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Tokyo2020

Ciclismo, Italia oro nell'inseguimento e nuovo record mondiale

Ciclismo su pista, Italia da sogno: oro e record mondiale

Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, l’Italia è medaglia d’oro e record del mondo nell’inseguimento a squadre maschili di ciclismo su pista. Nella finale per il primo posto il quartetto azzurro - Simone Consonni, Filippo Ganna, Francesco Lamon, Jonathan Milan - ha superato la Danimarca. Per l’Italia è il sesto oro a Tokyo 2020.

Gli azzurri hanno battuto la Danimarca con il tempo di 3’42"032, migliorando il primato stabilito ieri, 3’42"307, e superando la Danimarca di soli 166 millesimi.

 

La partenza sparata porta le frecce azzurre avanti al chilometro di un’unghia, 220 millesimi di secondo che a quelle velocità sono   però già qualcosa: si va attorno ai 67-68 orari. Hansen, Madsen, Larsen e Pedersen mettono il turbo, dimezzano il divario a mezza unghia ai 2000 metri e quando passano i 3000 sono avanti di quasi più di un secondo: 867 millesimi in meno al chilometro 3 e poi a salire 1''3 subito dopo, per la precisione, che nel ciclismo su pista conta, e in questa gara ancor di più. L’inseguimento a squadre esige di guardare al cronometro spaccando il millesimo di secondo. Ma c’è tempo per farlo solo per il tecnico azzurro a bordo gara: tutta l’Italia fissa gli occhi solo su Ganna, velocista penalizzato a questi Giochi da un percorso della crono che non era una crono, su strada. E lui riscrive la storia della velocità, mangia i secondi, morde - a distanza - i talloni ai danesi. E quando sui lati opposti i due quartetti tagliano il traguardo, esplode la gioia azzurra: 3 minuti, 42 secondi e 32 millesimi, solo 166 millesimi di secondo in meno dei danesi. L’oro della velocità assoluta. È anche record del mondo, un decimo e mezzo di secondo meno di quello azzurro di ieri. 

 

In caduta libera sull’oro: Filippo Ganna ha trainato l’Italia alla vittoria olimpica dell’inseguimento a squadre del ciclismo su pista, convincendo tutti con la sua velocità che non ci si doveva accontentare dell’argento sicuro. «È da ieri sera che volevamo arrivare a fare qualcosa di grande. Sapevamo di avere un bel paracadute - dice riferendosi alla finale a due con la Danimarca -, ma siamo andati in in caduta libera fino al grande risultato». «Un Mondiale o un europeo ti danno luce, ma un oro olimpico illumina tutto lo sport, e il ciclismo su pista ne ha bisogno».

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