, ai Mondiali di Heerenven, aveva lasciato ai piedi del podio (fu quarto) questo 29enne già padre di Filippo, nato pochi mesi fa e oggi davanti alla tv in braccio all’esultante mamma Susy Balzarin.

I sacrifici e le responsabilità, nella vita come nello sport, non spaventano l’azzurro che sul ghiaccio ha cominciato a pattinare nel 2013. Prima infatti lo faceva sulle rotelle, fin quando alla Cosmo Noale Ice lo convinsero che era il caso di mettersi ai piedi della "lame". La sua storia ricorda quindi quella di Francesca Lollobrigida, anche lei dedita alle rotelle oltre che al ghiaccio e che, a differenza del collega di nazionale, non ha mai smesso e fa quindi il "doppio lavoro". Doppio oro (5000 e 10.000) alle Universiadi invernali del 2017, eterno piazzato nelle competizioni mondiali, Ghiotto sentiva che questa volta sarebbe stata la sua ora. Una medaglia di bronzo impreziosita dal nuovo primato italiano di 12'45''98. 

«Non me lo aspettavo. È una cosa che ho sempre sognato, su questa distanza mi sono allenato molto e avevo sempre sfiorato il podio», la parole di Ghiotto nel dopo gara. «Al di là della medaglia, sono veramente contento perché erano un po' di anni che non riuscivo a migliorare me stesso - commenta il pattinatore vicentino -. Il record italiano era mio, avevo paura di non riuscire a superarlo e invece ce l’ho fatta nella gara più importante. Un mio segreto? Ogni volta, prima della gara, parlo con i miei pattini e cerco di convincerli a darmi una mano: è un gesto di scaramanzia che mi piace fare ogni volta». Ma oltre alla medaglia il 29enne ha ricevuto un gadget speciale, la mascotte Bing Dwen Dwen, che a Pechino va letteralmente a ruba e che, nel caso di Ghiotto, avrà un destinatario ben preciso. «Il panda? Ho scoperto solo adesso che è introvabile - dice -, ma in negozio costava parecchio. Però mi sono detto "vediamo come vanno le gare", e infatti adesso ce l’ho qui con me ed è per Filippo, mio figlio: non vedo l’ora di portarglielo». E Filippo, anche se ha solo pochi mesi, non vede l’ora di rivedere papà. 

 

 

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