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Istat

La crisi affossa le vendite: si compra low cost e online

Non sono bastati i saldi per rianimare la domanda in Italia a gennaio. Istat stima infatti un calo del 3% delle vendite al dettaglio (3,9% in volume), che arriva al 6,8% rispetto allo stesso mese del 2020. Il quadro descritto non è certo una sorpresa, dopo un anno alle prese con la pandemia e le chiusure imposte dalle misure anti-Covid, e si conferma anche la tendenza dei mesi scorsi dei discount alimentari (+14,1%). Un boom, quello del cibo low cost, inevitabilmente legato a livelli povertà assoluta delle famiglie mai visti negli ultimi 15 anni, fotografati giusto ieri sempre dall’Istat.
L’aumento lieve delle vendite dei beni alimentari, sia su base mensile (+0,1% in valore e +0,3% in volume) sia su base annua (+4,5% e +3,8%), come sottolinea Coldiretti riguarda grande distribuzione (+6%) e piccole botteghe (+3,2%) ed è contenuto dal crollo dei consumi in bar, ristoranti e mense, perché smart working e paura dei contagi spingono a mangiare in casa. Se gli alimentari crescono, è forte la contrazione per le altre categorie di prodotti (-5,8% in valore e -7,2% in volume). I dati peggiori sono relativi a calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-36,4%) e ad abbigliamento e pellicceria (-33,0%). Fanno eccezione elettrodomestici, radio, tv e registratori (+11,7%) e dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (+9,9%).

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L’emergenza sanitaria ha cambiato abitudini e propensione al consumo, e non a caso prosegue la forte crescita del commercio elettronico: quello delle vendite online è infatti l’unico settore che vola (+38,4%), mentre si registra una diminuzione ampia delle vendite al di fuori dei negozi (-18,7%), di quelle delle imprese operanti su piccole superfici (-14,3%), e calano lievemente anche le vendite della grande distribuzione (-1,5%).

I dati «sono peggiori delle attese», secondo Confcommercio che chiede al Governo «un provvedimento di ristoro efficace e non discriminatorio, neppure sulla base di troppo elevate soglie di perdita di fatturato per avere accesso ai benefici». Da Confesercenti arriva invece l’appello a «dare priorità alle imprese di vicinato stremate». È «necessario ridare vitalità alla domanda interna», sottolinea Carlo Alberto Buttarelli di Federdistribuzione, temendo dalle nuove chiusure fino a dopo Pasqua «un effetto domino anche sulle superfici alimentari collocate nelle grandi aree commerciali, con gli ipermercati che a febbraio hanno registrato un’ulteriore battuta d’arresto con un calo superiore al -5%». «Il ricorso massiccio ai discount
attesta il generale impoverimento delle famiglie», è l’allarme del Codacons, in linea con le preoccupazioni dell’Unione nazionale consumatori, che definisce i dati «fallimentari e drammatici, nonostante i saldi».

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