Non s'è mai vista un'opera pari a un condominio di cinque piani dentro una villa veneta monumentale, attorno alla quale da quattro secoli si accomoda il borgo. Montorso diventa il centro dell'arte contemporanea più ambiziosa e visionaria del 2024: si inaugura l'1 marzo l'installazione dell'artista catalano Jorge R Pombo, 50 anni, che ha ultimato il suo Nuovo Giudizio Universale nel salone di villa Da Porto, scelto per gli oltre 15 metri di altezza utili a ospitare la tela composta da 13 pezzi per 180 metri quadrati di pittura che tolgono il fiato.
L'artista Jorge R Pombo
Pombo non è nuovo al confronto con grandi capolavori: da Barcellona s'è trasferito negli anni a Parigi, poi a New York, passando per la Groenlandia e la Siberia dove si è misurato con situazioni climatiche estreme ed ha lavorato su mappe ed edifici. A Lucca ha riletto la Passione in Velasquez e Caravaggio; a Venezia si è cimentato su Tintoretto alla Scuola Grande di San Rocco e alla Biennale 2022, nel padiglione del Camerun, ha proposto variazioni sul Salvator Mundi di Leonardo. Al Museo Diocesano di Vicenza nello stesso anno ha anticipato il Giudizio con una separazione biblica delle acque. Poteva non provarci con Michelangelo? Negli ultimi anni Jorge Pombo, insediatosi a Reggio Emilia, ha costruito la sua sfida: complice la pandemia, ha sognato uno spazio immenso dove ricreare a modo suo la Cappella Sistina e ha posto le basi per realizzarla con la galleria veronese ARTantide di Paolo Mozzo che lo promuove.
L'opera a villa Da Porto
Aderente al movimento di Arte etica, l'artista ha voluto coinvolgere nell'impresa persone a rischio di esclusione sociale per i loro trascorsi in carcere o tra le dipendenze. Individuati da Comune e Caritas di Reggio Emilia, li ha assunti e resi corresponsabili dell'opera che è stata composta per la prima volta a villa Da Porto, dove il gallerista Mozzo è arrivato chiamato da un altro artista, Alberto Salvetti, per la Biennale d'arte di Montorso. Casi fortuiti e incroci si sono concretizzati nel sì alla mostra da parte del sindaco Diego Zaffari e della presidente della Pro loco Daniela Bastianello.
Oltrepassando il portone ligneo, l'impatto è cinematografico: la parete di sinistra, assicurata a ponteggi, si alza sulla composizione vaticana che qui è interamente sfocata, perdendo l'identificazione dei personaggi a favore della loro universalità. Il Giudizio c'è e non c'è, così come il confine tra bene e male, tra condannati ed eletti, in modo «che chiunque, indipendentemente dalla propria religione o fede, possa cercare e identificarsi». Cristo si intuisce appena e diventa pura luce. È una pittura ad olio non ripetibile poiché l'artista non la governa: disegna pazientemente la sequenza michelangiolesca, la dipinge alla maniera rinascimentale, poi la offusca con litri di solvente che sciolgono ogni contorno e liberano le forme. «Provoco l'incidente, non lo controllo, semmai lo accompagno nella transizione, verso risposte non dogmatiche ma contemporanee» aggiunge Pombo.
Un paio di video racconteranno al pubblico anche la genesi dell'opera (visite dal 2 al 31 marzo, da lunedì a venerdì 16-19, sabato e domenica 10-13 e 15-19, biglietto 5 euro), che proseguirà a Firenze dove a breve l'autore traslocherà per riprodurre le due pareti lunghe della Sistina e passare infine al soffitto. «Cercheremo alla fine un museo dove ricreare il tutto» assicura Mozzo, che ha già richieste dall'estero per esporre il Nuovo Giudizio.