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Vicenza

Al San Bortolo
2.528 nascite
Il 35% è straniero

Segno più per l'ospedale di Arzignano, pesante calo a Valdagno
Una nursery di un reparto di ostetricia
Una nursery di un reparto di ostetricia
Una nursery di un reparto di ostetricia
Una nursery di un reparto di ostetricia

VICENZA. L'ospedale "San Bortolo" chiude il 2017 con 2 mila 528 nati. E vincono ancora una volta i maschi: il 52 per cento contro il 48 delle femmine. Il totale dice, dunque, che ci sono state 16 nascite in meno rispetto al 2016. Appena un leggero calo, quindi, anche se il bilancio resta superiore a quello del 2015, l'anno nero delle cicogne, quando le nascite, in caduta libera, furono 2 mila 515, ma ben 216 in meno dei 12 mesi precedenti, dopo una lunga fase di quasi costante lievitazione.

Crisi, dunque, allora superata con un recupero insperato, e un dato che ora si stabilizza, ma un risultato che - osserva il primario di ostetricia e ginecologia Giuliano Zanni - rimane sempre positivo perché nel 2016 il "San Bortolo" era stato l'unico ospedale del Veneto in crescita come numero di parti, riprendendo la marcia che si era interrotta bruscamente due anni fa prima. Non solo, ma, in un panorama generale sempre più in Italia di assoluta depressione delle nascite, Vicenza mantiene il passo.

 

BILANCIO. È la responsabile del settore diagnosi prenatali, la dottoressa Annalisa La Rosa, a elencare le cifre di un anno in sala parto. Il 97 per cento di parti semplici, il 3 gemellari, di cui 1 trigemino. Il 24 per cento di parti cesarei, 2 punti in meno rispetto al 2016. Ed è un grosso traguardo in un Paese che, con il 34,1 per cento dei bambini fatti nascere con questa che è una vera operazione chirurgica detiene il record di cesarei tra i Paesi europei, che in alcune regioni come Campania, Sicilia e Puglia si avvicina al 60 per cento, che in alcuni ospedali arriva anche al 90 per cento di tagli, e che spende 156 milioni per un intervento spesso non necessario e inappropriato, figlio di interessi economici e di medicalizzazione spinta. San Bortolo, perciò, virtuoso. Il primario Zanni ha sempre sostenuto la "vocazione" al parto naturale con un programma di informazione e sostegno alle donne ad opera di ostetriche e ginecologi che sta portando frutti.

 

NAZIONALITÀ. E vediamo ora il passaporto delle mamme 2017. Il 65,4 italiane, il 12,2 dell'Europa dell'Est - romene, moldave, serbe, ucraine -, il 10 africane, il 6,2 americane del Nord (fra cui 142 donne delle basi Usa a Vicenza) e del Sud, il 5,5 asiatiche. Da segnalare, inoltre, 2 ragazze delle Samoa, una delle Seychelles, 9 dell'Europa occidentale. Interessante anche il dato sull'età delle partorienti a conferma, peraltro, di un fenomeno già abbondantemente emerso in questi anni. Le donne vicentine partoriscono il primo bambino fra i 31 e 34 anni. Le straniere fra i 18 e 24.

 

IL CALENDARIO. E poi, i mesi in cui nascono più bambini a Vicenza vanno da maggio a settembre, con picco a luglio. Insomma, facendo un po' di calcoli, sotto i cieli berici autunno e inverno sono le stagioni più propizie per scegliere di avere un figlio e cercare di concepirlo. Passando ai prematuri, 320 i pollicini ricoverati nel 2017 nella patologia neonatale, di cui una cinquantina sotto il chilo e mezzo, e una piccolissima vicentina da quasi record mondiale di appena 378 grammi tuttora in una delle culle termostatiche super-attrezzate del reparto sotto le cure del gruppo guidato dal primario Massimo Bellettato

 

ULSS 8 BERICA. A proposito di numeri dell'Ulss 8 Berica, il "Cazzavillan" di Arzignano, che da metà anno ha il nuovo primario Paolo Tumaini, chiude l'anno con 683 nati, 40 in più del 2016. Il "San Lorenzo" di Valdagno con 389, 101 in meno. Pesante regresso. 

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