VICENZA. Il danno, la ferita e la beffa. Nell’ordine. Il danno: quell’acqua marrone che all’alba del primo novembre 2010 rompe gli argini, invade le strade e travolge automobili, abitazioni e negozi, rovinando mobili, sedie e tutto ciò che trova lungo il proprio percorso. La ferita: dover mettere le mani al portafoglio per sistemare tutto ciò che era stato rovinato o semplicemente dover gettare tutti gli elementi irrecuperabili nell’immondizia. La beffa: trovarsi tre anni dopo quel tragico evento con una lettera che chiedeva di restituire parte dei soldi ottenuti come rimborso per i danni subiti. La situazione, quella situazione drammatica e beffarda, l’hanno vissuta (e molti la stanno ancora vivendo) 600 vicentini, tra privati e imprese. A loro il Comune ha inviato una lettera per recuperare, per conto della Regione, parte dei soldi erogati inizialmente come rimborso per i danni subiti «perché non dovuti». «Da Venezia - aveva spiegato l’assessore alla progettazione Antonio Dalla Pozza - ci chiedono, nostro malgrado, di inviare le missive per recuperare complessivamente 2 milioni di euro». Era il settembre 2013 e tre anni dopo (sette dell’alluvione) all’appello mancano ancora 1.093.674,68 euro (il 50 per cento) e ora la Regione potrebbe far scattare le procedura coattiva.