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L'intervista

Vitaliano Trevisan: «Se mi chiedono il green pass non andrò in scena o su un set»

Vitaliano Trevisan ha preso pubblicamente posizione contro il green pass. Al GdV ne dice i motivi
Vitaliano Trevisan ha preso pubblicamente posizione contro il green pass. Al GdV ne dice i motivi
Vitaliano Trevisan ha preso pubblicamente posizione contro il green pass. Al GdV ne dice i motivi
Vitaliano Trevisan ha preso pubblicamente posizione contro il green pass. Al GdV ne dice i motivi

Se c'è un lusso che Vitaliano Trevisan si è sempre concesso è la schiettezza. La nuda e cruda libertà («ma non usare quella parola, semplicemente non dipendo, non sono compromesso con la politica») di dire e fare esattamente ciò che pensa. E ciò che pensa, che dice e che fa, alla vigilia dell'entrata in vigore del green pass per accedere ai luoghi della socialità - dunque teatri, dunque cinema, dunque eventi culturali, letterari e via discorrendo - è prendere posizione.
"Ritengo che, in questo momento, sia giusto, da parte mia, prendermi pubblicamente le mie responsabilità: non andrò in scena o su un set se mi verrà richiesto green pass e/o tampone".
Con queste parole, messe a verbale sulla sua pagina Facebook, lo scrittore, attore e drammaturgo vicentino (si divide tra la sua Campodalbero di Crespadoro e una nuova vita nelle campagne della provincia di Pisa) diventa così uno dei primi artisti italiani a esprimere pubblicamente le sue idee sulla carta verde sanitaria.

Fino ad ora non lo ha fatto quasi nessuno tra i suoi colleghi, pro o contro che siano.
No, nessuno si è esposto, a parte Gassman - cito lui perché lo conosco - ma si sa che è filogovernativo (già nel dicembre scorso l'attore romano aveva auspicato la messa al bando da ristoranti e negozi per chi non si fosse vaccinato, ndr). Io invece non sono compromesso con la politica, non dipendo dall'apparato pubblico-privato, nessuno mi sovvenziona, non ricevo contributi da Comune, Regione o altre istituzioni, a differenza di tanti colleghi, legati all'andamento elettorale. E poi per quanto mi riguarda è una scelta che ha anche un valore etico.

Una scelta consapevole, in termini di possibili conseguenze negative sul piano professionale?
La difesa di una scelta può costare, sarebbe strano se non costasse nulla. Sembra che non ne sia consapevole? L'ho scritto chiaramente nel post. Per esempio è probabile che al debutto de "Il delirio del particolare" (vincitore del Premio Riccione 2017, ndr), a Brescia il 18 ottobre, io non ci sia. Ovviamente sarò invitato e se mi verrà chiesto il green pass - che per me è un mezzo discriminatorio e illegittimo - non ci andrò e così accadrà per tutto, tanto non credo sentiranno la mia mancanza. Green pass o tampone, se li pretendono io non ci sarò più.

Problemi con i tamponi?
Mi hanno distrutto il naso, dopo che ne ho fatti non so quanti durante le riprese di "Un passo dal cielo". Per un mese e mezzo di scene, che abbiamo girato tra ottobre e novembre 2020, alla fine avevo il naso come quello di un cocainomane incallito, una rinite che ho portato avanti a lungo.

Com'è stato tornare a recitare?
È come andare in bicicletta e poi devo guadagnarmi da vivere. Scrivo commedie e drammi, insegno drammaturgia e faccio anche l'attore. Ma solo quando, come nel caso della fiction, mi chiamano direttamente, senza sottopormi a stupidi provini che io non faccio e lo sanno. Per cui ho accettato.

Conosceva la serie di Rai 1? È piuttosto popolare.
No, io non ho la tv. Ma non è rilevante, per me tra cinema o televisione non c'è differenza, recitare è un lavoro che faccio con grande serietà.

E per il grande schermo e il teatro? Ci sono progetti?
Sono in trattativa per una sceneggiatura per il cinema. A teatro sta girando "Giulietta", che un testo del 2004, poi, dicevo, il 18 ottobre debutta a Brescia "Il delirio del particolare", mentre l'anno prossimo è prevista una coproduzione di "Works" tra Bolzano e lo Stabile del Veneto, ma non la curerò io. Ho delegato.

Si è stancato di "Works", che è uno dei suoi titoli più emblematici?
Semplicemente non ne voglio più sapere, l'ho fatto, l'ho chiuso e non mi riguarda più, come per tutte le pubblicazioni.

Da quella pubblicazione - era il 2016 - non è più uscito nulla, fino ad ora. Sta per dare alle stampe un nuovo libro?
Sì, sempre con Einaudi Stile Libero, devo consegnarlo per ottobre, poi dovrebbe uscire con il nuovo anno. Ecco perché torno spesso a Crespadoro dalla Toscana, almeno 10 giorni al mese. E comunque cinque o sei anni per un libro non sono niente.

Che opera è?Chiamala come vuoi, io non li definisco i miei libri. Si intitola "Tulipani neri, un quaderno nigeriano", è uno scritto di 300 pagine.

Sta insegnando attualmente?
Insegno dove mi chiamano. Ho tenuto corsi a Lugano, a Milano, a Trento, online o in presenza, finché si poteva.

Crede nei vaccini?
Credere è una questione che ha a che fare con la religione, non con i vaccini.

Si è vaccinato?
È una domanda che puoi farmi, ma non devo rispondere, sono affari miei. L'ho scritto anche su Facebook: "Non sono tenuto a giustificare la mia scelta più di quanto sia obbligato a rispondere al telefono o al campanello di casa. Ps.: continuerò a scrivere copioni e sceneggiature anche se non potrò essere presente a spettacoli o proiezioni".

Giulia Armeni

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