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LA STORIA

L'azienda rischiava di chiudere subito. Ora esporta in tutto il mondo

La Convett di Bressanvido ha un ruolo primario nel settore dei sistemi di raffreddamento per trasformatori di potenza
Lo stabilimento della Convett a Bressanvido, l’azienda è stata fondata nel 1981
Lo stabilimento della Convett a Bressanvido, l’azienda è stata fondata nel 1981
Lo stabilimento della Convett a Bressanvido, l’azienda è stata fondata nel 1981
Lo stabilimento della Convett a Bressanvido, l’azienda è stata fondata nel 1981

Può un’azienda metalmeccanica che opera in un settore maturo, pressato dalla concorrenza straniera, guardare al futuro con ottime prospettive? Sì, se nel tempo ha investito in tecnologie, innovazione, sostenibilità, affinando il proprio know-how e ingrandendosi. Oggi Convett di Bressanvido può contare sul coinvolgimento in molti progetti delle multinazionali del settore dell’energia e la sua crescita è strettamente connessa alla transizione energetica verso le fonti rinnovabili e al processo di elettrificazione in cui i sistemi di raffreddamento per trasformatori di potenza e distribuzione che produce sono indispensabili. Un bel traguardo per un’impresa che poco dopo la fondazione era già prossima al fallimento e oggi è un gruppo da 23 milioni e mezzo di fatturato con 90 dipendenti. 

La storia

La storia è quella di un riuscito passaggio generazionale e di un’azienda familiare che, per certi versi, ha dell’incredibile. Nel 1981 l’architetto Vittorio Veller avviò la produzione del primo radiatore tubolare ideato da un artigiano vicentino, un prodotto che garantiva un’efficienza superiore anche del 30% a quelli in lamiera stampata. Tre anni dopo l’avventura si sarebbe conclusa lì se Margherita Carta, moglie del fondatore e insegnante di lingue in pensione, non avesse risollevato le sorti dell’attività affinando insospettabili doti imprenditoriali.

Non solo in pochi anni riportò in pari l’azienda, ma avviò il processo di industrializzazione, introdusse l’innovativo impianto di raffreddamento a pareti ondulate guadagnandosi un vantaggio competitivo sulla concorrenza, riuscì a far omologare a livello interazionale i prodotti aprendosi all’export. Solo nel 2005, dopo una lunga esperienza internazionale in Fiamm, Giuseppe Veller, figlio dei fondatori, è entrato in azienda avviando un importante piano di investimenti nella filiera. 

Il fatturato è in crescita

Allora l’azienda fatturava 3 milioni di euro, nel 2024 prevede di toccare i 25. «Siamo primi al mondo - spiega l’ad di Convett - per capacità produttiva nei trasformatori a pareti ondulate che esportiamo ovunque. A dicembre è entrata nel gruppo la carpenteria Tf di Dueville, proseguendo l’espansione iniziata nel 2019 con l’acquisizione di Salfer di Valdagno; riunita con Officina Bee di Cornedo in un unico stabilimento, in 4 anni Salfer è passata da 2 milioni a 9 milioni di ricavi». 
Proprio negli anni in cui Convett si ingrandiva il settore contava invece vittime illustri come la multinazionale tedesca Menk, schiacciata dai competitor dei Paesi emergenti. 

La sfida globale

«Ci confrontiamo con produttori indiani, cinesi e turchi - spiega Veller - ma grazie agli investimenti in automazione, alle competenze di processo, nella progettazione, nella verniciatura siamo riusciti a proteggere il business. Nessuno ha la tecnologia per replicare i nostri prodotti. Dopo il Covid le multinazionali dell’energia si sono rese conto di essere troppo sbilanciate verso il Far East e hanno ripensato le loro catene di fornitura; inoltre gli investimenti in sostenibilità si sono rivelati determinati per accreditarci con i colossi dell’energia, che con la riconversione energetica prevedono di raddoppiare la crescita entro il 2030. Con le multinazionali del settore abbiamo in corso diversi progetti. Anche l’IA sta giocando un ruolo importante: la necessità di energia elettrica dei data center è in rapidissimo aumento e si stanno moltiplicando le richieste di sistemi di raffreddamento per i data center».

Convett ha anche intrapreso il percorso Elite della Borsa

«Non abbiamo intenzione di aprire il capitale, anche se ogni giorno riceviamo manifestazioni di interesse dai fondi di equity. È un’occasione di grande arricchimento, così come si sta rivelando prezioso il corso di alta formazione con il Cuoa intrapreso grazie a un’iniziativa di Confindustria Bassano. Perché si cresce anche nello scambio con altri imprenditori e con i docenti che aiutano a capire i cambiamenti e a intravedere nuove opportunità».

Cinzia Zuccon

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