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Schio

Per la famiglia
nomade spesi
300 mila euro

L'assessore al sociale ha risposto all'interrogazione della Lega Nord sul progetto d'integrazione del nucleo Helt e sui costi sostenuti dal Comune dal '91 ad oggi
L’abitazione al Caile occupata dalla famiglia sinti
L’abitazione al Caile occupata dalla famiglia sinti
L’abitazione al Caile occupata dalla famiglia sinti
L’abitazione al Caile occupata dalla famiglia sinti

SCHIO. In 26 anni spesi oltre 300 mila euro per il progetto di integrazione di una famiglia di origine sinti nel territorio scledense, gli Helt. Un nome conosciuto in Comune per l'ampio ventaglio di assistenza sociale offerta nel tempo, ma altrettanto noto alle forze dell'ordine per i reati di cui alcuni membri della famiglia, in origine composta da madre, padre e 13 figli, si sono macchiati a più riprese.

 

Il bilancio economico è stato richiesto durante il consiglio comunale di lunedì con un'interrogazione del capogruppo consiliare Alessandro Gori (Lega nord), che ha considerato come «il progetto, sostenuto con forza per lunghi anni dall'allora assessore al sociale, risulta di fatto fallito. Quali sono stati i risultati a fronte dell'impegno economico? Ad oggi praticamente tutti i membri della famiglia si sono allontanati dal nostro territorio, la matriarca è reclusa in carcere e il figlio si è suicidato. Numerosi i furti a loro carico, episodi di violenza e perfino tentato stupro. Quando vivevano al Caile, il Comune aveva perfino installato un cassonetto per i rifiuti apposta per loro poiché non facevano la differenziata. Nell'insieme quanto è stato speso per questo percorso di integrazione? E quali i risultati sociali, occupazionali e scolastici ottenuti?».

 

A rispondere ci ha pensato l'assessore al sociale Cristina Marigo, con pagine di dati sottomano reperiti dagli uffici comunali. «Per quanto riguarda i contributi diretti per nuclei familiari in difficoltà, come ad esempio sostegno nelle bollette o trasporto scolastico, dal 1991 al 2014 sono stati spesi 48 mila 700 euro. Successivamente all'insediamento della nostra Amministrazione, dal 2014 ad oggi sono ulteriori 3900 euro. Per gli immobili da loro utilizzati, l'area di sosta attrezzata in zona industriale in cui sono stati dal 2004 al 2009 è costata 40 mila euro d'allestimento iniziale 40 mila con l'aggiunta di 6 mila euro annui a copertura di manutenzioni, gestione, rapporti di vicinato. Poi altri 65 mila euro sono stati spesi per la sistemazione della casa al Caile in cui hanno vissuto prima di ottenere l'alloggio popolare». Numerose le forze umane che si sono spese nel progetto, tra Ulss, cooperative, distretto sanitario, parrocchie e associazioni. Non ultimo il Comune con una serie di misure assistenziali ed interventi mirati vari, soprattutto in ambito socio-educativo con i minori. «Il costo complessivo in questo senso è stato di 138 mila euro fino al 2014, poi fino ad oggi 1350 euro».

 

La panoramica sui risultati scolastici ha mostrato che tutti i figli sono arrivati alla licenza media, tranne uno che ha ottenuto un attestato al centro di formazione professionale. Quelli di tipo occupazionale invece parlano di cinque contratti di lavoro per i componenti del nucleo originario, più un paio per i mariti. Anche la capofamiglia Lucia Helt aveva un lavoro a tempo indeterminato, interrotto a seguito della condanna per concorso in omicidio di un altro nomade, mentre il figlio Carlo, esecutore materiale dell'assassinio, si è tolto la vita in prigione. «Altri figli sono emigrati anche fuori provincia - ha concluso l'assessore -. Solo tre sono ancora a Schio: questi sembrano aver accettato il percorso e i risultati si vedranno probabilmente sui loro figli che vanno regolarmente a scuola. L'assistenza non si nega a nessuno che ne abbia bisogno, in particolare in presenza di minori, ma purtroppo l'integrazione deve essere voluta da tutte e due le parti».

Silvia Dal Ceredo

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