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Il libro

La storia della Olivetti dagli archivi ai dépliant. Un mondo di design e arte

Pubblicato dalla vicentina Ronzani, raccoglie saggi, foto, brochure e comunicazione dell'impresa che ha segnato un'epoca

La Olivetti di Ivrea rimane nella storia dell'imprenditoria italiana un segno di rinascita antropologica, culturale, sociale. Un crocevia di saperi eterogenei, di spiccate competenze tecnico - professionali. E verrebbe da dire anche artistiche. O meglio comunicative. Ne parla un corposo volume, edito dalla vicentina Ronzani "Olivetti . Storie da una collezione" (334 pagine) di Sergio Polano e Alessandro Santero che, per la prima volta raccoglie e descrive con oltre 500 immagini di materiale pubblicitario e grafico proveniente dagli archivi della fabbrica e da collezioni private, novant'anni di impresa.

A sfogliarlo sembra di entrare in una delle città invisibili di Italo Calvino: Leonia che quotidianamente abbandonava i propri resti intrecciando il piacere dell'acquisizione di "cose nuove e diverse". Perché se Olivetti è la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere, come più volte ricordava Camillo (1868-1943) il fondatore dell'impresa; con il figlio Adriano (1901-1960) è diventata una costellazione dove iscrivere il lavoro di tanti artisti che puntavano anche sull'arte, sulla grafica e sul design per descrivere una massa incandescente di idee che nasceva e generava concetti anche sotto il profilo sociale. Più che un volume quello di Ronzani sembra un viaggio nel passato alla ricerca di una bellezza nascosta formata da manifesti, copertine, brochure, cataloghi, libretti di istruzione come quelli dedicati agli studenti, dépliant. E ancora schede e racconti.

Nella prima parte vengono raccontati i novant'anni dell'azienda e a scrivere è Sergio Polano, storico dell'architettura, docente di arte contemporanea a Venezia, scomparso due anni fa che si sofferma anche sul design del prodotto Olivetti; mentre Alessandro Santero, collezionista, antiquario cura tutte le schede critiche e bibliografiche. Ne esce una sorta di esposizione a forma di volume con un'originale e preziosa rilegatura alla svizzera dove, solo la quarta di copertina, è unita al blocco interno per una lettura più immediata. Ed ecco scorrere Dante Alighieri che guarda una macchina da scrivere ed è una pubblicità del 1912. Poi il tempo scorre si arriva ad architetti e designer come Marcello Nizzoli, Luigi Figini e Piero Pollini. E ancora Ettore Sottsass o Carlo Scarpa. Per passare poi ai lavori di grafica anche pubblicitaria a cui Adriano Olivetti aveva dato mano libera a Bruno Munari, Erberto Carboni, Giovanni Pintori, Albe Steiner e con testi scritti da Elio Vittorini, Franco Fortini e Leonardo Sinisgalli. Ogni pagina racconta una suggestione, un'idea, una compenetrazione di segni, figure e memoria che riportano indietro quando la tecnologia era uno strumento. Non certo un fine.

Chiara Roverotto

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