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Cerri e Calgaro Così due chitarre si danno la mano

DAL VIVO. Il tributo della Società del Quartetto al musicista di 83 anni
Pezzi originali di sofisticata inventiva e una carrellata di intramontabili standard, con l'aggiunta del tocco "blues" di Alberto Gurrisi alla tastiera

 Franco Cerri e Michele Calgaro hanno dato vita per il Quartetto a un raffinato "interplay", applauditissimo dal pubblico. COLORFOTO
Franco Cerri e Michele Calgaro hanno dato vita per il Quartetto a un raffinato "interplay", applauditissimo dal pubblico. COLORFOTO

 Franco Cerri e Michele Calgaro hanno dato vita per il Quartetto a un raffinato "interplay", applauditissimo dal pubblico. COLORFOTO
Franco Cerri e Michele Calgaro hanno dato vita per il Quartetto a un raffinato "interplay", applauditissimo dal pubblico. COLORFOTO

Antonio Stefani
VICENZA
Non pensate mai che i musicisti abbiano la testa fra le nuvole. Sanno benissimo quel che devono fare, una volta deciso cosa. "Jazz Standards & Originals" prometteva il concerto che ha affollato l'altra sera il Comunale, e il pubblico della Società del Quartetto ha ottenuto esattamente quanto annunciava la locandina.
Con una particolarità non indifferente, però. E cioè che se in una jam jazzistica gli standard sono un po' come le "arie d'obbligo" dei recital lirici, e uno spettatore sa pressappoco quanto aspettarsi, il discorso sulle composizioni originali è un elemento variabile: talvolta presente, talaltra assente, di fattura più o meno buona, più o meno ornata di feeling. Ebbene, in questa occasione i protagonisti in campo hanno giocato di squisitezze reciproche, affidate a uno stile oltre il tempo e le mode.
Franco Cerri ha portato in dote, ad esempio, un'idea come Vico dice che dà l'esatta misura della sua vena raffinata, meditativa, intuitiva; poi con Bluessenza ha offerto il destro ad Alberto Gurrisi, uno che sa dove sta di casa il blues, per tirare fuori il meglio dal suo organo al sapore di Hammond; mentre proponendo E venia da' campi che di cerri sentian, titolo preso a prestito dall'Ariosto per il suo album recente, ha dimostrato quanto sia ancora inventivo e frizzante il proprio estro armonico. Di fronte, e anch'egli con in braccio una Gibson modello L5 dall'indiscutibile fascino vintage, Cerri aveva Michele Calgaro, talento nostrano, che per festeggiare il maestro ha pensato bene di scrivere a sua volta una Porto Franco nuova di zecca, affettuosa pagina ricca di fresco perlage.
CONVERSAZIONE A TRE. Insomma, è andata così: in questa conversazione a tre felpata e nitida, ricca di uno swing spontaneo e consonante, sciolta in un interplay cordiale e alieno da qualsiasi eccesso virtuosistico, gli argomenti sui quali disquisire non sono mai mancati, con i discorsi personali inframmezzati da una vertiginosa serie di citazioni classiche.
Iniziata con Fine and Dandy, perla anni Trenta già cara a Django Reinhardt, la carrellata delle rivisitazioni ha poi regalato Copacabana come prima di molte incursioni in chiave di bossa nova giunte fino a Jobim, ha omaggiato Duke Ellington cesellando Caravan con inserti di Satin Doll (nel bis sarebbe inoltre arrivata Take the A Train), ha danzato sulla dolce Bluesette di Toots Thielemans, ha pure pennellato una sognante parentesi con Deborah's Theme, celeberrimo motivo di Ennio Morricone per il film C'era una volta in America.
Due chitarre e una tastiera sono così bastate per un summit dal gusto sempre elegante, dove la generosità di Cerri ha voluto che lo scambio di chiamate e risposte ponesse soprattutto in risalto le doti di Calgaro, perché signori si nasce e lo splendido ottantatreenne milanese ha giustamente premiato il senso artistico del giovane partner vicentino, con Gurrisi pronto a tessere un continuo tappeto di avvolgenti "note blu".
Inevitabili e fragorosi gli applausi che hanno premiato il trio e tutta la sua sapienza colloquiale, sfoderata davvero "in punta di dita": se la prossima volta si portano dietro anche un basso e una batteria, viene giù il teatro.

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