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L'intervista

gIANMARIA: «Il titolo “Fallirò” è il manifesto di questi tempi»

Venerdì 6 maggio finisce la lunga attesa per gIANMARIA, che al Liv Club di Bassano dà finalmente il via al suo tour indoor nei principali club italiani. Si recupera così il concerto previsto per il 24 febbraio e rinviato per il prolungarsi delle restrizioni agli eventi dal vivo. Gianmaria Volpato, 19 anni, arriva a questa data zero dopo i fasti di X Factor e la pubblicazione del suo album d’esordio, “Fallirò”, che dà il titolo al tour organizzato da Vivo Concerti. Ad accompagnarlo sul palco ci saranno i suoi produttori Bias, alle tastiere, e Gianmarco Manilardi, alla chitarra. Il live inizia alle 21 e ci sono ancora posti disponibili online e nei punti vendita autorizzati. I biglietti già acquistati a febbraio restano validi per la nuova data. 

gIANMARIA, come ha vissuto dopo l’esperienza televisiva?
Quando sono uscito da X Factor, ho chiuso il disco e poi ho avuto un calo fisiologico dopo tanti mesi di esposizione. Sono stato per un periodo a Vicenza per i fatti miei, senza dirlo a nessuno, e ora sono tornato al lavoro. 

Con che stato d’animo si avvicina all’esordio del tour? 
Sono felice e sereno, perché è una delle prime volte nella vita in cui tutto mi sembra al posto giusto. Ho ristabilito l’equilibrio finalmente. 

L’improvvisa notorietà l’aveva destabilizzata? 
Oltre a quello, c’è anche l’adolescenza che porta altri problemi da affrontare. 

Il suo album si chiama “Fallirò”, come mai vuole trattare questo tema? 
È un titolo che mi sembra un manifesto. Viviamo in un’epoca in cui la gente tende a vantarsi di quanto è figa e di quanto successo ha, mentre nessuno dice che si può fallire e non c’è niente di male. Anzi, è proprio nei momenti in cui si va giù, che si trovano gli stimoli e la mente va a tremila.

Ha avuto modo di fare esperienza di queste sensazioni? 
Musicalmente per ora no, in generale però sì. Penso di aver fallito alcune cose nella vita. Ad esempio non sono mai andato bene a scuola e non sono stato un figlio che ascoltava i genitori.

Come lavora con Bias? 
Quando ci troviamo in studio, scriviamo tutto assieme, dalla musica ai testi. Lui si occupa principalmente dei suoni e io delle parole, però ci aiutiamo a vicenda, anche perché lui potrebbe essere un autore, in quanto trova delle melodie e degli spunti di riflessione interessantissimi. Io a volte scrivo anche la musica, perché la nostra è una situazione liquida in cui nasce una magia e poi le cose vanno come devono andare. 

Come sono nate le canzoni di “Fallirò”? 
Avevamo moltissimi brani già abbozzati, però abbiamo dovuto selezionare i più validi e rielaborarli dopo tanto tempo.  Alla fine abbiamo chiuso le cinque canzoni inedite in una settimana.

Da dove nasce la sensibilità che ispira le sue canzoni? 
Quando mi sono accorto che mi soffermavo su certe cose che gli altri non notavo, ho cominciato a stimolare sempre di più questo aspetto della mia personalità. Penso che sia una indole innata, che però si può allenare. 

Ciò come si traduce in musica? 
Le canzoni che mi piacciono di più nascono dal disagio e dalla necessità di raccontare qualcosa che mi è capitato o che ho visto. Io però sono molto romantico e quindi sento che c’è sempre una speranza. In ogni mia canzone ci sono questi due aspetti. 

Ritiene che la sua generazione sia incompresa? 
Secondo me gli adulti restano attaccati a ideali vecchi e a delle vite ben delineate. 
Giustamente è strano vedere cosa facciamo noi giovani, però non passiamo tutto il tempo al telefono, anzi facciamo mille cose. Bisognerebbe accettare che è cambiata la sensibilità e che ci sono più possibilità e opportunità di una volta.

Walter Ronzani

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