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Vicenza

I guai del tribunale
Giallo manutenzione
«Scarichi mai puliti»

La zona del tetto incriminata per allagamenti e infiltrazioni con acqua stagnante e vegetazione
La zona del tetto incriminata per allagamenti e infiltrazioni con acqua stagnante e vegetazione
Vicenza, viaggio sul tetto del tribunale (COLORFOTO)

«Guardi qui, le sembra calcestruzzo?». Michele Fumarola alza una delle griglie che si trovano sul tetto del tribunale. È una delle zone incriminate. Quella, per intenderci, dove si formano grandi pozzanghere quando piove. Lì, secondo il presidente del tribunale Alberto Rizzo e l’assessore alla cura urbana Cristina Balbi, si trovano i cosiddetti pluviali (gli scarichi) che sarebbero «più piccoli del dovuto» e che sono all’origine di infiltrazioni e crepe. Il direttore tecnico di Codelfa, però, ovviamente non la pensa così: «Sono tutti uguali - afferma - solo che non è stata eseguita la manutenzione».

GLI SCARICHI INTASATI. Manutenzione o errata costruzione? Il problema è sempre quello. E la domanda che è stata posta due anni fa durante un incontro tra sindaco, impresa, procura e presidente del tribunale è ancora senza risposta. «Le dirò di più - aggiunge l’ingegnere Fumarola - da quel vertice non è cambiato niente». Le accuse del direttore tecnico di Codelfa passano attraverso un sopralluogo al palazzo di giustizia. Il viaggio alla ricerca dei responsabili di tutti i guai del tribunale parte dall’alto. Dal tetto, dove nascono le infiltrazioni «perché - è stato spiegato - l’acqua non scarica». Già, ma perché? Il Comune parla di errore di progettazione ma secondo Codelfa è tutto in regola. Fumarola lo dimostra con i fatti. Accede nell’area incriminata, mostra l’acqua sotto le grate e poi si precipita verso un pluviale, coperto da una griglia. Alza quindi la parte in metallo, prende una moneta e la passa attorno allo scarico sotto accusa: «Vede - dice - questo è guano di piccione. Si è depositato perché nessuno ha mai pulito. Altro che cemento. Nessuno si è mai preso cura». In effetti le condizioni non sono le migliori. Il guano è depositato in altre parti del tetto, l’acqua è stagnante sotto la grata e le erbacce crescono indisturbate. «Le sembra che ci sia una pulizia ordinaria?».

GLI SCARICHI ORIGINALI. La risposta la fornisce il diretto interessato: «No. E questa parte del tetto richiede pulizia». Fumarola apre l’ingresso che porta a un’altra zona del tetto. Qui la pavimentazione è composta da lastre in cemento, leggermente rialzate, sotto le quali si trovano altri pluviali. «Questi - afferma - sono identici agli altri ma scaricano l’acqua senza problemi, perché non sono intasati. Ecco perché nella zona incriminata nessuno ha mai pulito».

IL GIALLO MANUTENZIONE. Tutto risolto? Macché. È qui che la storia si complica e che rivela tutti i suoi problemi. Il primo: per due anni e mezzo (giugno 2010 - dicembre 2012) il tribunale rimane abbandonato. Nel passaggio di consegne tra ditta e Comune nessuno effettua la manutenzione. «Noi - afferma Fumarola - dovevamo svolgere il servizio di guardiania». Il secondo problema, ben più complesso, porta con sé un mistero legato al contratto di manutenzione, affidato alla società Ranzato di Campolongo. Secondo il Comune l’incarico parla chiaro: «Tra i vari adempimenti, è prevista la manutenzione delle opere edili e quindi anche delle caditoie». Ma la Ranzato lo legge diversamente: «A noi non compete la pulizia degli scarichi; non è prevista nel contratto». Lo ha dichiarato ieri su Il Giornale di Vicenza e lo ha ribadito a Codelfa, Comune e tribunale. Il risultato del dialogo tra sordi sono le piante, il guano negli scarichi, l’acqua stagnante, le infiltrazioni e le crepe. In breve, tutti quei problemi del tribunale.

PROBLEMI STRUTTURALI. Nell’elenco delle criticità ci sono, appunto, anche le crepe e quello scollamento tra blocco A e blocco B. Sulla prima Fumarola non è preoccupato: «È sotto la parte di tetto incriminata, dove si accumula acqua. È probabile che il solaio sia stato caricato troppo». Per quanto riguarda lo scollamento «è un movimento previsto. Gli assestamenti erano stati messi in conto nel progetto, perché il tribunale è poggiato su un piastrone di calcestruzzo».

Nicola Negrin

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