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L'intervista

Raffaele Consiglio: «Ora le aziende bussano al sindacato per trovare lavoratori»

Il segretario generale di Cisl Vicenza fotografa la difficoltà di coprire un posto di lavoro su due nel Vicentino
Raffaele Consiglio, segretario generale di Cisl Vicenza
Raffaele Consiglio, segretario generale di Cisl Vicenza
Raffaele Consiglio, segretario generale di Cisl Vicenza
Raffaele Consiglio, segretario generale di Cisl Vicenza

«Ora gli imprenditori chiedono a noi sindacato di trovare lavoratori. A volte se li rubano tra loro, sempre più ci chiedono una mano. Se ci mandate lavoratori, dicono, siamo pronti ad assumere». Allarga le braccia Raffaele Consiglio, segretario generale di Cisl Vicenza, di fronte all’ultima indagine sul fabbisogno occupazionale nel Vicentino, secondo cui oltre un posto di lavoro su due è difficile da coprire.

E lei segretario, che tutela i lavoratori, cosa risponde alle aziende?
La carenza di personale rischia di metterle in ginocchio e questo è un problema grave che riguarda tutti. Un tema complesso che non si risolve mettendo toppe, ma costruendo strategie a lungo termine.

Ad esempio?
C’è assoluta necessità di trovare politiche della famiglia che consentano la ricrescita della natalità.

Nel frattempo che ripartano le nascite come si può agire?
Procurarsi manodopera già formata dall’estero.

Lei ha criticato il sistema del decreto flussi e il click day appena rinviato, c’è una via d’uscita?
Ci sono due ordini di problemi. Il primo è la complessità delle richieste legata al fatto che deve essere già individuata la persona di cui si ha bisogno, oltre al fatto che vanno inseriti una serie di documenti tra cui l’asseverazione del commercialista sull'affidabilità economica dell'azienda e sul bilancio. Il vero problema è però la difficoltà per le nostre pmi di individuare persone all’estero.

Non basta la battaglia per l'allargamento dei flussi?
Una risposta sbagliata ad un problema che riguarda in realtà la selezione. Servono missioni nelle ambasciate estere e accordi bilaterali con alcuni Stati per la creazione di agenzie di selezione di competenze. La verità è che non abbiamo agenzie all’estero e questa è una cosa che ci differenzia da Stati come la Germania.

È semplice vivere nel nostro territorio per uno straniero?
Servono politiche di accoglienza e integrazione per un’immigrazione necessaria. Il primo investimento da fare nel nostro territorio, e mi rivolgo alla politica, sono appartamenti-foresterie a prezzi sostenibili almeno nel primo periodo. E non è un atto di carità, ma permettere ad un immigrato di lavorare senza l’aggravio di costi altissimi per un affitto.

Il Vicentino ha fame di competenze, come si affrontano?
Le competenze bisogna anche pagarle.

I lavoratori sono pagati troppo poco?
Tolta la bassa manovalanza e imprese, in realtà qui sempre meno, che pagano poco, il vero problema sono i costi elevatissimi del sistema esterno all'azienda che sottraggono ricchezza. L'inefficienza e la burocrazia purtroppo vengono pagate dal sistema produttivo e anche dai lavoratori.

È caccia ai giovani per il 37% delle imprese. Cosa pensa?
Ci sono progetti interessanti, ma il bacino dei giovani è sempre quello e c’è la gara a contenderseli.

Reperire e trattenere i giovani. Perché scappano?
Bisogna lavorare sui salari e sul rinnovo dei contratti, costruire premialità serie. E poi c’è un altro tema: i giovani chiedono i soldi necessari per vivere, ma vogliono vivere. Non vogliono per forza costruirsi la casa lavorando 12 ore al giorno.

Dal suo osservatorio, quando vede lavoratori soddisfatti?
Paga lavorare in un’azienda-simbolo conosciuta a livello globale. Paga quando si sentono creatori di cose belle. Dall’altra parte, nelle pmi, paga la partecipazione, il fatto di sentirsi integrato nella missione dell’impresa. E su questo possono lavorare sindacato e aziende insieme.

Lancia un messaggio alle imprese?
Mi piacerebbe un gruppo di lavoro e non di chiacchiere per disegnare insieme una strategia da imporre alla politica: costruire una cultura del buon lavoro per attirare persone e trattenere quelle che ci sono.

Roberta Bassan

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