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Vicenza

«BpVi, 1.500
possibili vittime
di aggiotaggio»

I finanzieri nel corso della perquisizione nella sede di BpVi
I finanzieri nel corso della perquisizione nella sede di BpVi
I finanzieri nel corso della perquisizione nella sede di BpVi
I finanzieri nel corso della perquisizione nella sede di BpVi

Millecinquecento. È questo, attualmente, il numero delle persone che potrebbero potenzialmente costituirsi parti civili nell’eventuale processo aperto nei confronti degli ex amministratori di Banca Popolare di Vicenza. Un numero “monstre” riferito dal procuratore capo Antonino Cappelleri che ieri ha fatto il punto sull’inchiesta che coinvolge l’istituto di credito berico.

1.500 PERSONE OFFESE. Il numero, e questo il procuratore tiene a precisarlo, non rappresenta esclusivamente le denunce presentate, bensì un mix di esposti, querele e lettere fatte pervenire alla procura da parte di azionisti che hanno voluto rappresentare la loro situazione. E soprattutto il fatto di essere stati pesantemente danneggiati dal comportamento degli ex vertici della banca. Posizioni che potrebbero prefigurare l’apertura di un processo penale dai numeri mastodontici. Con più di mille azionisti contro la loro banca. «Persone - spiega Cappelleri - che allo stato attuale, come minimo, possono ritenersi vittime di aggiotaggio». Ovvero di un valore attribuito dall’istituto di credito a un’azione per sostenere artificiosamente il titolo. Attualmente sei, tra gli ex amministratori e dirigenti di BpVi, sono indagati dalla procura di Vicenza per aggiotaggio e per ostacolo agli organi di vigilanza.

NIENTE “SPEZZATINI”. «Non c’è alcun motivo per dividere l’indagine, il cui senso al momento resta infatti unitario». Il procuratore Cappelleri al momento non prevede cambi di direzione nell’impostazione dell’inchiesta affidata ai sostituti Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi che per sei mesi potranno contare anche sul lavoro e l’aiuto del sostituto procuratore generale Alessandro Severi (già pm in procura e poi approdato in Corte d’Appello a Venezia). L’idea è insomma quella di considerare l’indagine come un corpo unitario e di arrivare a prendere in considerazione, analizzando caso per caso, tutte le segnalazioni arrivate in questi mesi in procura facendole quindi confluire in un’operazione complessiva che avrebbe come orizzonte un processo unico. Un dibattimento che allo stato attuale potrebbe ipotizzare 1.500 parti civili. Una cosa mai vista prima, certo; ma un numero comunque “relativo” se solo si pensa che gli azionisti di BpVi sono più di 100 mila.

PRIMAVERA 2017. Quando, realisticamente, la procura pensa di poter arrivare a chiudere le indagini che riguardano la Popolare? Cappelleri fissa come obiettivo la primavera prossima e mentre pronuncia la data incrocia le dita. Perché l’auspicio è legato a molti fattori. In primis alla conclusione del lavoro di scrematura delle varie denunce ancora non smaltite. Per non parlare del labirinto di numeri, clausole, bilanci e posizioni in cui si stanno districando i pm e gli uomini della guardia di finanza coordinati dal tenente colonnello Fabio Dametto. Che per il momento stanno continuando a sentire dipendenti, funzionari e dirigenti dell’istituto di credito. Grande attenzione viene poi riservata ai contenuti e ai dati dei computer, e delle altre apparecchiature informatiche, estrapolati dopo il sequestro disposto a carico degli indagati. Che al momento non sono stati ascoltati da parte degli investigatori. La sensazione è infatti che si attenda quantomeno di arrivare a una prima fase conclusiva dell’inchiesta per avere il panorama più chiaro.

IL POOL. Il mini-pool che si sta occupando dell’inchiesta sulla Banca popolare di Vicenza è formato dai pubblici ministeri Salvadori e Pipeschi, affiancati da Alessandro Severi. Il lavoro di coordinamento del team è invece del procuratore capo. I vertici tra i magistrati e gli uomini delle fiamme gialle sono pressoché continui. Anche in questi giorni.

Matteo Bernardini

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