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Quando il “Gaggia” mixava con Fiorello e licenziò Jovanotti

Da sinistra Roberto Visonà, Luciano Gaggia e la bella Lady Helen, domani sera al Nordest
Da sinistra Roberto Visonà, Luciano Gaggia e la bella Lady Helen, domani sera al Nordest
Da sinistra Roberto Visonà, Luciano Gaggia e la bella Lady Helen, domani sera al Nordest
Da sinistra Roberto Visonà, Luciano Gaggia e la bella Lady Helen, domani sera al Nordest

Giulia Armeni CALDOGNO Quarant'anni alla consolle, ad animare le notti vicentine e venete prima, italiane e internazionali poi, sono un biglietto da visita sufficiente a dare la cifra del personaggio. Luciano Gaggia, al secolo Sbalchiero, nella sua Vicenza ma non solo è una leggenda vivente, uno che, dagli anni '80 ad oggi, ha conosciuto e fatto ballare tutti ma proprio tutti. E se a seguirlo in massa sono ancora i ragazzi di ieri, 50-60-65enni, non mancano i 20 e 30enni che non si perdono un evento suo e dell' amico Roberto Visonà, compreso, c'è da scommettere, il loro attesissimo “30 Anniversary” assieme a Lady Helen al Nordest di Caldogno, in programma domani sera assieme al “Funky Remember” con Ciso Junior e Alberto Martin. 40 anni in pista «Già, un motivo ci sarà se mi chiamano ancora dappertutto. Non come certi personaggi da Grande Fratello o il Costantino di turno, che fanno tanto le star inavvicinabili. I veri artisti invece, e io ne ho conosciuti tanti, sono umili e sempre disponibili». Come ha iniziato? «Nel 1979 a Schio, ma è nel tempio del divertimento di Caldogno, di cui sono stato anche direttore artistico per un periodo, che mi sono “formato”, dal 1981 al 1995». Al Nordest sono passati i grandi nomi della musica e dello spettacolo. «Potrei fare un elenco infinito ma basti pensare a Fiorello, con cui mettevamo su dischi insieme, Alexia, gli Articolo 31, gli Snap!, Fargetta, Amadeus e Albertino di radio Deejay». Ed è proprio a Caldogno che vi hanno notati, è così? «Si, nel 1989 il proprietario del D&D di Castellabate, la più grande discoteca del sud Italia, ci volle dopo averci visti, me e Visonà, al Nordest. Che tempi, eravamo ragazzi, facevamo divertire anche 6 mila persone. E causammo pure il licenziamento di un certo Lorenzo Cherubini» Come come? Che c'entra Jovanotti? «All'epoca faceva il dj al Ciclope di Palinuro ma metteva su quel rap italiano che non piaceva a nessuno. Venivano tutti da noi e quindi lo hanno licenziato. Ma, tutto sommato (sorride), non gli è andata male: la moglie di Cecchetto lo notò in un villaggio turistico e il resto è storia». Sempre nel mondo della notte ha avuto modo di conoscere anche il presidente Zaia. «Si ma non faceva il dj come molti dicono, bensì il pr. Era bravo, portare gente nei locali non è facile perché non vendi cose tangibili, ma chiacchiere, promesse di divertimento. Ci sapeva fare». Non è l'unico politico di spicco incontrato in questi anni... «Si, Berlusconi l'ho conosciuto, in Sardegna. Un megalomane e carismatico, davvero è meglio non conoscerlo. Riesce a convincere chiunque». Che ricordi ha della “Sardegna da bere”? «Lele Mora era il re incontrastato. Non faceva entrare donne a casa sua. Sono stato una volta da lui, nella sua villa in Costa Smeralda. C'erano solo uomini e, veramente, i ragazzetti che gli massaggiavano i piedi. È venuto tante volte al “Mah-Nà Mah-Nà”, che gestivo a Isola, portandomi tanti ospiti, la Canalis, Garko, la Piccinini, Paolo Berlusconi e la Estrada. Del resto abbiamo lanciato una formula che non esisteva». Cioè? «Il ristorante-discoteca, cioè la buona tavola e il buon bere uniti al divertimento. Era il 2001. Fino a prima in disco si andava a ballare, si bevevano cocktail scadenti in bicchieri di plastica. Io avevo Penacio che faceva da mangiare, vini pregiati, champagne». E con una bottiglia speciale, «personalizzata» assicura Gaggia, si brinderà anche domani, dalle 20 per la cena, dalle 21 per la discoteca. •

Giulia Armeni

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