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Vicenza

L’ingegnere berico
che ripara il Cern
con l’aiuto di robot

Il giovane Giordano Lilli è stato assunto al Cern per riparare a distanza il tunnel dell’acceleratore LhcHa frequentato a Vicenza il corso di  ingegneria meccatronica
Il giovane Giordano Lilli è stato assunto al Cern per riparare a distanza il tunnel dell’acceleratore LhcHa frequentato a Vicenza il corso di ingegneria meccatronica
Il giovane Giordano Lilli è stato assunto al Cern per riparare a distanza il tunnel dell’acceleratore LhcHa frequentato a Vicenza il corso di  ingegneria meccatronica
Il giovane Giordano Lilli è stato assunto al Cern per riparare a distanza il tunnel dell’acceleratore LhcHa frequentato a Vicenza il corso di ingegneria meccatronica

Giordano Lilli, 25 anni, di Orgiano è un ingegnere meccatronico e, fatto piuttosto singolare ai giorni nostri, è già sposato. Un anno fa è stato assunto a tempo indeterminato in un’azienda italiana in crescita, lavoro che ha lasciato otto mesi dopo quando è stata accettata la sua domanda al Cern di Ginevra. Certo, non è l’unico giovane italiano con un futuro promettente, ma se la sua storia va raccontata non è solo per ridimensionare chi taglia le ali ai sogni delle nuove generazioni parlando di giovani che non hanno futuro, è soprattutto perché è una storia straordinaria nella sua normalità. Giordano non è un genio, come ripete lui, proviene da una famiglia semplice (mamma maestra, papà impiegato in banca), non ha goduto di alcuna raccomandazione. Quello che sicuramente di eccezionale c’è in lui è però l’impegno, la tensione a cercare sempre il meglio. Prima di tutto da se stesso.

NON SONO UN GENIO. «Non ho fatto nulla di singolare - si schermisce subito Giordano - non sono nemmeno particolarmente intelligente, i voti a scuola me li sono sempre sudati. E poi sono stato fortunato ad avere una famiglia che mi ha sempre sostenuto. Al Cern ci sono arrivato perché non ci lavorano solo ricercatori, ma si cercano posizioni di tutti i tipi; io ho un incarico di due anni in un gruppo che si occupa di robotica per misurazioni e riparazioni a distanza nel tunnel dell’acceleratore Lhc».

LA STORIA. Il suo percorso inizia al liceo scientifico Dal Cero a San Bonifacio, è lì che comincia a capire cosa fare da grande, grazie ad un professore vero, di quelli che sanno appassionare. «Il professor Enrico Biondani - ricorda - aveva lavorato vent’anni in Sudamerica come ingegnere per costruire dighe, e mi ha insegnato fisica per un solo anno. Non lo sa, ma è grazie a lui se ho scelto ingegneria». Giordano frequenta meccatronica a Vicenza, sede staccata dell’università di Padova, ma non mancano dubbi e incertezze. Che però supera, passando dallo studiare al fare.

LA SVOLTA. Dalla teoria si passa poi alla pratica. «Non ero del tutto convinto del percorso di studi intrapreso - ammette Lilli - ma è cambiato tutto quando ho potuto finalmente mettere in pratica quello che avevo studiato. Alla fine della laurea triennale il professor Roberto Oboe ci ha proposto di partecipare alla Freescale cup, un progetto europeo di robotica. Abbiamo accettato in 3 su 30 studenti e per otto mesi abbiamo lavorato con tale passione da saltare le lezioni. Alla fine, a Parigi, ci siamo classificati terzi su 29 università, ed eravamo partiti dal nulla. Solo il caricabatterie degli universitari tedeschi valeva più di tutta la nostra attrezzatura, noi però li abbiamo surclassati con la creatività. Poi, sempre il professor Oboe, ci ha proposto un progetto per la realizzazione di uno speciale guanto per la riabilitazione post-ictus. Si trattava però di trasferirsi qualche mese in Giappone». Solo Lilli e un suo compagno accettano la sfida e per non pesare completamente sulla famiglia Giordano sospende per un mese gli studi universitari, ci dà dentro con l’inglese e ottiene la certificazione necessaria per accedere alla borsa di studio di 3.000 euro di Confindustria.

L’ESPERIENZA ALL’ESTERO. È qui che scatta la nuova svolta. «In Giappone - sottolinea Lilli - ho capito che la capacità di adattamento è determinante, e che, a differenza di altri, noi italiani sappiamo valutare i problemi da più angolazioni e trovare le soluzioni. Ho imparato a cavarmela da solo, lo stesso progetto iniziale della tesi è stato stravolto ma mi sono adattato, non potevo perdere tempo: a gennaio 2015 sono tornato e ad aprile mi laureavo». Laurea, naturalmente, col massimo dei voti. «Però - assicura- ho dovuto impegnarmi molto di più di compagni più bravi. Ho rifiutato anche il 25 dell’ultimo esame, studiando un mese intero per ottenere un solo punto in più necessario per la lode, ma la ritenevo importante per il mio futuro». E in effetti, tramite gli eventi che mettono in contatto aziende e studenti dell’università di Padova, trova subito lavoro in “Athonet” a Bolzano Vicentino.

IL MONDO DEL LAVORO. «Quando è arrivata la risposta del Cern mi è dispiaciuto moltissimo lasciare “Athonet” ma i titolari, pur tentando fino all’ultimo di trattenermi, hanno capito: “Se si tratta di sogni - hanno detto - noi sappiamo cosa significa”». La procedura per la domanda al Cern, racconta Giordano, è molto lunga. Non si tratta insomma di firmare un carta e iniziare a lavorare. «Ho impiegato due settimane a compilarla e la prima volta non sono riuscito ad entrare. La mia domanda - continua - è stata accettata al secondo tentativo, l’ho presentata due settimane prima del matrimonio con Martina che a gennaio mi ha accompagnato in questa avventura prendendo un’aspettativa dal lavoro». Ora, però, si guarda avanti. «Sono solo all’inizio, ma se penso al futuro credo che le possibilità bisogna costruirsele rendendosi appetibili per il mondo del lavoro. Quando sono arrivato in “Athonet” non sapevo nulla di reti mobili, ma hanno premiato la mia disponibilità a imparare e il mio percorso di studi. E poi non conosco persone di talento che non lavorino. È anche vero che molti miei compagni di università d’estate si concedevano due mesi di riposo, io due mesi di vacanza non so cosa siano; con tutti i progetti che avevo in ballo ero sempre in affanno per recuperare esami». E il sacrificio, evidentemente, paga.

Cinzia Zuccon

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