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Tartufo e “pero festaro” sulla strada della De.Co.

Tra Agno e Chiampo si punta alla De.Co. per il tartufo nero.   ARCHIVIO
Tra Agno e Chiampo si punta alla De.Co. per il tartufo nero. ARCHIVIO
Tra Agno e Chiampo si punta alla De.Co. per il tartufo nero.   ARCHIVIO
Tra Agno e Chiampo si punta alla De.Co. per il tartufo nero. ARCHIVIO

Rilancio di specie dimenticate e nuovo impulso all’oro nero. Si punta anche a questo con la De.Co. sovra comunale, il primo passo per fare del “pero festaro” e del tartufo nero estivo due protagonisti dell’agricoltura di valle. La Giunta ha approvato gli schemi dei protocolli d’intesa, come Comune capofila, per la certificazione dei due prodotti del territorio. A tenere le redini della situazione per l’Amministrazione laniera è stato il consigliere di maggioranza delegato all’agricoltura e al territorio Fernando Manfron, forte anche della sua pluriennale esperienza in Comunità montana. TARTUFO NERO. Insieme a Altissimo e Crespadoro, Valdagno ha sottoscritto il protocollo per valorizzare e promuovere il “Tartufo nero estivo delle Alte Valli dell’Agno e del Chiampo”. «Si tratta di un prodotto d’eccellenza che per il momento è soprattutto oggetto del mercato sotterraneo degli appassionati e non è inserito in un vero sistema di produzione -ha spiegato Manfron-. I boschi della zona di Campotamaso, Castelvecchio e soprattutto Marana sono ricchi di questi funghi. In due appezzamenti a Castello e Campotamaso, 7 anni fa, come Comunità montana avevamo lanciato un progetto sperimentale consegnando le piantine micorizzate, ovvero le cui radici presentano le spore del tartufo, che erano distribuite tramite la Regione dal centro sperimentale di tartuficoltura di Portoviro. Oggi le tartufaie sono 6 nel territorio interessato dal protocollo ed una a Marana a cominciato a produrre».«La produzione naturale varia a seconda della stagione, ma sicuramente parliamo di almeno qualche decina di quintali. È una coltivazione innovativa che permetterebbe anche di recuperare i terreni incolti e le aree abbandonate in collina». PERO FESTARO. Dal brolo Festari dell’omonima famiglia in tutta la valle dell’Agno. Nei tempi d’oro, questa varietà detta anche “pero sestaro” dalla forma che ricorda una cesta o “sesta” in dialetto veneto, era nei campi di ogni famiglia. Oggi, invece, rischia di venire dimenticata e di entrare nell’elenco delle specie rare o peggio estinte. Ecco che con il protocollo sottoscritto insieme a Brogliano e Recoaro Terme questo frutto tornerà a vivere sulle tavole. «A cavallo del 2010 come Comunità montana avevamo consegnato un centinaio di piante a due aziende agricole di zona che sono cresciute e danno frutti -ha raccontato Manfron-. Oggi si vuole dare nuovo impulso a un prodotto della tradizione e promuoverlo in un più ampio pacchetto di offerta turistica anche gastronomica». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

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