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Cinque secoli di storia nei volumi da restaurare

Parte degli antichi documenti che necessitano di restauro.   VE.MO.
Parte degli antichi documenti che necessitano di restauro. VE.MO.
Parte degli antichi documenti che necessitano di restauro.   VE.MO.
Parte degli antichi documenti che necessitano di restauro. VE.MO.

In un armadio 426 anni di storia. Sfogliando le pagine dei 65 volumi che racchiudono la vita della frazione di Novale si ha quasi paura di rovinarle. I più antichi hanno la grana grossa, l’inchiostro lasciato dalle penne d’oca un po’ sbiadito e scritture che spesso risultano illeggibili ad un occhio non abituato. A custodire secoli di nascite, matrimoni e morti degli abitanti di quello che, fino al 1924, era riconosciuto come Comune è l’archivista volontario Piero Sanmartin. «Quando nel 2000 ho iniziato ad aiutare in parrocchia - dice - mi sono accorto che l’archivio storico era nel caos e ho deciso di metterlo in ordine. Due volumi, dal 1594 al 1602 e dal 1632 al 1639 sono sempre stati in curia a Vicenza, ma per il resto tranne qualche buco dovuto al fatto che qualcuno, probabilmente per ricerche personali li ha portati a casa e mai restituiti, è completo. Dal 1861 le registrazioni sono sdoppiate, ovvero sono effettuate sia in parrocchia che in Municipio». E allora si scopre che oggi la frazione conta circa 4.400 abitanti e che il numero massimo si era raggiunto nel 1997 per poi iniziare a diminuire. Nei secoli più lontani i residenti sono oscillati tra gli 800, come nel 1618, e il migliaio del 1743. E poi i cognomi: primo fra tutti Lora, ma anche Randon, Nardon, Massignani, Segato e Fornasa. Tutto tenendo conto che il territorio di Novale quando era un Comune andava da Ponte Renato, oggi sotto la frazione di San Quirico, fino a contrada Massignani lungo la dorsale collinare. «Purtroppo i testi avrebbero bisogno di essere restaurati, perché il tempo sta consumandoli -spiega Sanmartin guardando le pagine rilegate con lo spago centenario- Sarebbe bello trovare i fondi per quest’opera. Una decina d’anni fa la Curia, con un lavoro portato avanti dall’associazione per il recupero e la salvaguardia degli archivi storici, ha digitalizzato tutti i testi esistenti nelle parrocchie e, quindi ora, li abbiamo anche su supporto informatico. La memoria, quindi, non verrà perduta, ma è a rischio il patrimonio cartaceo. Noi oggi a Novale stiamo trasferendo tutti i dati in un ulteriore programma in modo da permettere una ricerca informatica veloce, perché i documenti arrivati da Vicenza sono in pratica fotografie. In un anno contiamo di finire il lavoro». Nella canonica della parrocchia guidata da don Vincenzo Faresin si può leggere che, tornando indietro fino al 1600, erano tantissimi i bambini anche di pochi giorni che morivano. Ma se si sopravviveva già allora non erano pochi i residenti che arrivavano a superare i 60 anni. Sfogliando i volumi l’età si alza sempre più fino ai giorni nostri, dove pagine intere sono riempite di ultraottantenni. E più sono lontani nei secoli, invece, più dettagli ci sono sulla vita delle persone, come quelli dei registri che sul frontespizio riportano la scritta “Regno lombardo veneto”. «Dai cognomi si può risalire anche al lavoro delle famiglie e alle attività che in una contrada venivano svolte - conclude Sanmartin- Ad esempio il ceppo dei Fornasa è legato alle fornaci, ma probabilmente intese in un senso diverso rispetto a quello che ci verrebbe da pensare. Ai Fornari, infatti, esistevano dei “buchi” dove veniva cotta la calce viva per fare la malta». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

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