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L’infermiere punito

«Nessuna gara
Il mio errore
è stato chattare»

Bufera su un piccolo gruppo di medici e infermieri per una gara “social” a chi usava gli aghi più grossi
Bufera su un piccolo gruppo di medici e infermieri per una gara “social” a chi usava gli aghi più grossi
Bufera su un piccolo gruppo di medici e infermieri per una gara “social” a chi usava gli aghi più grossi
Bufera su un piccolo gruppo di medici e infermieri per una gara “social” a chi usava gli aghi più grossi

Giovane, muscoloso, sportivo, spalle quadrate, sicuro di sé anche se una tempesta del genere, che non si placa, pesa e non è semplice da sopportare: è lui l’infermiere del pronto soccorso sanzionato dall’Ulss per «sviamento dall’attività istituzionale e uso improprio di cellulare» nel processo interno sulla presunta sfida degli aghi. L’infermiere ora accetta di raccontare la sua verità.

Il Nursind, a cui lei è iscritto, dichiara che la chat è stata manipolata. Ma perché sarebbe stata architettata questa messinscena? Una ricostruzione del genere sembra inverosimile.

Può sembrarlo a chi non conosce i fatti. Durante il procedimento disciplinare sono state prodotte prove schiaccianti sulla non veridicità delle accuse e sull’alterazione della chat. Per questo ho chiesto che fosse punito chi, per ragioni di cui non sono certo ma che si basano su una mia ipotesi, ha dichiarato il falso.

Chi avrebbe architettato il raggiro?

Negli atti vi sono tutti gli elementi per valutare chi e come ha cercato di forzare e stravolgere i fatti.

Insomma, una specie di complotto. Ma è avvenuto qualcosa? Un gioco? E la chat, non dirà che non esiste?

La chat privata era costituita da una sessantina di persone, tutto personale del pronto soccorso, ma né gioco né scherzo. Si è solo ripresa una discussione avvenuta la sera prima sulla collaborazione tra medico e infermiere. Si è parlato della capacità di reperire accessi venosi in situazioni di emergenza e lavorative, una pratica che una volta era prerogativa dei medici mentre ora è appannaggio quasi esclusivo degli infermieri.

Mettiamo che sia stata una discussione di fantasia. Non avete esagerato? Non avete giocato sulla pelle delle gente? E l’etica e la deontologia, al di là della gara vera o no, dove sta?

A chi non è del mestiere e non conosce i retroscena della discussione può apparire una superficialità, ma le pare che avremmo architettato un piano diabolico sulla pelle dei pazienti condiviso in una chat con 60 persone dello stesso reparto? Gli accertamenti aziendali sono durati 5 mesi e sono stati scrupolosi. Se ci fosse stata la minima impressione che si stessero prendendo in giro i pazienti l’Ulss non avrebbe preso provvedimenti più pesanti?

Perché allora fare una gara, sia pure per finta, con le cannule, commiserando i pazienti?

Capisco che si faccia fatica a credere e capire, ma la discussione su aghi e cannule rimanda solo alla capacità dei medici di svolgere prestazioni ora tipicamente infermieristiche. Oggi in Italia si discute di nuove competenze, del difficile rapporto tra medici ed infermieri. L’ordine dei medici di Bologna ha sottoposto a procedimento disciplinare medici rei di aver predisposto protocolli che ampliavano le competenze degli infermieri nell’emergenza.

Fuori, però, nessuno crede che la gara non sia stata fatta. Dialoghi serrati, punteggi, tabellone. Difficile pensare a un match virtuale.

Questa gara non c’è mai stata. Esistono riscontri oggettivi, e spero che sia la magistratura a farli emergere per dimostrare nuovamente la mia e altrui estraneità.

Resta il fatto che in un pronto soccorso vicino a gente che muore, che rischia la vita, che soffre, che ha paura, qualcuno passi il tempo a smanettare con il cellulare per scrivere sciocchezze. Ci ha mai pensato a questo?

È l’unico errore che ho commesso e per il quale mi è stata comminata una sanzione che non contesterò. Ho fatto qualcosa che non dovevo.

Tornerebbe a far parte degli Amici di Maria?

No. Non aderirei più ad una qualsiasi chat che veda coinvolto il mondo del lavoro.

Accetterà l’invito del primario a trasferirsi in un altro reparto?

Da tempo ho presentato una domanda di trasferimento per valorizzare le mie capacità professionali e uscire da questo clima avvelenato.

Franco Pepe

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