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Un Maestro che ben lavora poi scompare

ADONE BRANDALISE
Il prof. Adone Brandalise, docente a Padova
Il prof. Adone Brandalise, docente a Padova
Il prof. Adone Brandalise, docente a Padova
Il prof. Adone Brandalise, docente a Padova

L'ironia come chiave del rapporto tra allievo e maestro. Adone Brandalise, docente di teoria della letteratura all'Università di Padova, ha recentemente dialogato con il suo allievo Andrea Celli, assegnista al Dipartimento di Lingue e Letterature di Padova. I due hanno dato vita ad un dibattito su “Iniziazione e tradizione” alla Società generale di mutuo soccorso. Brandalise, funambolo della parola, è un filosofo e un letterato. Il suo discorso è partito da un dato di fatto: «Gli studenti, oggi, hanno la tendenza ad essere molto indulgenti nei confronti di chi insegna all'Università». Prof.Brandalise, lei ha avuto maestri nella sua vita? Ho una convinzione: ho sempre cercato di fare compagnia a persone che nutrivano un qualche desiderio di sapere, vecchi oppure giovani. E in questi casi, non so mai chi apprenda o chi insegni. Chi è per lei il maestro? È colui che si prende coraggiosamente il compito di dire, di avviare il gioco. È possibile conversare con il proprio maestro? Per me è quasi sempre stato possibile, forse anche per una propensione personale ad accettare ruoli diversi. Il maestro è come il padre di famiglia. Si fa carico di essere colui che è supposto ed è in grado di sanzionare. Con il maestro si può discutere quando si è presi da ciò di cui ci si sta occupando. Lei si ritiene un buon maestro? Mi ritengo piuttosto scadente. Quando ho la sensazione che il mio discorso diventi istrionico, divento come Totò, lascio cadere tutto! Nella letteratura ci sono esempi notevoli del rapporto allievo-maestro? Nel romanzo di Hermann Hesse, “Il gioco delle perle di vetro”, c'è un importante dialogo che il Magister musicae intrattiene con il protagonista. Nulla di eccezionale, ma fanno qualcosa insieme. I due vanno allo stesso tempo. È un romanzo carico di significati e il dialogo tra i due è una immagine molto bella. Fin dove il maestro deve accompagnare l'allievo? Se il maestro ha ben lavorato, non deve più esserci, perché l'allievo ha imparato a fare il maestro. Pensate, è come andare in roccia, fare un passaggio. Il maestro non può essere presente in quel momento. L'allievo paga solo se ha un rapporto di ascolto con se stesso sbagliato. Chi è l'iniziato? Quando incontriamo un maestro, accediamo ad un'iniziazione. Non c'è cosa peggiore del finto iniziato che ha imparato a memoria tutte le parole del suo maestro.

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