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Vicenza

Gara degli aghi
I primari si mettono
il bavaglio

Alta tensione all’ospedale San Bortolo dopo l’esplosione del caso-aghi
Alta tensione all’ospedale San Bortolo dopo l’esplosione del caso-aghi
Alta tensione all’ospedale San Bortolo dopo l’esplosione del caso-aghi
Alta tensione all’ospedale San Bortolo dopo l’esplosione del caso-aghi

La gara degli aghi al pronto soccorso ha un effetto-bavaglio all’ospedale San Bortolo. Alcuni primari, di fronte al gioco via Whatsapp di alcuni medici e infermieri, denunciano con rammarico lo scadere del senso etico, ma non vogliono che siano citati i loro nomi. «Prima dobbiamo parlarne con i nostri colleghi, bisogna stare attenti anche a ciò che si dice perché siamo noi gli ambasciatori del nostro ospedale». Le dichiarazioni di tre di loro fra i più noti e autorevoli sono di stupore e amarezza. Il senso etico - è il senso delle parole - è scaduto a tutti i livelli rispetto a un tempo: è la sanità che crolla di fronte al gioco di questi ragazzi che si divertono a prendere in giro i pazienti per fare una cretinata, come quando giocano a rubare le caramelle dal tabaccaio.

Ieri mattina, intanto, sul tavolo del dg Giovanni Pavesi è stata depositata una lettera. Il mittente è il Nursind, il sindacato autonomo degli infermieri. La richiesta è di sottoporre il primario del pronto soccorso Vincenzo Riboni a un procedimento disciplinare. Insomma, si invertono le parti. Ora è il sindacato, al quale sono iscritti quasi tutti i sei infermieri coinvolti nella vicenda, a sollecitare la messa sotto accusa del primario, partendo da un particolare già denunciato dagli interessati davanti al capo dell’ufficio legale dell’Ulss Laura Tedeschi. E cioè che il verbale dell’incontro fra lo stesso Riboni e i sei infermieri, e firmato dal primario, con cui si faceva riferimento a un’ammissione di responsabilità da parte di alcuni partecipanti, non avrebbe riportato fedelmente il contenuto delle dichiarazioni rese dai protagonisti della presunta sfida.

I fatti erano andati così. Un infermiere, dissociatosi dalla chat di Whatsapp degli “Amici di Maria” per il timore che il gioco si stia facendo troppo pericoloso, informa il dott. Riboni dello sconcertante retroscena della cena in cui si pianifica la gara e gli consegna la stampa dei whatsapp che in pratica fanno la cronaca, minuto per minuto, della sfida in cui si sarebbero cimentati un medico appena sopra i 30 anni e un infermiere appena sotto questa età. Il primario, ovviamente, si infuria. «In 24 anni in cui ho diretto il pronto soccorso - è la sua prima reazione - è la prima volta che succede un episodio del genere. In un pronto soccorso queste espressioni non vanno utilizzate neppure per scherzo. Non si può dire che non ci fosse l’intenzione di fare ciò che si è scritto. È sbagliato solo pensarle quelle cose. L’etica viene al primo posto. Il paziente è sacro». Il primario, allora, convoca subito una riunione con i due medici e i sei infermieri, i cui nomi appaiono come contendenti e tifosi nella chat degli aghi da infilare nelle vene dei pazienti.Ed è qui che qualcuno dei presenti registra di nascosto le parole di Riboni su un file che poi viene consegnato nelle mani della Tedeschi. Anzi la registrazione, portata da tutti gli otto Amici di Maria a corredo delle memorie difensive, viene ascoltata nel corso dei confronti avvenuti all’interno dell’ufficio legale, e per il Nursind sarebbe la “prova regina” che scagionerebbe medici e infermieri, facendo passare addirittura il primario sul banco degli imputati. Per Riboni le responsabilità sono state sempre chiare: «È ovvio che tutti dicano di essere innocenti. Io avevo il dovere di intervenire altrimenti la situazione sarebbe potuta degenerare. Se fosse accaduto qualcosa mi avrebbero accusato di non aver vigilato». Fino a questa appendice che il presidente nazionale del sindacato Andrea Bottega aveva preannunciato. «La registrazione - dice - dimostra che il primario ha dichiarato il falso. Ora chiederemo i danni».

Mentre da Venezia si attende il verdetto del governatore Zaia dopo l’ispezione, il dg Pavesi dovrà decidere cosa fare dopo l’ulteriore colpo di scena. Il primario Riboni resta tranquillo: «La cosa non mi turba affatto. Cominciano a venire avanti le contraddizioni ma io sono sereno. Aspettiamo gli eventi».

Franco Pepe

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