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Padoan “salva” la BpVi
«Il fallimento è escluso»
Ma Viola medita l’addio

Se le parole di un ministro dell’Economia hanno un senso, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca possono dormire sonni tranquilli. «Il bail in è un’ipotesi esclusa», ha detto infatti ieri Pier Carlo Padoan al termine dell’incontro romano con i vertici dei due istituti. Dette all’indomani della doccia gelata a cui i due amministratori delegati sono stati sottoposti a Bruxelles dalla Direzione generale della concorrenza, che confermava il miliardo di euro di risorse private quale condizione per dare il via libera agli aiuti di stato, queste parole suonano come un tonificante. Poi ascolti il commento dell’ad di BpVi, Fabrizio Viola, e ti viene più di qualche dubbio: «Prendo atto delle dichiarazioni del ministro». Come dire: «Non ho capito come farà a risolvere il problema, ma se lo dice lui...». Perplessità che potrebbero sfociare presto in dimissioni: questo tira e molla molto politico e poco finanziario, con la commissaria Vestager che detta condizioni impossibili, lo ha stressato al punto da meditare di andarsene. In serata la banca ha smentito le voci che lo davano dimissionario già da oggi.

IL VERTICE. Ieri il ministero dell’Economia ha diffuso il comunicato ufficiale prima ancora che l’incontro terminasse. Padoan si stava ancora confrontando con Viola e Cristiano Carrus, oltre che con Gianni Mion, Massimo Lanza, presidenti di BpVi e Veneto Banca, e Salvatore Bragantini, vicepresidente di BpVi, quando le agenzie già riassumevano i concetti: «Il dialogo con le autorità europee prosegue - si leggeva nella nota - con il comune obiettivo di concordare la soluzione che garantisca la stabilità delle due banche venete e salvaguardi integralmente i risparmiatori». Fin qui, lodevoli buone intenzioni e basta. Le poche conseguenze concrete si deducono dalla conclusione del comunicato, quando Padoan fa mettere per iscritto che la soluzione sarà trovata «nel pieno rispetto delle regole europee». E poi quando conclude rivelando che «sotto il profilo della liquidità, BpVi e Veneto Banca dispongono di tutte le garanzie necessarie»: infatti il governo ha messo a disposizione garanzie per altri 3,6 miliardi, qualora fossero necessari, impegnandosi «perché la soluzione sia definita in tempi rapidi».

LE INCOGNITE. Poi, visto che questo scarno comunicato non era parso così risolutivo, Padoan ha ritenuto opportuno di chiosarlo con i cronisti: «Le due banche venete non hanno alcun problema di liquidità e il bail in è una ipotesi esclusa». E mentre Viola si limitava a prenderne atto, gli operatori di mercato facevano le valutazioni del caso. Per prima cosa vendendo i bond subordinati quotati all’Eurotlx ma nello stesso acquistando le obbligazioni senior, segno di fiducia. E poi analizzando le ipotesi più probabili in grado di giustificare l’ottimismo ministeriale. La citata locuzione «nel pieno rispetto delle regole europee», per esempio, sta a indicare che il governo non ha nessuna intenzione di andare a battere i pugni sui tavoli della Commissione europea: cioè, si digerisce la richiesta di un miliardo di capitale aggiuntivo, formulata più perché il piano della fusione non prevede utili fino al 2021 che per l’onerosa, ai fini del capitale, cessione degli npl, e quindi si passa alla ricerca di privati “volonterosi” disposti a fare da compagni di cordata con lo Stato, futuro socio di riferimento.

IL SISTEMA. Il fondo Atlante, espressione del sistema finanziario italiano e attuale socio di riferimento delle due venete, dopo i 3,5 miliardi già impiegati in teoria avrebbe finito le munizioni, dal momento che gli altri 1,7 miliardi sono stati dirottati all’acquisto degli npl. Lo stop ad altre iniezioni di capitale, peraltro, è già stato ribadito da tutti i banchieri, a partire da Carlo Messina, ad di Intesa Sanpaolo. Così come il ricorso al fondo interbancario di tutela dei depositi richiederebbe un’ulteriore intervento del sistema. E quindi? Oggi, intanto, si riuniranno i Cda delle due banche, con un Viola perplesso che tenterà di spiegare cosa sta succedendo. L’obiettivo è trovare un senso alla rassicurazione di Padoan. Anche se la rassicurazione, per citare Vasco Rossi, in questo momento un senso non ce l’ha.

Marino Smiderle

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