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Sleedog

L'impresa di Lisa Bonato e i suoi husky in Svezia alla “Amundsen Race”

L'asiaghese conquista il 21° posto alla grande classica dello sleedog. E ora, cani permettendo, è pronta per la “Polardistans”: «Altri 160 km “selvaggi”»
Lisa Bonato durante la gara in Svezia  “Amundsen Race” (Foto Bonato, Amundsen Race e Serge Metiere)
Lisa Bonato durante la gara in Svezia “Amundsen Race” (Foto Bonato, Amundsen Race e Serge Metiere)
Lisa Bonato durante la gara in Svezia  “Amundsen Race” (Foto Bonato, Amundsen Race e Serge Metiere)
Lisa Bonato durante la gara in Svezia “Amundsen Race” (Foto Bonato, Amundsen Race e Serge Metiere)

È iniziata ormai da un paio di settimane l’esperienza nel profondo nord di Lisa Bonato e dei suoi inseparabili compagni di viaggio, nove siberian husky. Paesaggi da cartolina nella Svezia centro-settentrionale, ma anche una serie di contrattempi, tra cui vari infortuni ai cani, a cui dover far fronte, prima e durante la “Amundsen Race”, una delle due grandi classiche dello sleddog internazionale nell’agenda 2024 della musher di Zanè.

E lei non si è certo persa d’animo, anzi. A Strömsund doveva solo fare esperienza, arrivare fino al primo, forse al secondo check-point del tragitto e invece ha completato l’intera gara, tagliando il traguardo al 21° posto: 179 km in mezzo alla natura, tra boschi e laghi, coperti in 21 ore e 18’, soste incluse.

«Sono contentissima - racconta Lisa Bonato mentre prepara la colazione ai suoi “ragazzi” -, perché i cani hanno tenuto un buon ritmo e si sono comportati bene lungo tutto il percorso. Le condizioni in gara non sono state semplici: un mix di acqua, neve e vento fin dalla partenza e temperature alte che hanno reso da brividi i passaggi sui laghi ghiacciati. Solo nell’ultima tappa è spuntato un po’ di sole. Nel corso del secondo tratto, quello che mi sono goduta di più, uno dei cani purtroppo si è infortunato e quindi ho dovuto tenerlo nella sacca, scendendo così da 7 a 6 elementi e rallentando inevitabilmente l’andatura. Ma come ho affermato all’inizio sono davvero felice; un’esperienza che mi sarà utile nella gestione delle future competizioni sulla lunga distanza».  

Ora qualche giorno di meritato riposo - «gli husky hanno bisogno di staccare anche mentalmente» - e il team riprenderà gli allenamenti, sperando di recuperare tutti i componenti del team.

E poi testa, cuore e zampe verso la “Polardistans” (6-7 marzo). «Altri 160 km, ancora più “selvaggi”, con un solo check-point a metà percorso. In ogni caso, valuterò fino all’ultimo se i cani saranno nelle condizioni per partire; in caso contrario potrei anche finire qui la mia stagione e ne sarei comunque soddisfatta». 

 

Stefano Angonese

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