<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Conferma dalla Regione: punto nascite salvo

L’ingresso dell’ospedale San Lorenzo di Valdagno. ARCHIVIO
L’ingresso dell’ospedale San Lorenzo di Valdagno. ARCHIVIO
L’ingresso dell’ospedale San Lorenzo di Valdagno. ARCHIVIO
L’ingresso dell’ospedale San Lorenzo di Valdagno. ARCHIVIO

Resta il punto nascita dell’ospedale di Valdagno. E resta pure quello di Asiago. Una delibera approvata dalla giunta regionale, che delinea e aggiorna la rete veneta dei reparti maternità, non solo conferma la decisione presa nei mesi scorsi di non smobilitare le sale parto del San Lorenzo almeno fino a che non saranno riviste le schede di programmazione ospedaliera nel 2018, ma mette le mani avanti anche per il futuro.

RIORGANIZZAZIONE. L’assessore Luca Coletto è stato incaricato di trasmettere al tavolo di monitoraggio del ministero della salute la richiesta di mantenere in attività il punto nascita di Valdagno assieme alle altre analoghe strutture che nel Veneto registrano meno di 500 parti all’anno. E questo in deroga all’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 che, appunto, aveva dato l’ok al piano dell’allora ministro Ferruccio Fazio per il riordino dei punti nascita, con un provvedimento che prevedeva la chiusura definitiva dei reparti di maternità dove si fanno meno di 500 parti all’anno e la riduzione progressiva di quelli che ne effettuano meno di 1000, con l’obiettivo di rendere sicuro l’evento nascita e tagliare il numero dei cesarei. Una norma, quest’ultima, mai del tutto decollata. La strada della riorganizzazione, fra resistenze e campanilismi, è rimasta sempre in salita. Regioni in netto ritardo sui termini indicati e bilancio deficitario. Solo 57 in tutta Italia, e soprattutto in Sicilia, Calabria, Puglia, i punti chiusi sui 158 in odore di disattivazione. Fino a che la riforma è stata rilanciata nel 2014 con un decreto integrativo che prevede deroghe alla chiusura solo in casi eccezionali, fra cui la distanza e la difficoltà dei collegamenti per alcuni Comuni montani situati in “zone orograficamente” difficili (a patto, ovviamente, di garantire la sicurezza), e ha introdotto un protocollo per la valutazione delle richieste a Roma al ministero della salute. E a questo fa riferimento la delibera regionale nel perorare la causa di Valdagno e di Asiago, ma anche di altri ospedali nelle stesse condizioni del San Lorenzo, vale a dire Pieve di Cadore, Venezia, Piove di Sacco, Adria, Trecenta.

LE CASSI. La Regione, peraltro, partendo dal dato di fatto del costante arretramento nel Veneto, a iniziare dal 2008, del numero dei nati, passati in 8 anni da 48 mila 579 a 38 mila 587, ridefinisce il modello della rete assistenziale per il percorso nascita, basato su diversi livelli di intensità di cure, sui distinti ruoli delle singole strutture per la gestione delle partorienti e dei neonati, e in caso di necessità sul trasporto nei centri più idonei. Nella rete del percorso nascita vengono così identificate 4 classi.

LE CONDIZIONI. La classe con due asterischi, di cui fanno parte Valdagno e Asiago, e gli altri ospedali con meno di 500 parti all’anno e che sono in condizioni oro-geografiche difficili, comprende reparti che possono gestire solo parti non complicati e gravidanze oltre le 37 settimane compiute, in situazioni che non richiedono interventi di livello tecnologico e assistenziale elevato per madre e feto. L’organizzazione del personale deve essere in dipartimento con la classe di livello immediatamente superiore a tre asterischi (Arzignano per Valdagno e Bassano per Asiago), e va prevista la rotazione del personale. Inoltre, deve essere garantita la presenza h24 dell’ostetrica e quella di almeno 3 ore giornaliere del pediatra per il nido.

Franco Pepe

Suggerimenti