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Arzignano

«Sono stato tradito
da un sì messo
su Facebook»

Arben Suma, l’operaio conciario kosovaro residente ad Arzignano sospettato di avere simpatie con gruppi filo-Isis
Arben Suma, l’operaio conciario kosovaro residente ad Arzignano sospettato di avere simpatie con gruppi filo-Isis
Arben Suma, l’operaio conciario kosovaro residente ad Arzignano sospettato di avere simpatie con gruppi filo-Isis
Arben Suma, l’operaio conciario kosovaro residente ad Arzignano sospettato di avere simpatie con gruppi filo-Isis

ARZIGNANO. «Domani vado alla Wind e chiudo tutto, vaff... a internet». Perché, spiega, la colpa di quello che gli sta succedendo è di quello scambio di battute via Facebook con Samet Imishti, arrestato l’altro ieri per apologia del terrorismo e istigazione all’odio razziale. Ma lui, Arben Suma, 30 anni, di terroristi e guerra santa dice di non saperne niente.

Apre casa sua, Suma, ultimo piano di un condominio in via 25 aprile ad Arzignano. C’è la moglie Mirvete che aspetta un bambino, nessun velo e l’accento veneto e sua figlia, bionda con gli occhi azzurri. Apre casa sua e apre anche tutti i cassetti: «Ecco guardate dove volete, come hanno fatto gli agenti della Digos, non ho niente da nascondere». Eppure la Procura di Brescia sospetta che sia vicino a Imishti e che simpatizzi per la Jihad.

«Quelli della Digos sono stati gentili - dice -, non volevano neanche svegliare la bambina». Allora lo conosce Imishti, quello che scriveva su Facebook «vogliamo come legge la Sharia in Europa» e dopo la strage di Parigi commenta «questo è solo l’inizio?». «Me lo hanno chiesto anche i poliziotti. Potevo cancellare Facebook, invece ho lasciato tutto lì, così si può leggere. Il nome di Imishti l’ho visto nel 2014 su Facebook, è della mia stessa città in Kosovo. Mi ha chiesto l’amicizia, ho detto sì. Abbiamo parlato di lavoro, che io non lo avevo e volevo tornare in Kosovo, lui ha risposto “ma sei matto? là non c’è lavoro”». Non l’ho mai visto, né gli ho mai parlato, non ho il suo cellulare. Quello che scrive? Per me è fuori di testa».

Racconta Suma che lui fa una vita normale, lavoro-casa-lavoro «o dai suoceri qui vicino». «Sono musulmano ma non sono molto praticante». Fa vedere gli orari della conceria Progetto Italiano dove lavora, 10 ore al giorno: «Ecco qui c’è l’assenza per la preghiera, qui non l’ho neanche fatta...». Ma perché ha messo su internet quelle frasi sulla Francia dopo Parigi, «sono solidale con loro nella stessa misura in cui loro sono solidali con le vittime musulmane?». «Era un’opinione, e si riferiva alla guerra con la Serbia in Kosovo. Forse non era il momento per metterla, ho sbagliato». Nelle foto della sua pagina Facebook ci sono bandiere dell’Isis, c’è scritto «La Jihad è per la causa di Allah». Arben Suma scuote la testa: «Non è vero, non sono bandiere dell’Isis. E quella frase la conoscono tutti i musulmani».

Fa vedere dl cellulare tutte le foto del suo profilo Facebook: foto di famiglia, la figlia, casa sua in Kosovo, gli amici. «Ecco, questo c’è». Però c’erano anche i sermoni dell’imam filo-Isis Mermishi, arrestato in Kosovo... «Sì, ho messo quel sermone perché mia mamma è malata e quando ero in Kosovo siamo andati a trovarlo per farla guarire, lei crede che gli abbiano fatto una magia, una maledizione». E Arben Suma cosa pensa dell’Isis? «Che per colpa loro ho paura di andare a Venezia con la mia famiglia. Come si cura l’Isis? Facciamoli sparire dalla faccia della Terra, basta mandare diecimila soldati».

C’è anche quel libro che gli hanno sequestrato. Il titolo è più o meno «Cosa fare se si offende il Profeta». Dentro c’è un capitolo su «legittimità e obbligatorietà di uccidere chi oltraggia il Profeta». «Il libro? Ho letto appena l’inizio. E poi si riferisce a cosa fare se un musulmano offende il Profeta. L’obbligo di uccidere lo intendo come uno Stato, esempio l’Arabia Saudita, che uccide per legge. Uccidere chi offende Maometto? Ma no. Una volta durante la preghiera ho spinto per scherzo quello inginocchiato davanti a me ed è caduta tutta la fila - ride -. Per fortuna che non c’era un fanatico in mezzo...».

Suona un vicino di casa, si salutano. Suma gli dice «voglio fare una riunione con tutto il condominio, per spiegare...». Spiegare che lui con Isis e terrorismo non ha niente a che fare. E neanche con l’Islam più rigido. Farebbe cantare i cori di Natale a sua figlia? Ride e mostra il quadro di Babbo Natale sulla slitta appeso in camera.

Alessandro Mognon

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