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Velo d’Astico

Il mistero delle mogli scomparse. Il giudice archivia il caso

di Matteo Bernardini
Il gup ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla procura sul caso delle donne sparite da casa Sperotto

 Ora il caso, almeno dal punto di vista giudiziario, è da ritenere definitivamente chiuso. Il giudice per l’udienza preliminare, Chiara Cuzzi, ha infatti firmato la richiesta di archiviazione presentata nei mesi scorsi dal pubblico ministero Hans Roderich Blattner nei confronti di Arianna Sperotto, assistita dagli avvocati Gino Dalla Valle e Nicola Matteo Sartore, iscritta nel registro degli indagati con l'ipotesi di omicidio doloso e distruzione di cadavere «perpetrato ai danni di Virginia Mihai, coniuge del padre, Valerio Sperotto»; episodio avvenuto a Velo d'Astico nell'aprile 1999.

Le indagini non hanno portato a nulla, l'inchiesta è chiusa

Il gup, motivando l’archiviazione del fascicolo ha condiviso con il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta l’assenza di elementi che consentissero di sostenere un’accusa, in dibattimento, nei confronti della Sperotto pur prendendo però atto dei plurimi elementi che hanno consentito di ricondurre la scomparsa della Mihai a un omicidio a cui è seguita la distruzione del cadavere della donna nella porcilaia di via Frighi. Nel terreno di proprietà dell’allevatore agricolo (scomparso nel 2011) erano infatti emersi dei resti umani (in particolare l'unghia dell'alluce di un piede) appartenenti proprio a Virginia Mihai.

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Una scoperta a cui la procura era arrivata grazie al lavoro degli esperti del Labanof di Milano che, sempre all'interno della porcilaia, avevano poi rinvenuto altri presunti resti umani, oltre a una motosega nascosta all'interno di una botola. L'inchiesta del pm Blattner era quindi proseguita, ma senza riuscire a portare all'identificazione dell'altra moglie di Sperotto, Elena “Ivette” Zecchinato, anche lei misteriosamente scomparsa da Velo dieci anni prima della Mihai.

Le indagini hanno appurato la morte di Mihai ma non i responsabili

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«Allo stato degli atti - aveva scritto il sostituto procuratore nella sua istanza di archiviazione depositata all'Ufficio gip - l'unica verità storica ragionevolmente accertata riguarda l'avvenuta morte di Virginia Mihai per mano di terzi nelle prime ore del 22 aprile 1999 all'interno dell' abitazione di Valerio e Arianna Sperotto e successivo occultamento-depezzamento del cadavere all'interno della porcilaia di via Frighi a Velo d'Astico». «Le indagini effettuate - aveva proseguito il pm - non hanno consentito, però, di ricostruire chi tra i due (ragionevolmente presenti entrambi al momento del fatto) abbia materialmente proceduto all'atto omicidiario».

Mancano le prove per sostenere un giudizio

Secondo la procura però gli elementi raccolti e le deduzioni a cui tali elementi hanno portato non sono stati tali e sostanziali per chiedere il rinvio a giudizio della Sperotto: «La presenza di elementi ragionevolmente certi quali l'esistenza di un valido movente, cristallizzato anche da un episodio di aggressione fisica (che sarebbe stato subito dalla Mihai da parte della figlia dell'allevatore ndr); nonché la presenza in loco al momento dei fatti e a un'attività di potenziale “depistaggio” successiva alla scomparsa, non sono idonei a fornire un impianto adeguato indiziario rispetto al delitto». A questo poi devono essere aggiunte dichiarazioni di alcuni testi (in particolare uno) che se non fossero arrivate con almeno una ventina d’anni di ritardo avrebbero sicuramente potuto riscrivere la storia delle mogli misteriosamente scomparse.

La deposizione tardiva di un militare

Il riferimento è a chi avrebbe potuto chiarire (almeno) la sparizione di Virginia Mihai (la seconda moglie di Sperotto) ovvero a un militare che nel 1999 era sentimentalmente legato da una relazione clandestina alla donna. Il militare infatti davanti al sostituto procuratore, dopo vent'anni, come spiega lo stesso pm nella ricostruzione con cui chiedeal gup l' archiviazione del fascicolo a carico della figlia di Sperotto «ha rilasciato dichiarazioni decisive... esplicitando una dichiarazione dei fatti idonea a confutare in maniera decisiva la versione fino ad allora nota in ordine alle ultime ore della Mihai (basata di fatto sulle sole dichiarazioni di Sperotto)».

In particolare il militare, laureato, «dopo avere finalmente ammesso - aveva annotato il pm - di aver trascorso con la Mihai la serata del 21 aprile 1999 ha altresì riferito che nel corso della stessa sera aveva preso accordi con la donna per recarsi insieme, la mattina successiva, nella nuova abitazione presa in affitto (dalla donna) a Piovene Rocchette». Appuntamento a cui la Mihai non si era mai presentata perché in quel momento era già stata uccisa e presumibilmente fatta sparire dandone il corpo in pasto ai maiali.

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