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La tragedia

Vicentino di 48 anni muore a Santo Domingo. La denuncia del padre: «È stato ucciso»

di Claudia Milani Vicenzi
Daniele Tombari viveva da anni nella Repubblica Dominicana dove gestiva un’attività. Per le autorità si tratterebbe di un incidente stradale
La vittima Daniele Tombari viveva da anni nella Repubblica Dominicana. A destra il padre Gino che non crede all'ipotesi di un incidente stradale
La vittima Daniele Tombari viveva da anni nella Repubblica Dominicana. A destra il padre Gino che non crede all'ipotesi di un incidente stradale
La vittima Daniele Tombari viveva da anni nella Repubblica Dominicana. A destra il padre Gino che non crede all'ipotesi di un incidente stradale
La vittima Daniele Tombari viveva da anni nella Repubblica Dominicana. A destra il padre Gino che non crede all'ipotesi di un incidente stradale

«Ma quale incidente stradale, è stato un omicidio. Mio figlio è stato ammazzato come un cane e lasciato su una strada». Gino Tombari, 74 anni, ha la voce rotta dall’emozione e dal pianto, ma giura che non si arrenderà, che scoprirà la verità: «L’ho promesso a mio figlio sulla sua tomba. Non mi fermerò».

Vicentino di 48 anni muore a Santo Domingo

La tragedia è avvenuta nei giorni scorsi nella Repubblica Dominicana dove Daniele Tombari si era trasferito molti anni fa e dove vive anche il padre. Il corpo del 48enne vicentino è stato trovato di sera lungo la strada di Punta Popi, accanto alla sua moto.

Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine del posto non ci sarebbero dubbi: si sarebbe trattato di un incidente stradale. L’uomo avrebbe perso il controllo dello scooter e, a causa del violento impatto sull’asfalto, si sarebbe provocato lesioni talmente gravi che non gli avrebbero lasciato scampo.

Il vicentino morto, Daniele Tombari, era socio e lavorava in una pizzeria

Il vicentino lavorava a Punto Italia, una pizzeria a Las Terrenas di cui era anche socio: la gestiva insieme ad altri due italiani. Percorreva quel breve tratto di strada (poco più di due chilometri) quattro volte al giorno, dunque lo conosceva benissimo e, secondo il padre, tutti sapevano che guidava molto piano. Ora si dovranno attendere i risultati dell’autopsia e ci vorranno probabilmente settimane, forse anche un paio di mesi ma Gino Tombari evidenzia già tanti, troppi dettagli che non quadrano ed è certo che suo figlio sia stato ucciso da qualcuno che sapeva sarebbe passato lungo quella strada e gli ha teso un’imboscata.

Il padre Gino Tombari accusa: «Mio figlio è stato ammazzato»

«Sono stato avvisato della tragedia da un collega di mio figlio poco dopo le 22 del 13 novembre. Eppure sul certificato di morte è stato scritto che è deceduto il 14 e questo non è esatto - considera Gino Tombari -. Poi la dinamica: come detto con quello scooter mio figlio andava pianissimo, se anche fosse caduto non si sarebbe provocato simili lesioni: aveva un occhio tumefatto, i denti rotti, traumi alla testa da entrambe le parti, il collo spezzato. Come se non bastasse la sua moto non ha un graffio». 

I sospetti del padre su una ragazza e la cassetta di sicurezza svuotata

Il padre ha sospetti precisi e chiede che s’indaghi e che si scavi fino ad arrivare alla verità. «Sono convinto che sia coinvolta una ragazza che aveva frequentato e che lei abbia assoldato qualcuno. C’è poi un altro aspetto molto grave - continua -. La cassetta di sicurezza è stata svuotata. Ho saputo che il mattino dopo la tragedia, alle 8, una donna si sarebbe presentata in ufficio per aprirla e prendere tutto il contenuto». All’interno, secondo il 74enne, non ci sarebbero stati solo importanti documenti ma anche parecchio denaro.

«Solo tre giorni prima avevo dato a mio figlio 12 mila dollari, 650 euro e 20 mila pesos - continua -. Dovevano servire per aprire un’attività, un piccolo negozio di alimentari in zona nel quale avrei lavorato io. Mi ero appena trasferito dalla capitale, proprio per poter stare più vicino a lui. Di tutte quelle banconote nessuna traccia. Sono spariti anche i documenti del notaio perché recentemente mio figlio aveva voluto intestare a me la sua casa». 

Secondo Tombari il figlio Daniele negli ultimi tempi aveva paura

Secondo Tombari il figlio Daniele negli ultimi tempi aveva paura. «Poco più di un mese fa, prima di traslocare, ero stato chiamato per un’urgenza. Mi avevano detto che mio figlio era ubriaco ma quando ero arrivato lo avevo trovato con il naso rotto. Il giorno dopo lui non aveva voluto fornirmi troppi dettagli, mi aveva detto che era stato spinto ma io non gli avevo creduto. Per me era chiaro che gli avevano rifilato un pugno. Non ho mai saputo chi fosse stato». 
 

Il padre Gino vuole la verità a tutti i costi

Il padre Gino vuole la verità a tutti i costi ed è costantemente in contatto con l’ambasciata. «Il mio timore è che l’intera questione venga affrontata con troppa leggerezza e liquidata in fretta». E a questo proposito il suo pensiero va a un altro vicentino che, nel febbraio del 2016, aveva trovato la morte a Santo Domingo, Cristiano Gallo, allora 43enne. «Lui e mio figlio erano amici e avevano lavorato insieme - spiega -. Al tempo le forze dell’ordine dissero che Daniele si era reso irreperibile. Non era così e infatti rilasciò subito dichiarazioni anche ai giornalisti spiegando di non essersi affatto allontanato. Viveva e lavorava sempre nello stesso luogo ma da tempo non era più in società con l’amico e si erano persi di vista».

 

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«Solo quando avrò avuto tutte le risposte potrò tornare in Italia» 

«Ho paura che questa vicenda rimanga insoluta. Io non avrò pace e non lascerò questo Paese fino a quando non avrò saputo esattamente che cos’è successo. Solo quando avrò avuto tutte le risposte potrò tornare in Italia». 

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