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L'operazione finanziaria

Marzotto: la maggioranza del capitale è di Antonio Favrin

Il presidente in carica, già storico manager del gruppo tessile, ha acquisito le quote della famiglia Donà dalle Rose

Marzotto, Antonio Favrin non solo non lascia, ma... raddoppia. E si prende lo storico gruppo tessile valdagnese di cui è presidente, ruolo che ha assunto vent'anni fa, dopo l'uscita di scena di Pietro Marzotto. Il dirigente, entrato nella galassia Marzotto quasi 60 anni fa, tramite la propria Faber Five si è infatti aggiudicato alle buste, con un'offerta di una trentina di milioni, le quote di Trenora detenute da Manifatture Internazionali (MI), società che fa capo alla famiglia Donà dalle Rose, e ora avrà due mesi per perfezionare l'acquisto.

Un risultato, anticipato ieri da L'Identità, che arriva dopo un'offerta d'acquisto incrociata da parte delle due società, che finora detenevano ognuna il 40 per cento di Trenora, fondata da Umberto Marzotto e al quale è soggetta la capogruppo Marzotto spa. Alla fine, dalle buste aperte dal notaio Marchetti di Milano, sono uscite da un lato un'offerta con una forchetta da 22 a 32 milioni di euro presentata da Lodovico Donà dalle Rose (figlio di Andrea, fino alla morte, avvenuta nel 2022 a 76 anni, consigliere delegato e azionista di maggioranza); dall'altra quella, superiore, di Faber Five.

Scenario mutato

Una cifra che consente all'86enne Favrin di arrivare a possedere l'80 per cento di Trenora, mentre il restante 20 per cento resta in mano a Vittorio Marzotto, figlio di Umberto e Marta Marzotto, che potrà entro un mese esercitare il diritto di covendita in favore di Faber Five, per 16 milioni di euro. In quel caso Favrin diventerebbe l'unico azionista di Trenora, che attualmente detiene il 52 per cento del gruppo Wizard, che a sua volta controlla al 100 per cento la Marzotto. La famiglia Donà dalle Rose non esce comunque di scena, sebbene resti in minoranza, visto che Manifatture Internazionali possiede anche il 28,7 per cento di Wizard, mentre il 19 per cento è controllato da Simon Fiduciaria, che fa capo alle figlie di Giannino Marzotto. Uno scenario ben diverso, insomma, da quello che sembrava prefigurarsi nei mesi scorsi, quando pareva che proprio il presidente Favrin fosse intenzionato ad abbandonare l'azienda, vendendo le proprie azioni, e che proprio MI, affiancata dalla banca d'affari francese Lazard, fosse pronta a negoziare un prestito da 50 milioni per acquistarle.

La famiglia Favrin al comando

La famiglia Favrin, invece, resta ben salda alla guida di un gruppo che occupa oltre tremila persone tra Italia ed estero, con un fatturato 2023 stimato in circa 400 milioni di euro e un ebitda attorno ai 50 milioni. Con il presidente Antonio, ci sono infatti il figlio Davide, che è l'amministratore delegato del gruppo e la figlia Federica, che siede nel consiglio d'amministrazione, composto anche dal vicepresidente Andrea Guaccero e dai consiglieri Donatella Ratti, Federico Torresi e Vittorio Marzotto.

Una solidità famigliare che l'ingegnere aveva sottolineato in autunno, quando si era cominciato a sentir parlare di riassetto. Al contrario, la compagine di MI negli ultimi anni si è abbastanza complicata. Se, infatti, inizialmente faceva capo a Andrea, Rosanna e Isabella, figli di Italia Marzotto e Leonardo Donà dalle Rose, dopo la morte dei primi due era diventata una partita a otto, con Isabella, i quattro figli di Rosanna e i tre di Andrea, tra cui Lodovico, diventato amministratore delegato.E non è tutto. Con questa operazione, infatti, Faber Five diventa anche azionista di maggioranza di Ratti spa, detenendo il 68 per cento dell'azienda comasca produttrice di tessuti pregiati fondata nel 1945 da Antonio Ratti. Una società, quest'ultima, che è anche quotata in Borsa, circostanza che offre a Favrin un'ulteriore opportunità. Tramite una fusione inversa, potrebbe infatti riportare a Piazza Affari uno dei più importanti player tessili a livello internazionale.

Maria Elena Bonacini

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