<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Fino al 5 maggio

Il fascino dell’impossibile. Escher in mostra a Roma

Prorogata al 5 maggio (avrebbe dovuto chiudere il 1° aprile), la mostra “Escher” a Palazzo Bonaparte a Roma dà l’opportunità tanto di accostarsi per la prima volta a un artista dalla grandissima e inesausta influenza in numerosi mondi espressivi, quanto di scoprire ulteriori dettagli anche a quanti ne conoscano già l’opera.

Date per “scontate” (anche se non lo sono mai) le incisioni più celebri di Maurits Cornelis Escher (1898-1972), da “Giorno e notte” (1938) a “Mano con sfera riflettente” (1935), da “Mani che disegnano” (1948) a “Relatività” (1953), l’esposizione organizzata da Arthemisia e curata da Federico Giudiceandrea, grande esperto e collezionista dell’olandese, e da Mark Veldhuysen, presidente della M.C. Escher Foundation, dà modo ad esempio di cogliere in maniera pressoché esaustiva la grande importanza che esercitarono su Escher le ripetute visite in Italia, affascinato dal paesaggio non meno che dagli scorci di certi borghi del Meridione, oltre naturalmente dalla potenza delle architetture di Roma, dove soggiornò stabilmente per oltre dieci anni (è esposta la serie completa dei 12 “Notturni romani”), confrontandosi anche con i movimenti che animavano gli ambienti artistici. Lo stesso Giudiceandrea, nel catalogo Skira della mostra, sottolinea tra l’altro i paralleli tra lo stile di Escher e il linguaggio futurista; le suddivisioni geometriche che si ritrovano in Giacomo Balla (nelle “Compenetrazioni iridescenti” del 1912) possono aver rafforzano la vena geometrica escheriana che si sarebbe poi espressa al massimo nelle incisioni dedicate alla tassellatura del piano, cioè i modi per ricoprire una superficie piana con figure geometriche senza sovrapposizioni, teoricamente all’infinito.

Nella mostra un video spiega con semplicità e immediatezza appunto come, attraverso traslazioni e rotazioni di una stessa figura, si possa ricoprire un piano senza lasciare vuoti. I soggiorni italiani diedero modo a Escher di conoscere anche l’opera dell’incisore Giovanni Battista Piranesi, in particolare le “Carceri d’invenzione”: nella tavola “Arco gotico” «Piranesi, con un abile gioco prospettico – scrive Giudiceandrea nel catalogo - unisce due muri che si trovano su due piani diversi tramite un arco parallelo a ciascuno dei due muri, creando così una costruzione impossibile. Questa costruzione può essere considerata un archetipo del triangolo di Penrose, usato con grande maestria da Escher in due dei suoi capolavori del periodo della maturità: Belvedere del 1958 e Cascata del 1961. Non si sa se Escher si accorse della presenza di questa costruzione impossibile; certo sarebbe un’incredibile coincidenza se proprio lui, che diventerà il maestro incontrastato delle architetture paradossali e impossibili, non avesse notato quello che può essere considerato uno dei primi edifici impossibili raffigurati nella storia dell’arte».

Sono soltanto alcune delle suggestioni possibili di un’esposizione che in circa 300 opere ripercorre l’intera evoluzione dell’artista, presentando anche alcuni degli oggetti che gli appartennero, in una curiosa ricostruzione del suo studio-laboratorio. Sono presenti anche alcune matrici, accostate alle relative stampe; e forse ce ne vorrebbero ancora di più, nelle mostre di Escher, perché restituiscono con efficacia la complessità nel concepire un’opera in negativo, rispetto al risultato sulla carta, e di conseguenza l’estrema perizia dell’artista.

La sezione finale, Eschermania, testimonia la fortuna dell’olandese quale fonte d’ispirazione nell’arte, nella pubblicità, nella moda, nella musica, nella scienza, nel cinema. Così ci si diverte a scoprire da dove arrivino le scale semoventi di Hogwarts, nei film di Harry Potter, o la strana campagna pubblicitaria promossa da Ikea nel 2013. Tra i fumetti si segnala l’ottimo graphic novel “Escher. Mondi impossibili” (Tunué, 2022), testi di Lorenzo Coltellacci e disegni di Andrè Abiuso, che raccolgono la sfida di raccontare Escher confrontandosi con lui, saltando tra più piani narrativi fino a ricomporsi in una sintesi conclusiva: così come le superfici e i volumi escheriani, che secondo la logica non dovrebbero coesistere, ma lo fanno.

Informazioni sul sito https://www.mostrepalazzobonaparte.it/mostra-escher.php

Gianmaria Pitton

Suggerimenti