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VICENZA

Permessi di soggiorno in cambio di droga. Inflitti 5 anni all’ex vicequestore

Michele Marchese, ex capo della Squadra Mobile, è stato condannato in primo grado per corruzione e procurato ingresso illegale di stranieri
L’ex capo della Squadra mobile della questura è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione
L’ex capo della Squadra mobile della questura è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione
L’ex capo della Squadra mobile della questura è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione
L’ex capo della Squadra mobile della questura è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione

Superando le richieste della procura - che tramite il pubblico ministero Serena Chimichi aveva sollecitato una condanna a tre anni di reclusione - ieri il tribunale Collegiale, presieduto dal giudice Filippo Lagrasta, ha condannato l’ex capo della squadra mobile della questura, Michele Marchese, a cinque anni e quattro mesi di reclusione.

Riconosciuto colpevole

L’imputato, difeso dall’avvocato Marco Dal Ben, è stato riconosciuto colpevole di tre episodi di corruzione e di procurato ingresso illegale di stranieri a cui l’ex vice questore concedeva il permesso di soggiorno in cambio di sostanza stupefacente (cocaina) cedutagli da Lucio Cerciello, per cui erano stati chiesti due anni e 11 mesi. Cerciello, a sua volta, rappresentato dall’avvocato Filippo Biolo, è stato invece condannato a quattro anni, undici mesi e 15 giorni di reclusione.

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Le altre condanne

Pronunciate condanne anche nei confronti di Everest Ajazi (avvocato Andrea Cirillo) e Armando Sula (avvocato Francesca Casarotto) entrambi cittadini albanesi a cui il Collegio ha inflitto un anno e mezzo di reclusione e 15 mila euro di multa. 
A due anni di carcere e 15 mila euro di multa è stato inoltre condannato un altro cittadino albanese, Behar Fiora, difeso dall’avvocato Alberto Pellizzari. Non luogo a procedere, per intervenuta prescrizione, nei confronti di altri tre imputati: i cittadini albanesi Brixhilda Lanaj; Ardian Shuka ed Ervis Menko. Il Collegio ha inoltre dichiarato Marchese interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l’esecuzione della pena. Una sentenza, quella nei confronti dell’ex capo della Mobile, che il suo legale ha già dichiarato di voler appellare.

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Si andrà in appello

«La riteniamo una sentenza non conforme alle risultanze dibattimentali e che quindi appelleremo sicuramente davanti alla Corte d’Appello». L'ex vice questore, secondo l’accusa confermata poi nel corso del dibattimento, ha acquistato droga da Cerciello impegnandosi in cambio a fargli avere permessi di soggiorno per amici e parenti; da qui l'accusa di corruzione, e procurato ingresso illegale di cittadini extracomunitari. «L'anello finale della catena (che portava appunto al rilascio dei permessi di soggiorno illegali) era chiaro sin dall'inizio che era rappresentato da un pubblico ufficiale», aveva spiegato il pubblico ministero nel corso della sua requisitoria.

I fatti al centro del dibattimento

I fatti al centro del dibattimento conclusosi ieri si erano svolti, stando alle intercettazioni telefoniche e alle altre prove emerse nel corso delle indagini preliminari, coordinate dalla procura ed eseguite dalla sezione antidroga della squadra mobile diretta da Davide Corazzini (subentrato proprio a Marchese) in un periodo di tempo compreso tra il 2013 e il 2015. «Marchese- aveva insistito l'accusa - non poteva rilasciare permessi di soggiorno per motivi di giustizia (adducendo la giustificazione che Cerciello fosse un collaboratore della polizia ndr); perché nessuno ha mai collaborato con la squadra mobile. Stiamo invece parlando di una pratica palesemente illegale». Una “pratica” costata all’ex vice questore più di 5 anni di carcere.

Matteo Bernardini

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