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Arsiero

Un addio commosso davanti alla tragedia

I funerali dei coniugi falciati da un'auto sulla statale 350. Il parroco: «Tre fratelli in 60 giorni. È possibile?»

 La chiesa parrocchiale gremita di fedeli durante le esequie. CISCATO
La chiesa parrocchiale gremita di fedeli durante le esequie. CISCATO

 La chiesa parrocchiale gremita di fedeli durante le esequie. CISCATO
La chiesa parrocchiale gremita di fedeli durante le esequie. CISCATO

Per qualche ora è smesso di piovere, ma il cielo è rimasto ugualmente plumbeo, solcato di nuvoloni neri e minacciosi, nel giorno del triste addio a Francesco Borgo e a Maria Antonietta Serafin, i due anziani coniugi che sono stati falciati da un'auto domenica scorsa, mentre passeggiavano ai bordi delle statale 350. Due arsieresi molto conosciuti e stimati in paese, che hanno incontrato la morte, insieme, in un modo così tragico e fatale da scuotere l'intera cittadinanza.

Nell'attesa dell'inizio delle esequie, la gente si è chiesta ancora una volta i motivi di quell'investimento, causato dall'autista Luciano Zagallo, probabilmente colto da malore. «… Alla coppia sarebbe bastato essere un metro più avanti o più indietro, per evitare l'urto, un secondo in più o in meno per evitare la morte». Parole e discorsi interrotti dall'arrivo dei due feretri, portati insieme nella chiesa parrocchiale, colma di fedeli. Accanto alle due bare, disposte una accanto all'altra, i figli Nicola e Paolo, con i parenti più stretti. Fra i presenti, il sindaco Tiziano Busato, con fascia tricolore, le maestranze della Thermorossi di Seghe di Velo, dove lavora Nicola, studenti dell'Itis "Chilesotti" di Thiene, allievi di Paolo. Fra le corone di fiori, quella dello stesso Istituto scolastico e de "La via Caodilà" dove abitavano i due coniugi, sposi da oltre 51 anni.

La messa, concelebrata da don Roberto Xausa, da don Antonio Bergamo e dal padre saveriano Flaviano Serafin, ha avuto momenti di forte emozione, soprattutto durante l'omelia. «La morte di Maria e di Francesco- ha detto don Roberto - è sopraggiunta a solo cinque giorni dal funerale del fratello di quest'ultimo, Roberto, e ad appena due mesi dalla scomparsa dell'altro fratello, Marcello Borgo. Tre fratelli in 60 giorni… Domenica notte mi sono chiesto più volte com'è possibile che accada questo. Perché? Domande che mi hanno tenuto a lungo sveglio». Poi, la speranza di chi crede. «Ho ricordato - ha affermato il parroco - che nel libro dei Maccabei si racconta che una madre in un sol giorno vide morire martirizzati i suoi sette figli. In un' altra tragedia in cui una madre aveva perso il suo unico figlio, Gesù disse "Donna, non piangere". È doveroso capire.

Non piangere è l'invito ad andare oltre, è l'invito a pensare che le braccia che hanno rapito Maria e Francesco, e i suoi fratelli, sono quelle di un Dio, che ama. Le nostre lacrime, ora, sono quelle di chi sa che loro sono oggi accanto a lui, nelle pace dei cieli. La loro vita non è stata tolta, ma trasformata». Parole consolatorie, che hanno solo lenito il dolore dei familiari. 

Giovanni Matteo Filosofo

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