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Vicenza

BpVi, Loison:
«“Baciate”sul collo
per 22 milioni»

Dario Loison, primo da destra, sul palco di Fornaci Rosse durante l’incontro di ieri. COLORFOTO
Dario Loison, primo da destra, sul palco di Fornaci Rosse durante l’incontro di ieri. COLORFOTO
Dario Loison, primo da destra, sul palco di Fornaci Rosse durante l’incontro di ieri. COLORFOTO
Dario Loison, primo da destra, sul palco di Fornaci Rosse durante l’incontro di ieri. COLORFOTO

«La mia famiglia, quella di mio padre e quella di mia fratello, si ritrova con 22 milioni di azioni “baciate” sul collo». Dario Loison, titolare dell'omonima azienda artigianale di Costabissara, quella famosissima per i panettoni e che vende dolci in tutto il mondo, sceglie il palco di Fornaci Rosse - il festival politico promosso dall'associazione Nuova Sinistra - per raccontare pubblicamente le sue vicende finanziare. Quelle legate alla Banca popolare di Vicenza.

E dal suo tono si capisce che non lo fa a cuor leggero. L’occasione per parlare della sua esperienza personale è il dibattito che apre la quattro giorni organizzata al parco di via Farini. Titolo dell’incontro: “Banche popolari anatomia di un crollo”. Sul palco ci sono la giornalista Roberta Paolini di Affari & Finanza, il professor Giancarlo Corò della Cà Foscari di Venezia, Luigi Agostini di Federconsumatori e appunto Loison, che a distanza di due anni decide di togliere il velo e di raccontare per la prima volta l’esperienza della sua famiglia.

Tutto ruota attorno alle operazioni baciate, cioè finanziamenti emessi in cambio di acquisto di azioni. «A mia mamma, che ha 78 anni, non ha studiato e non ha alcuna proprietà intestata, hanno fatto firmare 3 milioni e mezzo di “baciate”. A mia moglie, un funzionario della banca, dopo essersi presentato in azienda e averle detto falsamente che si era già accordato con me, ha fatto firmare altre baciate». Non è finita: «Mio padre, 84 anni, non ha più un soldo, ha perso tutto».

Non alza la voce Loison, racconta che va in azienda alle 6 di mattina e spesso esce che è quasi mezzanotte, spiega che la sofferenza è stata tanta. E mentre la “nuova” Banca popolare di Vicenza, quella gestita dal Fondo Atlante, sostiene che le operazioni portate avanti dai vecchi vertici sono da ritenersi corrette - compresi le baciate - perché sono avvenute quando l’istituto di credito operava in un regime cooperativo e ancora non era una società per azioni, Loison non la pensa così ed a precisa domanda risponde: «Ma come si può dire una cosa simile? Se una banca dice “ti faccio credito però occorre che diventi socio” è una cosa. Ma se il meccanismo è “ ti obbligo a comprare il 20 per cento di azioni e solo così ti do il credito che ti serve”, è un'altra cosa». Loison prosegue: «Come si può sostenere - ribadisce - che tutto sia stata fatto correttamente? È corretto far firmare fogli in bianco o far firmare documenti a una persona che non ha tutti gli elementi per comprendere ciò che sta sottoscrivendo? Scherziamo? Dove stanno onestà e etica in questo?».

Roberta Labruna

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