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Vicenza

Sacro o profano
L’arte del bacio
a San Valentino

Il bacio della reliquia di San Valentino è una pratica della devozione popolare ancora diffusa
Il bacio della reliquia di San Valentino è una pratica della devozione popolare ancora diffusa
San Valentino a Vicenza (COLORFOTO)

VICENZA. San Valentino, tra amore sacro e amore profano. Si rincorrono e qualche volta si fondono. L’unica discriminante che li distingue, forse, è l’età. C’è chi nel tempio dei Santi San Felice e Fortunato bacia la reliquia del “santo del giorno”, san Valentino, appunto. Sono prevalentemente anziani, devoti, che nella tradizione religiosa vedono rinnovare la fede. E c’è chi, più giovane, nel 14 febbraio dell’amore di coppia vede un tripudio (o “tributo”, dipende chi lo chiede a chi) fatto di fiori, regali più o meno costosi, cene nei ristoranti a tu per tu, palloncini, cioccolatini, gesti o attenzioni particolari che esulano dall’ordinario. Anche in questo caso le sfumature della festa variano a seconda dell’età e del portafoglio o del limite della carta di credito. Ma tant’è, pensa qualcuno, san Valentino cade una sola volta l’anno. Come il Natale, l’Epifania, il compleanno, l’anniversario di matrimonio o di fidanzamento, del resto.

CUORI E SOCIALE. San Valentino in città è una continua sequenza di fotogrammi, tra romanticismo e sociale. Come le immagini colte in piazza Biade, ieri mattina, dove la polizia ha portato la campagna di sensibilizzazione sulla violenza di genere “Questo non è amore”. O i volti dei volontari del Villaggio Sos in piazza delle Erbe con “Il pane quotidiano”. Ma sono anche gli scatti che immortalano le coppie mano nella mano a passeggio per le vie del centro storico. E sono le rose, 3 euro l’una è il minimo sindacale ma il prezzo può salire. San Valentino, ancora, sono i cuori rossi in corso Fogazzaro e il mercatino vintage e dell’artigianato creativo in piazzale De Gasperi. Il colore che va, manco a dirlo è il rosso. Come quello degli allestimenti delle vetrine. Chi decide di abbinare festa e cultura opta per villa Valmarana ai Nani o per la mostra “Pensieri d’amore” a palazzo Leoni Montanari dove le coppie entrano gratis. Non solo. «Ognuno di noi ama qualcuno. Nelle nostre differenze siamo tutti uguali», dice il neo presidente di Arcigay Thomas Tedesco. Lì vicino, il consigliere alle pari opportunità Everardo Dal Maso annuisce. Le parole sono pronunciate a margine della manifestazione “AmArci. Everybody loves somebody”, ieri sera in piazza dei Signori.

FIERA ANTICA. L’anima di San Valentino in città, però, da 500 anni a oggi rimane la fiera alla basilica dei Ss. Felice e Fortunato. Celebrazioni, distribuzione di pezzi di pane benedetti, l’esposizione della reliquia lì custodita. E ancora i mercatini con la vendita di prodotti, anche quelli solidali. E le bancarelle dei dolciumi. In particolare quelli caramellati, una tradizione che rientra a pieno titolo nella festa. Folla dentro e fuori il cortile del tempio. Una affluenza tale, per dire, da costringere gli agenti della polizia locale a regolare il traffico già caotico di quella strada. San Valentino tra sacro e profano è anche questo. Una volta l’anno si può fare. O almeno così dicono.

Federico Murzio

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