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Vicenza

Ciclista colpito da infarto in strada e salvato. L'incontro con i suoi "angeli" dopo il bypass

Un carabiniere della Setaf e la caposala del pronto soccorso gli hanno praticato il massaggio cardiaco per 25 minuti

Lei lo salva con un massaggio cardiaco mentre è esanime per un infarto che può costargli la vita. Lui chiede di vederla appena i cardiochirurghi del San Bortolo gli hanno impiantato un by pass. Una tragedia sfiorata e un lieto fine di sapore natalizio. La storia risale a poco più di due mesi fa. Un giovedì. Erano all'incirca le 18.30. L'uomo, un ciclista di 57 anni di Piazzola sul Brenta, uno di quelli ligi ai controlli che ogni anno si sottopongono alla visita per l'idoneità all'attività agonistica, pedala a ritmo veloce in sella alla sua bici da corsa accanto a un amico di escursioni a due ruote quando all'improvviso, all'imbocco della rotatoria di Longare, si accascia come un sacco vuoto sull'asfalto, finisce contro il guardrail e cade fuori della carreggiata. Quasi a fulminarlo un infarto del miocardio.

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Un trombo ha occluso l'arteria, il sangue non irrora più, l'uomo perde i sensi, il cuore si blocca, il respiro scompare. Senza un intervento in rapida successione, il massaggio cardiaco, il soccorso del 118, il trattamento tempestivo in ospedale, il ciclista di Piazzola che da sempre ama la bici e le corse non avrebbe scampo o andrebbe incontro a danni gravissimi.

Il primo a soccorrere l'uomo è un carabiniere della Setaf

Il primo ad accorrere è un carabiniere in servizio alla Setaf. Giunge con l'auto in quel preciso momento proprio esattamente in quella curva. Capisce al volo cosa sta accadendo. Si ferma. Allerta il 118. Poi, come gli ha indicato l'operatrice del Suem, inizia a praticare il massaggio cardiaco. Dopo pochi istanti arriva Nadia Scarzello, la caposala del pronto soccorso dell'ospedale di Vicenza, un'esperta di medicina di urgenza che queste situazioni in pericolo le vede e le affronta ogni giorno. Ha terminato il lavoro e sta ritornando a casa a Castegnero. Si ferma anche lei. Dà il cambio al carabiniere. Comprime il torace del ciclista poggiando le mani a braccia tese una aperta e l'altra sopra al centro del petto, esegue a regola d'arte quella manovra che serve a "mimare" il lavoro del cuore per far sì che il sangue continui a circolare. È una lotta contro il tempo.

Due persone si alternano ad eseguire il massaggio cardiaco

Nadia e il militare si alternano. Sanno che da quando il cuore smette di pompare le possibilità di sopravvivenza precipitano del 10 per cento ogni minuto, e che dopo 5 minuti a cuore fermo il cervello può subire traumi senza ritorno. E loro vanno avanti senza sosta per 25 minuti. Ma ecco la sirena, i lampeggianti blu. L'ambulanza è una di quelle dotate di tutto per l'emergenza. Ecco l'equipaggio del 118. Il medico imbraccia il defibrillatore. Occorrono 3 violente scariche. Poi l'uomo si scuote. Riprende a respirare. È il primo passo.

Il ricovero e le cure in ospedale

Lo caricano su una lettiga. Al San Bortolo è pronto il team dell'emodinamica. Il trombo viene disostruito con uno stent. Il ricovero in rianimazione, in Ucic. La dimissione. L'uomo è salvo. Il ciclista non sa come esprimere la sua riconoscenza. Scambia messaggi con la caposala e il carabiniere. Nasce un'amicizia. Come fosse rinato per merito loro. La scorsa settimana, prima di Natale, l'impianto del by pass ormai indispensabile. E appena sveglio dall'anestesia l'invocazione: «Voglio vedere Nadia. Senza di lei adesso io non sarei qui».

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