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Spettacoli

Eleonora Duse regina delle scene. Prima Donna che Divina

Ricorre oggi il centenario della morte dell’attrice più acclamata della storia del teatro, che ruppe con gli stili dell’Ottocentoche seppe impersonare tutte le sensibilità dell’animo femminile

Il 21 aprile 1924, in una stanza dell’ospedale di Pittsburgh, in Pennsylvania, moriva a 65 anni Eleonora Duse, vittima di una polmonite trascurata per continuare la sua tournée americana, intrapresa dopo il grande ritorno sulle scene di tre anni prima, che faceva seguito a dodici di pausa.
Il richiamo fatale del palcoscenico (in quella stagione, trasferimenti massacranti, grandi sbalzi di temperature e serate sotto la pioggia) stroncava dall’altra parte dell’oceano la più grande attrice della sua epoca, e la più mitizzata di tutti i tempi.

La Duse, scomparsa lontano dalla sua Asolo

Eleonora si spense molto lontano dal suo buen retiro di Asolo, dove aveva dato disposizioni di essere tumulata. Ma ad Asolo è sepolta, rivolta verso il Monte Grappa, «in omaggio ai nostri soldati», dal 13 maggio di quello stesso anno: la salma fu rimpatriata con tutti gli onori sulla motonave Duilio. A Roma la omaggiarono centomila persone e il successivo trasporto in treno a Padova e in auto nel suo borgo fu seguito tappa tappa da autentiche folle. 

Un contegno da star, ma una donna vera

Primadonna, ma, prima, donna. Non è un gioco di parole. Della “Divina” si ricordano certo il contegno da vera star, la rivoluzionaria rottura con gli schemi del paludato teatro ottocentesco, il magnetismo sulla scena e fuori, la passione per le rose, i tanti amori travagliati (su tutti, quello con Gabriele D’Annunzio, che fu anche il primo dei suoi approfittatori, ma ci furono anche altri letterati come Arrigo Boito, giornalisti, attori apprezzati e guitti di second’ordine). Non deve passare in secondo piano la capacità di immedesimazione che la rese «tutte le donne»: perché i personaggi da lei interpretati a decine apparivano sempre verissimi, naturali, mai retorici.

Una recitazione nata da esperienze personali

La sua recitazione nasceva infatti dalle esperienze personali e dalla profonda conoscenza della condizione femminile e delle storie delle “normali” contemporanee. Non solo: nelle sue scelte di vita, da quelle sentimentali a quelle familiari a quelle professionali (ancora giovane, per esempio, fece a meno degli impresari e divenne ella stessa capocomico), fu un modello di emancipazione in anticipo sui tempi
Di lei, Charlie Chaplin, tra gli ultimi a vederla recitare, disse: «Non ho capito una parola del suo italiano, ma nel suo sguardo raccoglieva tutta la saggezza e il dolore dell’umanità», sottolinea Cristina Sartori nel suo “Eleonora Duse - Donna libera, anima errante” (editoriale Programma), ultimo di una lunga serie di libri usciti in occasione delle celebrazioni. Saggezza e dolore che si mescolarono in ogni giorno della sua esistenza, consacrata a portare emozioni al pubblico a costo di stare tra gente di teatro «stupida e crudele» Perché, come per tutti i grandi attori, la vera molla che fa muovere passi sempre più stanchi sul palcoscenico è quella «folla magnifica» in nome della quale si soffre, si gioisce, si vive.

Alessandro Comin

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